Amazon di Torrazza Piemonte: i lavoratori chiedono diritti come gli altri
Lavorano in un magazzino dove si fa lo smistamento di merce che viene poi indirizzata a siti più piccoli. Il loro è un ruolo che sta a metà tra vigilanza e logistica, ma questi lavoratori hanno una paga più bassa e meno diritti rispetto ad altri. Ecco cosa chiedono i lavoratori ad Amazon e perché
«L’applicazione del Ccnl (Contratto collettivo nazionale di lavoro, ndr) non può essere equiparata ad una attività di shopping, comparabile alla compravendita di una qualsiasi merce. Il lavoro non è una merce a cui si possono applicare sconti o campagne promozionali in stile Black Friday. E per lo stesso lavoro ci devono essere gli stessi diritti».
Ad affermarlo sono i lavoratori del sito di Torrazza Piemonte (Torino) che svolgono attività di fornitura di servizi per Amazon.
Il sito piemontese, nello specifico, è un magazzino «dove si fa il pieno smistamento di merce, che proviene dall’Italia quanto da fuori, che viene indirizzata ai cosiddetti delivery, siti più piccoli da cui partono i furgoni che consegnano gli acquisti a chi li ha effettuati online», spiega William Cisero, rappresentante sindacale del sito di Torrazza e capoturno a seconda delle necessità.
Sito Amazon di Torrazza: contratto e retribuzione diversi, ma stesso lavoro
«Il problema è che noi lavoratori di questo magazzino siamo assunti con il Ccnl servizi fiduciari, mentre quelli dei siti più piccoli, come Grugliasco e Brandizzo, hanno il contratto Multiservizi. O meglio, lo avevamo prima: con l’affidamento dell’appalto di vigilanza/portierato da Icts a Mondialpol la situazione è cambiata, ma solo per questi ultimi. Hanno infatti mantenuto alcuni vantaggi che avevano prima anche se hanno cambiato contratto: a loro infatti viene riconosciuta l’indennità notturna, i buoni pasto e la quattordicesima, il che, se si paragona con il nostro contratto, vuol dire almeno 300 euro in più».
In altre parole, nella stessa impresa, per lo stesso lavoro, per le stesse ore, per l’attività dello stesso committente, che è Amazon, c’è quindi una sostanziale differenza. I lavoratori di Torrazza hanno il contratto di servizi fiduciari, mentre gli altri avevano il Multiservizi e sono passati a quello fiduciario, mantenendo però alcune caratteristiche del vecchio contratto, che li tutela di più, sebbene abbiano perso alcuni dei diritti di cui godevano prima.
«Chi, come noi, è assunto ancora con il contratto servizi fiduciari per 40 ore settimanali guadagna 930 euro lordi, a meno che non faccia gli straordinari che sono sempre tanti», dice Cisero riferendosi alla situazione di Torrazza Piemonte.
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Tra logistica e vigilanza: i lavoratori reclamano un inquadramento che corrisponda all’attività svolta
Le criticità di cui ci parla il rappresentante sindacale sono emerse dunque con l’affidamento dell’appalto di vigilanza/portierato a Mondialpol, prima in capo a Icts. Il problema non è solo la retribuzione, anche «se è di poco superiore alla soglia di povertà», ma riguarda la tipologia di lavoro e come questo viene inquadrato.
«Il contratto di servizi fiduciari», spiega il rappresentante sindacale a Osservatorio Diritti, «è assimilabile a quello di portierato che ci inquadra come se noi svolgessimo solo tali mansioni, mentre il nostro lavoro è molto più complesso. Si svolge 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 perché quello di Torrazza è un primo snodo rispetto a quando viene spedita la merce. Qui arrivano camion da ogni dove, anche quelli con prodotti per clienti di Amazon Prime, e dobbiamo interfacciarci con autisti di tutte le nazioni. Parecchi di loro sono dell’Est, in maggioranza russi, e questo crea diverse incomprensioni linguistiche».
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I lavoratori del sito di Torrazza Piemonte operano in primo luogo come vigilantes e devono verificare che gli autisti rispettino le regole di Amazon. «Si tratta di regole molte rigide che prevedono per esempio l’uso di scarpe antinfortunistiche, mascherina, i giubbotti ad alta visibilità, il fatto di non lasciare mai la chiave appesa al cruscotto e tanto altro. Noi siamo tenuti a informarli in merito al rispetto di queste norme prima che entrino, ma non è sempre facile». E tutto questo avviene con qualsiasi temperatura e condizione meteo, avversa o no.
«Lavoriamo a -5 gradi, così come sotto il sole cocente a più di 40 gradi. E quando c’è il Prime Day o il Black Friday la mole di lavoro aumenta notevolmente».
Ma considerare questi lavoratori solo come vigilantes non è esatto. Il loro è un lavoro ibrido: «Prevede anche la gestione della logistica. All’ingresso dello stabilimento utilizziamo delle piattaforme per vedere dove vanno i camion, per poterli indirizzare, così come una volta che si è all’interno dobbiamo far rispettare la distanza, fare controlli. Diciamo che quello che facciamo sta a metà tra la vigilanza e la logistica. Usiamo solo i sistemi informatici che ci dà Amazon e per fare tutto questo abbiamo ricevuto una formazione ad hoc di 6 mesi».
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Amazon, diritto dei lavoratori e professionalità
Il contratto, nel quale alla voce mansione viene indicato “operaio”, o tutt’al più “addetto alla pubblica sicurezza”, non rende dunque merito alla professionalità richiesta dal rapporto di fornitura con il colosso dell’e-commerce.
Ci spiega ancora Cisero: «Il nostro lavoro prevede, oltre alla gestione e movimentazione delle merci sul portale Amazon, il controllo qualità sullo smistamento dei pacchi tramite gli applicativi, il controllo a campione di tutti i codici a barre dei pacchi inseriti in specifiche rotte da assegnare ai corrieri, controllo e verifica dell’integrità dei mezzi dei corrieri Amazon, lavoro di controllo e segnalazione (con appositi codici) su pacchi mancanti in fase di rientro dei corrieri presso i magazzini».
Tutte attività che, come sottolineano i lavoratori di Torrazza, che hanno già scioperato il 22 giugno insieme a quelli di Brandizzo e Grugliasco, non possono essere ridotte a compiti e mansioni di portierato e sorveglianza, «ma configurano una prestazione di lavoro che prevede interventi di supporto all’attività logistica che contribuisce al miglioramento della qualità del servizio offerto ai clienti».
L’ideale per tutti infatti sarebbe il contratto merci e logistica che prevede maggiori coperture infortunistiche e un migliore inquadramento a livello economico, ma già sarebbe un ottimo punto di partenza avere gli stessi diritti per tutti i lavoratori con un contratto Multiservizi.
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Amazon e sindacati: le richieste della Cgil
«Quello che vogliamo, e per questo miriamo a trattare con la committenza, è un trattamento paga decoroso. Il Ccnl Multiservizi potrebbe rappresentare una soluzione temporanea a cui però dovrebbe seguire un adeguato inquadramento nei livelli professionali. Sì, è vero che al momento con gli straordinari la paga aumenta, ma così rischiamo di lavorare di continuo senza avere il giusto riposo. Queste società infatti fatturano in base alle ore fatte e non al lavoro svolto».
I sindacati – Cgil Torino, Filt Cgil Torino Piemonte, Filcams Cigl e Nidil Cgil – pertanto hanno chiesto la riapertura immediata del confronto per il cambio appalto con la presenza di Amazon al tavolo di discussione.
«Vogliamo avere quello che ci spetta con i riconoscimenti contrattuali presenti nel Ccnl Multiservizi, relativamente alle ferie, ai permessi, alle indennità e maggiorazioni per il lavoro notturno, così come al mantenimento dei buoni pasto contrattati con l’azienda uscente», si legge nella lettera indirizzata al colosso dell’e-commerce.
«Quindi non è un fatto inedito che proponiamo ad Amazon in via sperimentale. L’applicazione corretta dei Ccnl, accordi integrativi, diritti di informazione su politiche occupazionali e strategie aziendali sono pratiche che riguardano migliaia di imprese e centinaia di migliaia di lavoratrici e di lavoratori. Non sono un’anomalia. L’anomalia è la negazione di relazioni industriali corrette».