Tratta di esseri umani: Romania fanalino di coda in Europa
Il più alto numero di vittime di tratta per milione di abitanti in Europa. Risarcimenti alle vittime quasi inesistenti. Sentenze contro questo odioso reato che faticano ad essere eseguite o a non cadere in prescrizione. Ecco quali sono le criticità nella lotta alla tratta di esseri umani oggi in Romania secondo il Gruppo di esperti del Consiglio d'Europa
Il Gruppo di esperti del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani (Greta), ha esortato la Romania a garantire che i reati legati alla tratta siano puniti con sanzioni efficaci e dissuasive e che le vittime abbiano accesso a un risarcimento.
La decisione è arrivata a seguito della pubblicazione di un rapporto, dal quale emerge che, nonostante la Romania abbia modificato il Codice penale nel 2020 per aumentare la pena minima per la tratta di minori, e le autorità abbiano adottato una nuova strategia nazionale anti-tratta per il periodo 2018-2022, diverse cose siano ancora in stallo.
Sebbene l’Europa abbia accolto favorevolmente l’impegno del ministro della Giustizia, che ha chiesto al procuratore generale di dare priorità al contrasto di questo fenomeno, le criticità restano ancora tante.
Donne e bambini, sfruttamento sessuale e lavorativo: chi sono le vittime di tratta di esseri umani in Romania
La Romania oggi è uno dei Paesi europei con più vittime di tratta. La maggior parte di esse sono trafficate all’interno del Paese (435 nel 2016, 401
nel 2017, 244 nel 2018 e 384 nel 2019), ma diverse vengono indirizzate all’estero, in particolar modo in Germania, Italia, Spagna e Regno Unito.
Anche se il numero complessivo identificato dalle autorità è diminuito nel corso degli anni, tra il 2016 al 2019 si parla comunque di un totale di 2.613 persone, di cui tre su quattro donne e la metà bambini. Tra le finalità della tratta, lo sfruttamento sessuale rimane il più comune, seguito dallo sfruttamento lavorativo.
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Tratta di esseri umani: Romania peggiore in Europa
A confermare il trend c’è anche un rapporto della Commissione europea del novembre 2020, secondo cui il tasso della Romania sarebbe il più alto di tutta l’Unione europea, visto che si attesterebbe a circa 74 vittime di tratta per milione. Seconda l’Ungheria con 64 e terza la Bulgaria con 40.
Numeri allarmanti per cui il condizionale però è d’obbligo, visto che molto probabilmente non fotografano il fenomeno per intero, almeno stando alle ong consultate dal Greta, che hanno affermato che i numeri sarebbero addirittura sottostimati.
A sfuggire ai radar è soprattutto la tratta a scopi lavorativi. Per controbilanciare l’esodo della propria forza lavoro verso Paesi di maggiore attrattiva economica, pare infatti che la Romania abbia rilasciato decine di migliaia di permessi di lavoro temporanei a cittadini per lo più provenienti da Etiopia, Eritrea, Filippine, Sri Lanka e Vietnam, per farli lavorare senza diritti nei settori dell’ospitalità, della trasformazione alimentare, dell’edilizia e del lavoro domestico.
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La lotta al reato oggi: sentenze sospese e riduzioni di pena
La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani risale al 2005 ed è successivamente stata ratificata dai diversi Stati europei tra cui, nel 2008, la Romania.
Secondo il Greta però, il contrasto alla tratta di esseri umani di Bucarest è carente soprattutto perché, nonostante gli impegni verbali, vengono ancora meno alcune azioni imprescindibili. Molte sentenze, ad esempio, sono sospese o prescritte e le riduzioni di pena raggiungono numeri piuttosto alti a causa dell’utilizzo di patteggiamenti o accordi ambigui. Patteggiamenti che, invece, secondo il Gruppo di esperti del Consiglio d’Europa andrebbe utilizzato solo eccezionalmente nei casi di tratta e questi reati dovrebbero essere soggetti a sanzioni proporzionate e dissuasive.
In concomitanza con questa denuncia, è arrivata tuttavia una buona notizia che farebbe sperare che qualcosa si possa muovere, almeno a livello istituzionale. Con un totale di 293 sì, su 332 parlamentari, la Camera dei deputati rumena ha infatti votato nelle scorse settimane a favore della rimozione della prescrizione per reati che vanno dalla tratta di esseri umani, al lavoro forzato e alla schiavitù, allo stupro e all’abuso sessuale di minori.
L’emendamento al codice penale aspetta ora solo la firma del presidente Klaus Iohannis, a seguito della quale sarà più facile perseguire gli autori di tali reati.
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Risarcimenti inesistenti per le vittime di tratta di esseri umani
Un’altra questione che desta particolare preoccupazione riguarda i risarcimenti alle vittime. Concessi dai tribunali dopo le sentenze, nella pratica non vengono quasi mai elargiti perché i beni degli autori del reato non sono identificati o vengono congelati nelle fasi iniziali dei processi.
Tra il 2016 e il 2019, periodo posto sotto la lente di ingrandimento del report, solo una vittima di tratta ha ricevuto un risarcimento statale.
Alla luce di questa situazione, il Gruppo di lavoro ha invitato le autorità rumene a compiere sforzi più incisivi per garantire l’accesso al risarcimento, in modo che dopo l’orrore subito, le persone lese possano provare a riprendersi in mano la vita. Lo strumento suggerito è quello di fare pieno uso della legislazione sul congelamento dei beni, semplificando le procedure per chiedere un risarcimento statale e istituendo un fondo che utilizzi i beni confiscati agli autori.
Privacy da migliorare: troppi rischi per testi e vittime
Il Greta si dimostra allarmato anche per la pratica consolidata di rendere pubblici i nomi e gli indirizzi delle vittime di tratta sui media e siti web romeni, il che metterebbe ancora più a rischio le persone in causa e i testimoni di questo reato.
Il monito rivolto alle autorità è di proteggere efficacemente chiunque sia coinvolto e di vigilare su eventuali minacce e intimidazioni che possano verificarsi durante le indagini e i procedimenti giudiziari.
Inoltre, si chiede che venga garantito il diritto alla consulenza legale delle vittime, con la nomina di un avvocato non appena vi siano fondati motivi per ritenere che una persona sia oggetto di tratta.
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Scarsa protezione dei minori
Visto che molte persone oggetto di tratta sono minori, il Greta chiede anche che nel Paese le persone preposte al contrasto del fenomeno siano adeguatamente formate in merito alla protezione di questa fascia più vulnerabile.
Chiamati al senso di responsabilità anche gli insegnanti, che dovrebbero informare i propri alunni sui rischi e insegnare loro a individuare gli indicatori di pericolo e i metodi di reclutamento e abuso che si perpetrano anche attraverso il web e i social network.
Indagini da rafforzare per contrastare il reato di tratta
Perché la lotta alla tratta sia davvero tale, è necessario aumentare il numero di investigatori di polizia e pubblici ministeri impegnati in questa missione, soprattutto alla luce del fatto che, pur riconoscendone il lavoro e l’impegno, se ne rivela un numero troppo scarso per poter davvero incidere sul fenomeno.
Infine il Greta, pur valutando i progressi di Bucarest nell’attuazione di alcune delle sue precedenti raccomandazioni chiave, conclude che persistono carenze riguardo all’identificazione delle vittime della tratta, in particolare a fini di sfruttamento lavorativo e tra migranti e richiedenti asilo, oltre alla capacità limitata di rifugi per le vittime.