Tigray: guerra in Etiopia a un passo dal punto di non ritorno
Quattro milioni e mezzo di persone sono in urgente stato di necessità in Tigray, dove la guerra tra le forze dell'Etiopia e l'etnia tigrina non trova una via d'uscita. Mentre l'Onu lancia l'allarme: a rischio la stabilità del Corno d'Africa
Nell’ultimo mese l’attenzione globale è stata catalizzata dalla presa del potere dei talebani in Afghanistan. Intanto però, nel silenzio mediatico internazionale, in Etiopia, la guerra tra le truppe di Addis Abeba e le forze del Tigray è proseguita in maniera drammatica e tutt’oggi, quotidianamente, si sta registrando una recrudescenza della violenza nei confronti della popolazione civile.
L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha messo in guardia su quanto sta avvenendo nel Corno D’Africa dichiarando che sono state raccolte prove di «molteplici e gravi violazioni dei diritti umani commesse da tutte le parti in conflitto nel Tigray».
In un aggiornamento al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (Ohchr) sulla situazione nella regione settentrionale dell’Etiopia, la Bachelet ha affermato che il conflitto «è continuato senza sosta e rischia di estendersi all’intero Corno d’Africa». L’Alto commissario Onu ha poi posto l’attenzione sulle violenze sessuali che vengono continuamente perpetrate nelle aree travolte dalla guerra.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha parlato a fine agosto di una situazione infernale aggiungendo: «Sono in gioco l’unità dell’Etiopia e la stabilità della regione. La retorica incendiaria e la profilazione etnica stanno lacerando il tessuto sociale del Paese».
Guerra in Tigray: la denuncia di Michelle Bachelet all’Onu
Ascolta “Patrick Zaki a processo. Tigray: Bachelet all’Onu” su Spreaker.
Guerra civile in Tigray: l’orrore tra Sudan ed Etiopia
L’ultimo episodio ad aver scioccato per violenza e brutalità è stato il rinvenimento nelle acque del fiume Tekeze Setit, tra Etiopia e Sudan, di decine di corpi di uomini, donne e bambini. Le vittime sono tutti cittadini etiopi di etnia tigrina e la maggior parte dei corpi rinvenuti, secondo i testimoni e le fonti locali, presentava evidenti segni di tortura e violenza.
La CNN, in un reportage realizzato in Sudan, descrive una realtà tragica e a spaventare è anche la situazione alimentare. La stessa Usaid, l’agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo alimentare, ha dichiarato che dal 20 agosto i rifornimentidi aiuti umanitari e i convogli di cibo sono stati bloccati e non riescono più ad aver acceso al Tigray. La Chiesa cattolica etiope non ha più potuto portare assistenza alla popolazione civile a causa dell’acuirsi degli scontri e tutte le organizzazioni internazionali stanno letteralmente supplicando le parti in causa affinché venga firmato e rispettato un cessate il fuoco dal momento che ci sono oltre 4,5milioni di persone in uno stato di estrema necessità e bisogno.
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Dall’Etiopia a tutto il Corno d’Africa: il rischio della guerra totale
La guerra in Etiopia ha avuto inizio il 4 novembre 2020, quando le truppe di Addis Abeba, con l’appoggio delle forze eritree e delle milizie ahmara, hanno attaccato la regione del Tigray, dove si erano tenute delle elezioni non autorizzate dal governo centrale e che avevano visto stravincere il Fronte per la liberazione del Tigray.
Al fine di sconfiggere e eliminare il gruppo politico e militare tigrino, il governo del premio Nobel 2019 Abiy Ahmed ha iniziato un’offensiva che doveva concludersi nel giro di breve tempo. Dopo un successo iniziale che ha visto le forze regolari prendere il controllo della capitale degli insorti Macallé, però, il conflitto ha preso tutt’altra piega.
I ribelli tigrini, alleatisi con il gruppo etnico degli Oromo, sono passati alla controffensiva e il conflitto ora si è esteso in altre regioni del Paese in particolare nell’Afar e nell’Ahmara e adesso rischia di infettare tutta la nazione anche perché i combattimenti sono sempre più prossimi alla capitale Addis Abeba.
Si sta assistendo quindi alla balcanizzazione di uno degli stati più importanti a livello politico e strategico dell’Africa e il conflitto rischia di infettare tutto il Corno e di far riemergere quei conflitti interetnici che per anni sono rimasti silenti, come quello tra gli Afar e i somali.
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Cosa succede in Tigray: crisi umanitaria e strada senza uscita
Al momento prospettive per la fine delle ostilità non se ne vedono. Il premier etiope, sino ad oggi, ha rifiutato ogni forma di mediazione. L’Etiopia, a livello diplomatico, è sempre più isolata e sta chiudendo e depotenziando molte delle sue ambasciate.
Inoltre, il fatto che il Tigray Defences Force e l’Esercito di liberazione oromo siano stati riconosciuti da Addis Abeba come gruppi terroristici, rende più complessa qualsiasi trattativa tra le parti in conflitto.
Al momento chi si è mostrato solidale con l’esecutivo etiope è il governo di Ankara (Turchia) e in questo contesto un’alleanza turco etiope rischia di aggravare una situazione già disperata (leggi anche Turchia, diritti umani violati: Erdogan imprigiona avvocati e giudici).