Brasile, ricercatrice costretta all’esilio per gli studi sui pesticidi

Minacce e intimidazioni cominciate nel 2019 per il suo lavoro sull'uso dei pesticidi in Brasile, alla fine hanno obbligato la ricercatrice Larissa Mies Bombardi ad abbandonare il paese. Osservatorio Diritti l’ha intervistata

Costretta a lasciare il Brasile per le continue intimidazioni e minacce. È successo alla ricercatrice universitaria Larissa Mies Bombardi del dipartimento di Geografia dell’Università di San Paolo, in Brasile.

A dare la notizia sono stati media indipendenti locali dopo la diffusione di una lettera aperta della studiosa, rivolta ai colleghi. Nella lettera sottolineava di avere le prove delle minacce ricevute e sollecitava la possibilità di poter lasciare il paese per qualche tempo.

Minacce dopo la pubblicazione dello studio sui pesticidi in Brasile

Le intimidazioni sono collegate al suo lavoro di ricerca sull’uso dei pesticidi in Brasile, in particolare alla sua pubblicazione “Geografia dell’uso dell’agrochimica in Brasile, in relazione all’Unione Europea” (leggi Pesticidi pericolosi: i più colpiti in Brasile sono indigeni e contadini). A Osservatorio Diritti ha raccontato quando sono cominciate le intimidazioni e i tentativi di screditare il suo lavoro.

«Le prime minacce arrivarono già nel 2019, quando mi recai in Europa per il lancio del mio Atlante. Era la prima volta che veniva pubblicato in inglese, la prima versione era in portoghese. Dopo un’intervista in televisione, in Brasile, ricevetti una mail da parte di una persona che si definiva un pilota degli aeromobili che spruzzano pesticidi nei campi. Mi invitava a volare con lui per dimostrarmi che i pesticidi non erano affatto pericolosi. Fu in quel momento che alcuni leader dei movimenti contadini in Brasile mi consigliarono, per ragioni di sicurezza, di cambiare indirizzo e-mail, modificare le mie abitudini, i miei orari i percorsi che facevo ogni giorno.

Fu in quel periodo che mi arrivò notizia di essere controllata dal ministero dell’agricoltura. Gli attacchi che seguirono erano indirizzati contro la mia ricerca. Comparvero articoli on-line che screditavano il mio lavoro e la mia persona».

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Dispersione aerea dei pesticidi – Foto:Pixabay

Scorta e guardia del corpo per la ricercatrice brasiliana

La situazione di Larissa Mies Bombardi è peggiorata quando un gruppo scandinavo della grande distribuzione biologica ha deciso di smettere di acquistare di prodotti brasiliani. Il gruppo ha dichiarato pubblicamente di essere venuto a conoscenza della situazione dei pesticidi in Brasile grazie all’Atlante dalla ricercatrice.

Le minacce subite hanno spinto le istituzioni universitarie frequentate da Larissa a cambiare atteggiamento nei suoi confronti.

«Nel luglio del 2019 venni invitata nello stato di Santa Caterina, per tenere una lezione riguardante le mie ricerche. Cominciai a rendermi conto del rischio che correvo quando le autorità locali mi offrirono una scorta per accompagnarmi negli spostamenti che avrei dovuto compiere. Quando tornai alla mia università il rettore fece lo stesso, offrendomi che ci fosse una guardia pronta a seguirmi in tutti gli spostamenti nel campus. Mi rifiutai perché non volevo vivere nella paranoia».

Un nuovo report su pesticidi e accordo Ue-Mercosur e nuovi timori per la studiosa

A dicembre dello stesso anno venne invitata al Parlamento europeo per presentare una ricerca specifica sull’accordo Ue-Mercosur in relazione al commercio e all’utilizzo dei pesticidi.

«Ero molto spaventata dell’effetto che avrebbe potuto avere la mia presentazione, una volta tornata in Brasile. Tanto che non dissi a nessuno del mio viaggio in Europa. Fu la persona che mi invitò a parlare ad aprirmi gli occhi: la situazione era seria, anche in assenza di esplicite minacce di morte. A quel punto ero davvero spaventata. Mi offrì di rimanere in Europa e non rientrare in Brasile. Tornai in Brasile, ugualmente, con l’idea di ripartire per l’Europa a marzo. Fu a quel punto che scoppiò la pandemia e fui costretta a rimandare la partenza».

Nel 2021 ha pubblicato la sua nuova ricerca dal titolo “Geografia dell’asimmetria: il circolo vizioso dei pesticidi e del colonialismo nelle relazioni commerciali tra Mercosur e Unione europea”, in collaborazione con la sinistra al Parlamento europeo. Nel testo mette in evidenza l’asimmetria dell’accordo commerciale in termini di conseguenze sociali e ambientali per i paesi del Mercosur.

«Mi resi conto che, al momento del lancio della mia nuova ricerca, avrei dovuto lasciare il paese perché la situazione in Brasile è pericolosa per tanti ricercatori. Faccio parte di un gruppo di intellettuali che denuncia le minacce e le persecuzioni degli studiosi da parte delle istituzioni per cui lavorano e da parte del governo».

L’aggressione in casa

A peggiorare il senso di insicurezza della ricercatrice è stato anche un episodio violento accaduto nell’agosto del 2020.

«Durante il lockdown dello scorso anno io e mia madre siamo state aggredite. Non sono sicura, però, che l’episodio sia collegato alle minacce subite e al mio lavoro. Non sono sicura si sia trattato di un tentativo di spaventarmi per mettere a tacere la mia ricerca. In Brasile non sono rare le aggressioni, anche in casa. Probabilmente non lo saprò mai. Fortunatamente i miei figli si trovavano a casa del padre. Quando tornai a casa, intorno alle 23, trovai tre uomini che mi obbligarono a svegliare mia madre e ci chiusero in una stanza per alcune ore. Emotivamente è stata una tortura. Si portarono via il mio computer, un modello molto vecchio che non ha un valore di mercato ma conteneva le mie ricerche».

Le intimidazione dell’associazione brasiliana dei produttori di carne

Non sono state solo le ricerche legate all’impatto sociale e ambientale dei pesticidi a generare la reazione dell’agroindustria. Nel 2020 la pubblicazione di uno studio che collegava la diffusione del Covid 19 e gli allevamenti industriali di suini ha generato la reazione dell’Associazione brasiliana dei produttori di proteine animali.

«Hanno scritto direttamente al rettore e al capo del mio dipartimento invitandoli a impedirmi di pubblicare ricerche di quel genere».

Dopo la sua lettera di marzo l’Università le accordò un periodo di lavoro all’estero. Fu allora che riuscì a lasciare il paese per recarsi in Europa.

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Allevamento di suini – Foto: Pixabay

La catena di solidarietà tra Brasile ed Europa

Associazioni della società civile, docenti universitari ma anche deputati hanno espresso la loro solidarietà nei confronti di Larissa Mies Bombardi. Un gruppo di ong e associazioni brasiliane ha espresso preoccupazione per le minacce e gli attacchi subiti e diffuso un comunicato stampa in cui denunciano la tendenza ad attaccare studiosi e ricercatori che non concordano con le posizioni del presidente Jair Bolsonaro.

«È stato fantastico. Mi sono arrivate tantissime lettere di sostegno. È stato incredibile. Non è stata solo una sensazione di sollievo, ma anche l’impressione di avere un angelo custode. Mi sono arrivati messaggi dal Brasile e dall’Europa, soprattutto da parte di altre donne».

Le minacce a Larissa Mies Bombardi in quanto donna

Essere donna, secondo Larissa, è una componente rilevante degli atti di intimidazione nei suoi confronti.

«All’inizio non mi rendevo conto. Con il tempo comincio a pensare che ci sia una componente di minacce rivolte a me in quanto donna. Persino nel mio dipartimento, in Università, non è stato facile far capire la mia situazione e i miei timori. Quest’anno, poi, una delle persone che aveva già cercato di screditarmi in passato ha scritto un articolo dicendo che me ne andavo perché ero stata punita dalla mia Università, chiamandomi “vagabonda”, che in Brasile ha un doppio significato: indica una persona pigra o una prostituta. Quindi sì, è stato più difficile proprio perché sono una donna» (leggi anche: Festa della donna: 8 marzo 2021 tra pandemia e diritti negati).

Brasile pericoloso per intellettuali e ricercatori

Non è la prima volta che ricercatori e professori universitari vengono intimiditi, minacciati, screditati come persone e nel loro lavoro. Le università vengono attaccate pubblicamente mettendo a rischio la libertà di espressione degli accademici e l’autonomia della scienza. Inoltre, vengono ridotti i budget per compromettere le attività di ricerca.

A denunciarlo sono gli stessi professori universitari brasiliani. Anche la piattaforma statunitense di notizie ambientali Mongabay ha raccolto in un articolo diversi casi di professori o ricercatori tenuti sotto controllo o screditati pubblicamente per le loro posizioni critiche nei confronti del governo.

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