Stati Uniti, braccianti agricoli stranieri tra sfruttamento e pandemia

Giornate di lavoro durissime, salari bassi, alloggi precari, scarse misure di protezione dal Covid-19: un rapporto dell’Oakland Institute indaga le condizioni dei lavoratori temporanei e stagionali dell'agricoltura americana con il visto H-2A

Sfruttati, costretti a condizioni di lavoro durissime e stressanti, relegati in alloggi precari, privi di assistenza e protezione adeguata dal coronavirus. È la drammatica situazione dei braccianti agricoli ospiti, i lavoratori stranieri che arrivano negli Stati Uniti con contratti di lavoro temporaneo o stagionale attraverso il programma del visto H-2A.

Ad aggravare la loro situazione nell’ultimo anno si è aggiunta la pandemia del Covid-19, nel primo Paese al mondo per numero di contagi e di vittime a causa del virus.

A indagare e denunciare gli abusi sui lavoratori stranieri nelle campagne americane è l’Oakland Institute, un centro di ricerca indipendente (con sede ad Oakland, California) – fondato nel 2004 da Anuradha Mittal, attivista indiana ed esperta di diritti umani, sviluppo, ambiente e agricoltura – impegnato in indagini e studi sui diritti della terra, sullo sfruttamento iniquo delle risorse naturali, sull’impatto del cambiamento climatico e nella promozione di soluzioni agro-ecologiche compatibili con la sostenibilità ambientale e con lo sviluppo delle piccole comunità agricole.

Dignità o sfruttamento? Le risposte dell’Oakland Institute

Di recente il centro studi californiano ha pubblicato il rapporto, redatto da David Bacon, “Dignità o sfruttamento – Quale futuro per le famiglie dei lavoratori agricoli negli Stati Uniti?”.

Il documento analizza in modo dettagliato gli sviluppi del programma H-2A con le relative conseguenze nel periodo della pandemia, le cause dellalto numero di contagi da coronavirus, descrivendo alcune situazioni particolarmente critiche attraverso le voci di numerosi lavoratori.

lavoratori stranieri in agricoltura usa
Un lavoratore in un campo di riso – Foto: via Pixabay

La storia: gli accordi bilaterali Usa-Messico sui lavoratori stagionali e temporanei

Il programma H-2A – spiega il rapporto – è figlio del precedente programma Bracero (in spagnolo bracciante), nato da una serie di accordi bilaterali fra Stati Uniti e Messico e operativo dal 1942 al 1964. In quel ventennio, il periodo della Seconda guerra mondiale e della successiva Guerra fredda, vennero firmati 4,6 milioni di contratti di lavoro che permisero ad altrettanti messicani di entrare legalmente negli Usa per lavori stagionali e temporanei nei campi soprattutto in Texas e in California.

Il “bracero” si affermò come il più vasto programma di contratti lavorativi degli Stati Uniti, in un periodo in cui la forza lavoro statunitense aveva abbandonato l’agricoltura, faticosa e ben poco remunerativa, per rivolgersi al settore dell’industria d’armi, più allettante dal punto di vista retributivo.

H-2A, un programma cresciuto sotto Obama e Trump

Il visto H-2A, approvato dal Congresso nel 1986, sotto molti aspetti ha ereditato e proseguito le condizioni di vulnerabilità dei lavoratori sotto il precedente programma. È nato per fornire manodopera per un periodo limitato di tempo in alcuni settori nei quali la forza lavoro domestica non è sufficiente ed è un percorso tenuto ben distinto da quello dell’immigrazione.

Nel corso dei decenni, fino ad oggi, la richiesta di manodopera nell’agricoltura industriale americana è sempre aumentata, sia sotto i presidenti repubblicani che democratici, portando a un costante aumento del numero di contratti attraverso il visto H-2A (il programma non pone limiti al numero di migranti temporanei o stagionali): dai 10 mila visti rilasciati nel 1992 si è passati a più di 250 mila nel 2020. Il programma è cresciuto molto sotto le amministrazioni di Barack Obama e Donald Trump. In particolare quest’ultima ha reso il visto H-2A una priorità, evidenzia il rapporto.

sfruttamento braccianti agricoli
Fonte: via Pixabay

Braccianti agricoli stranieri oggi: se si ammalano possono essere esplusi dagli Usa

Ma alla diffusione del programma agricolo non è corrisposto un miglioramento delle condizioni dei lavoratori. La maggior parte dei braccianti stranieri oggi arriva dal Messico e dal Centroamerica.

Il rapporto spiega che il datore di lavoro deve dichiarare il tipo di lavoro e il salario, deve provvedere all’alloggio e al trasporto.

Il lavoratore riceve un contratto di meno di un anno, poi deve lasciare il Paese. Se si ammala può essere rispedito a casa. Se protesta, denuncia maltrattamenti o fa sciopero, per legge può essere licenziato ed espulso.

Oggi i principali datori di lavoro sono le società appaltatrici, come la Washington farm labor association (Wafla) e la North Carolina growers association. Il rapporto ha raccolto numerose dichiarazioni e interviste di lavoratori che denunciano episodi di razzismo e discriminazione, la pessima qualità del cibo e degli alloggi.

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«Il programma H-2A ha creato un sistema di lavoro forzato»

Spiega David Bacon, autore del rapporto:

«Il programma H-2A ha creato un sistema di lavoro forzato, fatto per lavorare in condizioni brutali e spesso illegali. In pratica, non lontano dalla schiavitù. La maggior parte di questi lavoratori arriva negli Usa già in debito. Le norme del Dipartimento del lavoro permettono alle imprese di assoggettarli a quote di produzione che richiedono loro di lavorare a una velocità esasperante».

Il rapporto mette in evidenza come la competizione al ribasso fra lavoratori ospiti e forza lavoro domestica – creata dal programma H-2A – abbia prodotto come risultato l’esasperazione della crisi abitativa per i lavoratori agricoli e l’abbassamento dei salari a fronte di un aumento della quantità di lavoro – e della velocità nel realizzarlo – richiesta, erodendo pesantemente il potere contrattuale di tutta la manodopera agricola negli Stati Uniti.

Sfruttamento braccianti agricoli: i lavoratori stranieri stagionali durante la pandemia

Durante la pandemia, le condizioni dei lavoratori hanno conosciuto un ulteriore sensibile peggioramento. Si legge nel rapporto: «La crisi del coronavirus ha solo aggiunto un rischio estremo a una base di iniquità ed esclusione».

Sebbene i braccianti agricoli siano stati definiti ufficialmente lavoratori essenziali, questa dichiarazione non ha fatto progredire i loro diritti, non ha fornito e garantito loro protezione dal virus, non ha portato alla definizione di un salario davvero equo.

«Le famiglie dei lavoratori agricoli sono tra le più povere degli Stati Uniti, con un reddito annuale medio tra 17.500 e 20.000 dollari, sotto la soglia di povertà». Dichiarare che il lavoro agricolo è essenziale significa che il coverno non blocca il lavoro delle aziende agricole durante la pandemia e non vieta agli imprenditori agricoli di assumere braccianti.

sfruttamento degli immigranti nei campi stati uniti
Foto: via Pixabay

Immigrati nei campi a rischio coronavirus

La miseria e la disperazione obbligano le persone a lavorare, nonostante il rischio di contrarre il virus. «Anche se non si può definire lavoro forzato, questo non è neppure lavoro libero». I braccianti non hanno alternative e devono rischiare. Scegliere di non lavorare per tante famiglie vuol dire non avere più entrate, soldi per pagare l’affitto e rimanere senza un tetto, essere ridotte alla fame.

Secondo il ricercatore Ed Kassam, anche se i lavoratori del programma H-2A rappresentano solo il 10% della forza lavoro agricola totale negli Usa, il rischio di contagio da covid fra questi braccianti è elevatissimo a causa delle condizioni di alloggio fornite dai datori di lavoro, che in genere si riducono a degli insediamenti precari dove i lavoratori vivono e dormono tutti insieme, assembrati, condividendo spazi esigui, bagni, cucine. Durante il lavoro, ai braccianti è richiesto il distanziamento sociale, cosa quasi impossibile da rispettare nelle condizioni in cui si trovano.

Braccianti agricoli senza protezione, garanzie e assicurazione sanitaria

In questa situazione, nel caso in cui un lavoratore venga contagiato, non è affatto chiaro in che modo possa mettersi in isolamento ed effettuare la quarantena. «Ai datori di lavoro attualmente non è richiesto di fornire assicurazione sanitaria ai lavoratori H-2A».

Se un bracciante ospite si ammala e deve smettere di lavorare, secondo i requisiti del visto, deve subito lasciare il Paese. Con il risultato che il lavoratore torna in Messico senza più soldi, garanzie e con il rischio altissimo di esporre al contagio tutta la sua famiglia e la comunità. Il rapporto riferisce una vasta diffusione del Covid fra i lavoratori ospiti in tutto il Paese.

Speranza di condizioni più dignitose per i braccianti immigrati

Con la presidenza di Joe Biden ci si aspetta che tutto questo possa cambiare e che la nuova amministrazione possa inaugurare un nuovo percorso, più equo e più umano, per i lavoratori stranieri negli Usa.

Il primo giorno del suo mandato il neopresidente ha annunciato una proposta di riforma che permetterà a 11 milioni di immigrati privi di permesso di soggiorno di fare domanda di regolarizzazione e perfino di chiedere la cittadinanza, salvaguardando in primis i legami familiari e i ricongiungimenti.

Commenta l’Oakland Institute nel rapporto: «Restaurare il sistema basato sulla preferenza familiare e fermare o limitare il programma H-2A sono due delle decisioni più importanti che la nuova amministrazione affronterà in riferimento alla direzione della politica migratoria americana».

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