Internet e minori: bambini e adolescenti tra diritto d’informazione e pericoli

Libertà e controllo: tra queste due variabili si gioca il diritto d'informazione dei minori quando navigano in rete. Un equilibrio che deve tenere conto dei pericoli di internet per chi ancora è in una delicata fase di maturazione, ma anche dei loro diritti, stabiliti dalla Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza

di Chiara Antonelli

Il 22 gennaio 2021 a Palermo una bambina di 10 anni si chiuse in bagno per poter registrare un video su TikTok, un social particolarmente famoso tra le nuove generazioni. Lontana dallo sguardo dei genitori, la bambina riprese sé stessa, nell’atto di stringere una cintura intorno al collo per partecipare ad una sfida virale in voga sul social in questione. La sfida, incominciata come una scommessa, è diventata mortale.

La vicenda della minorenne, deceduta per asfissia a causa della stretta, ha destato scalpore e fatto scaturire riflessioni. La vicenda ha originato numerose discussioni di natura sociale e legale, soprattutto relative alla necessaria e preliminare valutazione dei contenuti definiti “lesivi” per la categoria dei minori.

Emergono due ordini di problemi. Da un lato, viene da chiedersi se le misure adottate siano da sole sufficienti a garantire la protezione dei minori online. Dall’altro, se tale protezione non leda l’auto-determinazione e la formazione del pensiero critico del minorenne, non lasciando spazio alcuno all’espressione della sua opinione.

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Controllo e libertà, una dicotomia in via di sviluppo nel diritto di informazione

I rischi che i minori corrono sul web sono molteplici. Sfide mortali, diffusione di materiale intimo senza consenso e notizie false sono solo la punta dell’iceberg di ciò che accade sulle piattaforme social. L’impatto delle fake news mette particolarmente a repentaglio l’oggettività necessaria alla creazione di una propria coscienza critica, soprattutto negli adolescenti, nel pieno della loro formazione psicologica e sociale.

Nonostante la stigmatizzazione dei social da parte dell’opinione pubblica, è importante riconoscere anche l’utilità che queste piattaforme possono avere nella formazione delle nuove generazioni. Bambini e adolescenti possono far sentire la propria voce, informarsi riguardo a una particolare disciplina, attivarsi per il riconoscimento dei propri diritti e per la difesa di un futuro che appartiene loro.

Trovare il giusto bilanciamento tra controllo e libertà non è immediato. Da una parte vi è la necessità di proteggere una categoria sensibile a determinati contenuti e dinamiche sul web; dall’altra, però, non è possibile bloccare il processo di emancipazione.

Tra i due elementi si può identificare un punto di equilibrio: fornire ai minori i mezzi e gli strumenti necessari a proteggersi nel web senza ledere la loro fame di conoscenza. Qui, dunque, entrano in gioco due attori: la famiglia e la scuola.

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Il ruolo delle istituzioni: famiglia e scuola

Il contesto familiare e quello scolastico sono il luogo di formazione ed educazione del minore per eccellenza. Lo sviluppo della capacità cognitiva di quest’ultimo prende forma quasi totalmente all’interno di questi due ambienti. Le suddette istituzioni hanno quindi il compito di sensibilizzare il minore ad essere cauto nelle sue scelte, ma anche di spronarlo a esplorare.

A causa dell’avvento tecnologico e del suo costante progresso, non è facile per queste strutture rimanere sempre aggiornate. Famiglia e scuola, fonte primaria di informazioni e conoscenze, vedono il loro ruolo contrastato dalla grande quantità e accessibilità delle informazioni reperibili sul web. Tali condizioni rendono difficile gestire e filtrare il tipo di contenuti consultati dai minori.

La necessità di istituzioni come la famiglia e la scuola di educarsi e capire il funzionamento dei nuovi canali di comunicazione a disposizione delle nuove generazioni è essenziale. Ripensare il modo in cui il web può essere efficace nell’educazione delle nuove generazioni è essenziale.

L’incontro tra il senso di protezione di scuola e famiglia e il diritto d’informazione del minore è possibile solamente tramite una comunicazione efficace tra i due attori. Il ruolo della famiglia e della scuola non dovrebbe essere quello di ostacolare l’accesso a determinati contenuti al minore, ma di offrirgli linee guida su come ricercare e divulgare informazioni in modo corretto e protetto.

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La convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

Per poter meglio approfondire le due problematiche citate, bisogna tornare alle origini, ovvero alla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Crc). Approvata il 20 novembre del 1989 dall’Assemblea generale dell’Onu, questa convenzione si conferma essere uno dei pochi strumenti internazionali ad avere una valenza pressoché universale, essendo stata ratificata da quasi tutti gli stati membri delle Nazioni Unite.

Con uno scheletro composto da quattro principi fondamentali, due sono al centro della discussione per quanto riguarda i diritti dei minori nell’ambiente digitale: il diritto alla salvaguardia e al benessere del bambino e il diritto all’ascolto e alla partecipazione.

Il diritto alla salvaguardia e al benessere del bambino, citato all’articolo 3, è stato anche oggetto di un commento generale da parte della comitato Onu sui diritti dell’infanzia (qui il Pdf). In esso si evidenzia la rilevanza della protezione del minore, allo scopo di proteggerlo e garantirne il benessere fisico, mentale e sociale.

Il diritto all’ascolto e alla partecipazione rappresenta l’altra faccia della medaglia. Il principio, sancito dall’articolo 12, è anch’esso oggetto di un commento generale. Il suo scopo è quello di garantire che tutte le misure messe in atto per i bambini e per gli adolescenti abbiano la loro approvazione e, soprattutto, considerino la loro opinione a riguardo.

Il giusto bilanciamento tra questi due principi fondamentali è vitale per la corretta applicazione del diritto d’informazione dei minori. La validità e la sicurezza di quest’ultimo, soprattutto con l’avvento delle nuove tecnologie e di metodi di comunicazione innovativi, sono state messe più volte in discussione.

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Il diritto all’informazione dei minori

Alla luce della convenzione dei diritti dell’infanzia, lo sviluppo cognitivo del bambino e dell’adolescente è un criterio chiave da considerare quando si parla di diritto all’informazione.

Come menzionato nell’articolo 13 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, «questo diritto comprende la libertà di ricercare, di ricevere e di divulgare informazionie idee di ogni specie, indipendentemente dalle frontiere, sotto forma orale, scritta, stampata o artistica, o con ogni altro mezzo a scelta del fanciullo». Questo diritto è essenziale alla formazione e allo sviluppo, nel minore, di una capacità critica indipendente e adatta alla propria età.

Oggigiorno, i mezzi di comunicazione di massa sono identificati come un’importante fonte di informazione, grazie anche alla loro capacità di adattarsi alle piattaforme digitali utilizzate maggiormente dai minori. Ciò rende il reperimento di informazioni ed idee estremamente facile. Malgrado ciò, lo sviluppo indipendente di una propria visione del mondo nell’era digitale ha incontrato ostacoli di non poco conto, soprattutto per quanto riguarda la salvaguardia del minorenne.

È importante sottolineare come la decisione ultima sul mezzo di informazione da utilizzare dovrebbe essere lasciata al minore. Trovare un equilibrio tra la libera scelta nel reperire ed integrare informazioni e conoscenze e la tutela da eventuali rischi e pericoli nei quali potrebbe incorrere è essenziale.

Non si può prescindere dal fatto che il mondo digitale sia ormai parte integrante della nostra vita quotidiana, in particolare quella dei bambini e adolescenti. «Il digitale non è più un pezzo della nostra vita, ma è la nostra vita, ed è totalmente mescolato con la nostra vita fisica». Così il giornalista Giuseppe de Bellis definisce la situazione odierna, parlando di libertà e controllo nel diritto di informazione del minore.

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