Colombia, situazione fuori controllo: denunciati decine di stupri e 58 morti
La polizia è accusata di aver represso violentemente proteste pacifiche e di aver commesso gravi reati contro la popolazione. Ecco qual è la situazione in Colombia, appena visitata da rappresentanti della Commissione interamericana per i diritti umani
da Bogotá, Colombia
La Commissione interamericana sui diritti umani (Cidh) è arrivata il 6 giugno in Colombia per investigare sulle violazioni dei diritti umani, la repressione e le violenze commesse dalle forze dell’ordine colombiane durante le recenti proteste, iniziate contro la riforma finanziaria del governo di Ivan Duque e rapidamente trasformatesi in un movimento di protesta contro tutto l’operato dell’esecutivo e il modello politico nel paese.
Venticinque denunce di stupro, 58 morti (dato aggiornato al 14 giugno), 51 persone che hanno perso un occhio a causa dei proiettili di gomma, centinaia di persone scomparse e di cui i familiari non hanno più notizie da giorni o settimane, decine di video che testimoniano l’uso eccessivo della forza da parte della polizia colombiana, inclusi casi in cui si nota chiaramente e senza margine di dubbio l’uso di armi da fuoco ad altezza uomo contro la popolazione. Per arrivare fino ai sospetti di collaborazione con persone in abiti civili, non meglio identificate, che in apparente complicità con le forze del’ordine avrebbero partecipato alle sparatorie a Cali e Bogotá.
Le accuse includono anche la creazione di veri e propri centri di tortura installati dentro a grandi locali commerciali. L’esistenza di questi centri è per il momento testimoniata esclusivamente da alcuni video che circolano sulle reti sociali e dalla testimonianza di alcuni ragazzi che sarebbero rimasti reclusi e seviziati per più giorni, mentre la polizia colombiana nega e smentisce nella maniera più assoluta l’esistenza di tali luoghi.
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Colombia, situazione politica ed economica al collasso
Le manifestazioni in Colombia durano ormai da quasi due mesi. Dal 28 aprile scorso, quando iniziarono le proteste contro la riforma tributaria del governo di Ivan Duque, poi ritirata a causa della pressione popolare. Da allora le proteste non si sono calmate e si sono trasformate in un vero e proprio movimento popolare che chiede le dimissioni del governo.
L’esecutivo di Ivan Duque è accusato di aver abbandonato l’implementazione degli accordi di pace, di aver fatto poco o nulla per prevenire la persecuzione contro i leader sociali, di aver gestito male la crisi sanitaria e di voler far pagare i costi della conseguente crisi economica alle fasce più povere e svantaggiate della popolazione.
Queste accuse vanno ad aggiungersi ai problemi strutturali della Colombia: uno stipendio minimo pari a 234 dollari mensili e l’estrema diffusione dell’economia informale, la presenza di gruppi armati illegali e delle relative economie illicite, i 6.402 assasini di Stato commessi dall’esercito colombiano tra il 2002 e il 2008, la crisi venezuelana dei migranti, che ha portato più di 2 milioni di persone nel territorio colombiano, l’assenza di infrastrutture, scuole e ospedali in molte zone rurali del paese e un livello di disuguaglianza tra i più elevati dell’America latina.
«I membri della polizia nazionale colombiana hanno commesso degli abusi gravissimi contro manifestanti prevalentemente pacifici durante le proteste che iniziarono nel mese di aprile», scrive Human Right Watch in un comunicato del 9 giugno 2021.
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Lo spettro dei paramilitari: cosa succede per le strade
In queste settimane turbolente, in cui non è stato possibile verificare la veridicità e la fondatezza delle informazioni che circolavano attraverso le reti sociali, tra le testimonianze e i video che Osservatorio Diritti ha potuto visionare, si possono riconoscere chiaramente numerosi casi di repressione violenta da parte delle forze dell’ordine, l’uso di armi da fuoco in dotazione esclusiva all’esercito colombiano utilizzate contro la popolazione per reprimere manifestazioni che appaiono nella maggior parte dei casi pacifiche.
Nonchè l’evidente presenza di persone senza divisa o numero di riconoscimento, che agiscono apparentemente in piena complicità con le forze dell’ordine, in alcuni casi dando loro addirittura degli ordini. La presenza di persone armate non identificate fa rinascere in Colombia lo sprettro dei gruppi paramilitari e delle cosidette Bacrim, così come le bande armate criminali cittadine sono conosciute.
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Proteste e violazione dei diritti umani: i dati
Nella confusione di dati, notizie e fatti che si sono susseguiti vorticosi sulle reti sociali, il portale di notizie indipendente Cerosetenta, in collaborazione con l’Università de Los Andes, ha creato una mappa interattiva che aiuta a documentare e tracciare le violenze registrate durante i primi 45 giorni di scioperi e manifestazioni.
Mentre nel loro resoconto alla Cidh, la ong Temblores e Indepaz, l’Istituto Indipendente per lo Sviluppo della Pace, hanno potuto ricostruire le violenze sistematiche della polizia colombiana attraverso nove punti chiave:
1 – uso sproporzionato di armi da fuoco contro i manifestanti;
2 – uso sproporzionato di armi “a bassa letalità” puntate contro il petto e la testa dei manifestanti per disperdere manifestazioni pacifiche (le armi sono considerate “a bassa letalità” solo se utilizzate secondo un rigido protocollo, ma se sono puntate direttamente contro organi vitali possono causare la morte);
3 – uso della cosidetta “arma Venom” all’interno di zone residenziali (un lanciatore automatico di gas lacrimogeni);
4 – uso e lancio di granate stordenti e gas lacrimogeni all’interno di abitazioni private;
5 – occultamento dei numeri di identificazione posti sui giubbetti e sui caschi;
6 – imposizione di pratiche paralegali a persone detenute arbitrariamente in cambio della loro libertà;
7 – violenza sessuale contro le manifestanti di sesso femminile;
8 – generazione di traumi oculari, con perdita dell’occhio;
9 – sparizione forzata dei manifestanti.
Secondo i dati raccolti e confermati fino a questo momento dalla ong Temblores e da Indepaz, sono 3.789 i casi documentati di violenza poliziale, di cui 45 persone che hanno perso la vita a causa dell’azione violenta delle forze dell’ordine (più 29 in processo di verificazione), 25 vittime di violenza sessuale, 65 persone che hanno perso parzialmente o totalmente la vista da un occhio e 1.649 persone detenute arbitrariamente.
«Le violazioni dei diritti umani commesse dalla polizia colombiana non sono incidenti isolati causati da agenti indisciplinati, ma il risultato di profondi problemi strutturali, è necessaria una riforma seria che permetta di separare chiaramente la polizia dall’esercito», ha dichiarato José Miguel Vivanco, direttore per le Americhe di Human Rights Watch.
La Commissione interamericana per i diritti umani visita la Colombia
La visita della Commissione interamericana per i diritti umani potrà aiutare a mettere un po’ di chiarezza in questo caos. La Cidh ha potuto infatti dialogare con le principali organizzazioni per i diritti umani e per la libertà di stampa presenti nel paese, con le principali organizzazioni contadine, indigeniste, collettivi di avvocati per i diritti umani, con i sindacati e con il comitato che rappresenta lo sciopero nazionale nelle trattative del governo. Nelle prossime settimane sarà pubblicato il resoconto dettagliato della violazioni dei diritti umani avvenute durante queste settimane in Colombia.
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Situazione attuale in Colombia: la versione del governo di Ivan Duque
Secondo la vicepresidente Marta Lucía Ramírez «non è sicuro che la polizia persegua i manifestanti». Nella riunione tra il governo e la Cidh, i rappresentanti dell’esecutivo di Ivan Duque hanno sottolineato come in Colombia sia garantito il diritto alla protesta pacifica, ma hanno posto l’accento sulla presenza di una minoranza violenta che si starebbe infiltrando nei cortei pacifici con oscuri obiettivi, commettendo atti di vandalismo, furti e causando omicidi.
Tutte situazioni che Marta Lucía Ramírez spera possano essere verificare durante le future indagini delle autorità competenti. Nel dossier presentato alla Cidh, il governo colombiano documenta le violenze subite dalla polizia colombiana, che hanno causato: due morti, 1.253 feriti e quattro tentativi di omicidio. Questi dati non sono inclusi nel rapporto presentato da Temblores e Indepaz.
«Durante queste sei settimane molti colombiani hanno vissuto in una situazione di assedio, a causa di un gruppo minoritario che sta approfittando del legittimo diritto alla protesta pacifica. Questi gruppi minoritari si dedicano a saccheggiare, distruggere, causare la morte di molte persone ed è precisamente questo che la giustizia colombiana deve investigare», conclude la vice cancelliere Marta Lucía Ramírez, mentre in queste settimane il presidente Ivan Duque ha annunciato una possibile riforma del corpo di polizia colombiano.
La versione del governo apre dubbi e sospetti sulle infiltrazioni da parte di gruppi sovversivi di estrema sinistra interessati a destabilizzare le istituzioni colombiane, come la seconda Marquetalia di Iván Márquez e le dissidenze delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia), l’Esercito di liberazione nazionale (Eln) e gruppi provenienti dalla vicina Repubblica Bolivariana del Venezuela. Come affermato dall’ex ministro dell’economia Alberto Carrasquilla il giorno stesso delle sue dimissioni e più volte affermato da alcuni mezzi d’informazione colombiani, anche se sempre con poche prove e testimonianze a sostegno di questa tesi.
Video e interviste: nessuna prova di eversivi infiltrati nelle proteste colombiane
Per realizzare questo articolo Osservatorio Diritti si è recato in più occasioni nei luoghi degli scontri più violenti a Bogotá, ha intervistato testimoni presenti negli scontri nelle città di Cali e Madrid e ha visionato molti dei video che sono circolati nelle reti sociali. Non è stato possibile ricostruire uno scenario chiaro e privo di dubbi sulle origini delle violenze, ma non sono state trovate prove dell’infiltrazione di gruppi eversivi di estrema sinistra né di un’organizzazione paramilitare tra i manifestanti.
Rimane invece l’evidenza della repressione violenta di manifestazioni che appaiono pacifiche e dell’uso sproporzionato della forza contro la popolazione civile.
Covid, la situazione sanitaria in Colombia
Nel frattempo, la Colombia sta vivendo la sua peggiore crisi sanitaria dall’inizio della pandemia per il nuovo coronavirus, con quasi 30.000 nuovi contagi e circa 600 morti giornalieri, quasi 100.000 morti dall’inizio della pandemia e si trova nel pieno del picco della terza ondata, con ospedali e terapie intensive al collasso.
Il paese si trova oggi in una crisi sociale, economica e sanitaria di cui non si vede una rapida soluzione. Le prossime elezioni presidenziali che si svolgeranno domenica 29 maggio 2022 preannunciano già uno scenario complesso, con il leader dell’opposizione Gustavo Petro, un ex combattente della guerriglia marxista-leninista M-19 e figura capace di riunire le varie anime della sinistra colombiana, dato per favorito dai primi sondaggi.