Mai più invisibili: donne, bambine e bambini ai tempi del Covid 19 in Italia

È questo il titolo del nuovo dossier di WeWorld, che ha elaborato un indice che fa una classifica delle regioni italiane sulla base del godimento dei diritti e dei livelli di inclusione/esclusione di donne, bambine e bambini. Ecco cosa emerge dallo studio del 2021

La regione più inclusiva, per le donne e per gli under 18, era ed è il Friuli Venezia Giulia. La meno inclusiva risulta, di nuovo, la Sicilia. Il Piemonte e la Liguria, a differenza del resto del Nord, non raggiungono la sufficienza.

Le disparità territoriali, a volte non scontate, sono marcate. Ma un dato emerge su tutti, al di là della frammentazione e delle percentuali: per la componente femminile della popolazione e per minori il rischio di povertà e spinta ai margini è maggiore che per gli uomini. E nell’era Covid sono peggiorate le condizioni di chi era già un passo indietro dal punto di vista lavorativo, economico, sociale, educativo, sanitario, ambientale, scolastico, tecnologico.

Le ricadute della pandemia nel rapporto WeWorld

A tracciare questo quadro della situazione è il Rapporto 2021 redatto da WeWorld, ong italiana che da più di mezzo secondo promuove e difende i diritti di donne e minori in 27 nazioni.

La pandemia scaturita dal nuovo coronavirus, detta in sintesi, ha messo in luce disuguaglianze radicate e ha aggravato criticità strutturali “storiche”, in un contesto sociale e culturale che continua a penalizzare le persone in base al genere e all’età. Il peso degli stravolgimenti ricade soprattutto sulle spalle femminili e sui bambini.

Leggi anche:
Diritti dei bambini: l’impatto della pandemia su scuola, salute e reddito
Disuguaglianze sociali nel mondo: il Covid-19 aumenta divario tra ricchi e poveri

mai più invisibili weworld
La classifica delle regioni italiani secondo WeWorld – Fonte: “Mai più invisibili”, Indice 2021

Mai più invisibili: 40 indicatori e l’indice 2021

Mai più invisibili: donne, bambine e bambini ai tempi del Covid 19 in Italia”. Il titolo del dossier, arrivato alla seconda edizione e presentato durante il festival milanese organizzato dalla ong, riassume le conclusioni, le richieste e le proposte articolate nel testo, corredato da tabelle, grafici e commenti di esperti.

Per le analisi e le valutazioni è stato utilizzato un indice ad hoc, integrato dopo gli stravolgimenti portati dalla pandemia. L’index WeWorld sintetizza 40 indicatori, due legati alla pandemia e gli altri a salute, educazione, economia, società, misura la condizione dei soggetti e dei fattori presi in considerazione. Riflette la connessione tra le categorie sociali all’esame. Evidenzia la concatenazione dei diritti, quando vengono rispettati e quando vengono negati. E fa dire ai curatori: «Povertà economica (ma non solo) delle donne e povertà educativa dei bambini/e sono intrecciate e si alimentano in un circolo vizioso. Lo si può spezzare solo con politiche e interventi mirati, che tengano conto delle specificità territoriali».

Le proposte dell’ong per invertire la rotta su donne e bambini

Sottolinea Elena Caneva, coordinatrice del Centro studi dell’organizzazione: «L’indice 2021 evidenzia un generale peggioramento delle condizioni di bambine, bambine e donne e in tutte le regioni italiane. Un fenomeno acuito dalla pandemia, soprattutto nel Sud. Ora è il momento di agire, in modo tempestivo, per invertire la rotta».

WeWorld propone di farlo attraverso azioni concrete, in quattro macro aree: «Empowerment economico femminile (dal potenziamento dei congedi parentali per i padri alla riduzione del gap salariale tra uomini e donne), contrasto delle violenze su donne e bambini (da un maggiore investimento nella prevenzione alla formazione di figure specializzate nelle procure), progetti culturali per sradicare agli stereotipi di genere (attraverso percorsi obbligatori nelle scuole e nelle università), prevenzione di povertà educativa e dispersione scolastica (con strumenti come il tempo pieno garantito a tutti e tutte, l’estensione dell’obbligo di istruzione dai 3 ai 18 anni, la rimodulazione del calendario scolastico)».

Iscriviti alla newsletter di Osservatorio Diritti
osservatorio diritti newsletter

WeWorld 2021, la graduatoria delle regioni

Nella graduatoria territoriale dell’inclusione/esclusione di donne e minori, al primo posto in positivo c’è il Friuli Venezia Giulia (con 7,8 punti). Al secondo, staccati nettamente, si piazzano Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna (a pari merito con 5,5 punti).

Seguono Valle d’Aosta (4,0), Lombardia e Toscana (con 3,5 e 3,3 punti e in ordine invertito rispetto al 2020) e poi Marche (3,1).

La parte mediana della hit è ancora occupata da regioni del Nord e del Centro.

In fondo si trovano le regioni del Sud, con le ultime tre posizioni rimescolate nel corso di un anno: Puglia (con -5,9 punti), Calabria ( -7,8), Campania (-8,5) e Sicilia, fanalino di coda (con -9,4 punti).

Le regioni settentrionali e centrali in generale garantiscono buona o sufficiente inclusione, al contrario di quelle meridionali. Fanno eccezione Liguria e Piemonte (11esima e 12esima in classifica), con un livello ritenuto non sufficiente (1,5 e 1,3 punti).

La classifica: non si colma il divario tra Nord e Sud

Il divario tra Friuli e Sicilia, prima e ventesima, lievita a 17,2 punti. Ai primi 4 posti si confermano le stesse regioni del 2020, tutte peggiorate, tranne il Friuli Venezia Giulia (che partiva da 6,7 punti).

Principale responsabile dell’arretramento, secondo i ricercatori di WeWorld, è la pandemia da Covid-19: Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Valle d’Aosta e Lombardia sono le regioni con il numero maggiore di persone positive al Covid-19 (perlomeno alla data di compilazione del Rapporto, chiuso a fine aprile 2021).

Dove i bambini sono più a rischio

Le differenze tra regioni sono particolarmente pronunciate per quanto riguarda le condizioni dei bambini e delle bambine e in quasi tutti gli aspetti vagliati (educazione, capitale umano/sociale, capitale economico).

Uno dei tanti esempi? I minori a rischio di povertà ed esclusione sociale sono 6 su 10 in Calabria (ultima per questo indicatore), con il Friuli Venezia Giulia a 1,5.

Leggi anche:
Diritti umani: storia e convenzioni Onu dalla Dichiarazione universale a oggi
India: bambini tra sfruttamento, abbandono scolastico e tratta

maipiùinvisibili
Bambini a rischio povertà ed esclusione sociale in Friuli Venezia-Giulia e Calabria – Fonte: WeWorld, “Mai più invisibili”, Indice 2021

Donne e mondo del lavoro al tempo del Covid-19

Le donne di Sicilia, Campania e Calabria soffrono soprattutto sul piano dell’educazione/formazione e su quello economico e hanno risentito dell’emergenza Covid in termini di presenza ancora più ridotta nel mondo del lavoro, rimandate a casa, con l’onere di prendersi cura dei figli confinati tra le mura domestiche dal lockdown.

Le donne a rischio povertà/esclusione sociale in Campania (ultima per questo indicatore) sono 7 su 10, contro le 2 su 10 in Emilia-Romagna. La bassa inclusione occupazionale femminile, più marcata al Sud, è una peso negativo consistente per l’intero sistema-Paese: la perdita di lavoro delle donne nel 2020 può essere quantificata tra 7 e 8 miliardi di euro, pari a una crollo del Pil del 20-22% tra il 2019 e il 2020.

Asili nidi, cultura e lavoro in “Mai più invisibili”

La Valle d’Aosta apre la lista virtuosa elaborata contando i bambini che utilizzano asili nido (25,5% dei piccoli da 0 a 2 anni), la Calabria la chiude con dati che da soli bastano a inquadrare specularmente le difficoltà delle mamme e delle famiglie (2,1%).

I comuni che investono di più per la cultura, passando a un’altra voce, sono quelli trentini e alto atesini, quelli che sborsano meno i comuni campani (50,2 punti contro 4,5).

L’indice di povertà, saltando a un altro indicatore ancora, si ferma al 4,2% in Emilia Romagna e schizza al 24,3 in Sicilia. Ovunque scende il tasso di occupazione femminile, sempre con grandi differenze tra regione e regione: in Valle d’Aosta cala dal 68,8% del 2020 all’attuale 62,3%, in Campania passa dal 31,9 al 29,4%, la media italiana scende dal 53,1 al 49,4 per cento. E il peggio deve ancora arrivare. Lo sblocco dei licenziamenti falcerà altri posti di lavoro.

Scuola e pandemia: chi resta indietro

Tra le tante “voci” soppesate per calcolare l’indice figura anche la disponibilità in famiglia di almeno un computer e della connessione a Internet. Ne sono risultati dotati il 74,1% dei nuclei familiari del Trentino Alto Adige (la regione più avanti) e solo il 53,3% di quelli della Basilica (la regione meno attrezzata). Non solo numeri.

«La chiusura delle scuole e la didattica a distanza hanno acuito le diseguaglianze sociali tra chi aveva le risorse (materiali e umane) per seguire le lezioni online e chi non le possedeva».

E il divario è destinato ad aumentare, se non vi si pone rimedio: «Secondo alcune stime, si potrebbe arrivare a un tasso di abbandono scolastico del 27%, il livello di sei-sette anni fa».

Altra considerazione: «La sfida della dad ha messo in luce le carenze strutturali del sistema scolastico, obbligando a riflettere su come migliorare l’accesso alle conoscenze e la qualità dell’apprendimento. Inoltre ha evidenziato l’importanza della transizione digitale, che dovrà basarsi «non solo sulle infrastrutture, ma anche sulle competenze di tutta la comunità educante».

Meno donne uccise, meno servizi, più violenza domestica

Il virus, dicono gli studi scientifici richiamati nel Rapporto, ha ucciso più uomini che donne, il doppio. Di contro, gli effetti negativi dell’emergenza, sul fonte dei servizi sanitari, gravano in particolare sulla popolazione femminile.

La possibilità di accedere alle terapie e ai controlli si sono ridotte (sono ad esempio diminuiti gli interventi oncologici per il cancro al seno). Sono aumentati i casi di violenza sulle donne domestica, con ricadute fisiche, emotive e psicologiche su mogli, compagne, figlie, madri.

Si registra una maggiore diffusione di disturbi legati alla depressione, lo stress, l’ansia: le donne sono più inclini degli uomini a questi sintomi, accentuati da quello che la pandemia ha portato nella vita quotidiana.

Per i più piccoli, sempre per determinare l’index e per l’area salute, sono stati calcolati e comparati i tassi di bimbi e adolescenti obesi. E una sezione del Rapporto ha scandagliato le variabili ambientali, dalla qualità dell’aria urbana alle irregolarità nella distribuzione dell’acqua.

Leggi anche:
Festa del lavoro: l’impatto del Covid-19 sui lavoratori in Italia e nel mondo
La Dichiarazione universale dei diritti umani dal 1948 ai nostri giorni

weworld violenza donne
Fonte: WeWorld, “Mai più invisibili”, Indice 2021

La rimonta e il sorpasso negli studi universitari

Non tutto è nero o grigio. «L’Italia – si legge nelle pagine del Rapporto dedicate all’educazione – ha raggiunto la parità di genere per tasso di iscrizione delle ragazze all’istruzione secondaria e universitaria, ottenendo il primo posto della classifica mondiale. Se si guarda al completamento degli studi, i risultati sono ancora più incoraggianti. Vi sono segnali di sbilanciamento di genere a favore delle donne: tra le 30-34enni le laureate sono il 33,8% (con punte estreme del 43,2% in Lazio e del 23,2% in Calabria), tra i coetanei i laureati si assestano al 26,6%».

Ma questo differenziale in positivo si ribalta, a favore degli uomini, nel mercato del lavoro: i colleghi maschi sono pagati di più, hanno contratti più stabili, occupano in maggior numero le posizioni apicali. La discriminazione si riflette anche nelle differenze salariali, nella settorializzazione in alcune mansioni e ambiti lavorativi, nella poca rappresentanza a livello manageriale.

L’Italia nella serie dell’indice internazionale di WeWorld

La situazione dell’Italia, rispetto ad altre decine di nazioni, non è confortante. Il nostro Paese, sul fronte delle condizioni di donne e minori, ha perso progressivamente punti e terreno: nel 2015 era in 18esima posizione in un elenco di 167 Paesi (con 66 punti), nel 2016 è spassata alla 20esima su 168 (con 79 punti), nel 2017 si è piazzata 21esima su 170 (con 66 punti).

Nel 2018 e nel 2019 è scesa al 27esimo gradino in una scala di 171 (rispettivamente con 59 e 57 punti), cadendo infine al 29esimo posto nel 2020 (su 172 Paesi e con 55 punti, il minimo della serie).

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.