La Colombia dice addio al tabacco, i contadini al posto di lavoro

La produzione e lavorazione del tabacco in Colombia dava lavoro a oltre 22.000 famiglie nel 2005. Col tempo sono entrate nel paese le multinazionali British American Tobacco e Philiph Morris, che hanno prima acquistato i campioni nazionali del settore, per poi arrivare alla chiusura di tutta la produzione. Ecco come è potuto accadere

Da Bogotà, Colombia

La British American Tobacco (Bat) ha chiuso a fine novembre 2020 la sua fabbrica di processamento delle foglie di tabacco a San Gil, Colombia. Dal 2011 a oggi l’azienda ha licenziato più di 700 dipendenti diretti, pregiudicando le economie di circa 2.500 famiglie di contadini della zona.

British American Tobacco: chiude l’ultimo stabilimento in Colombia

La Bat arrivò in Colombia nel 2011, con l’acquisto della compagnia nazionale Protabaco. Al momento dell’acquisto promise di investire nel settore ma, secondo quanto dichiarato dall’azienda stessa pochi anni dopo, la forte importazione di sigarette di contrabbando rese la situazione non sostenibile economicamente.

Nel giro di pochi anni, dopo aver sostituito nel mercato la marca di sigarette nazionali Mustang, la Bat ha chiuso progressivamente tutto il settore produttivo.

«Ricostruiamo passo a passo quello che è successo», dice a Osservatorio Diritti José Torres, tecnico di gestione industriale e uno degli ultimi operai ad aver perso il posto di lavoro nel novembre 2020. «Nel 2011 la British American Tobacco comprò per 452 milioni di dollari la compagnia nazionale Protabaco, che produceva sigarette per il mercato nazionale da 45 anni. All’inizio la compagnia ci diceva che la produzione di tabacco e di sigarette sarebbe continuata come prima. Solo un anno dopo, invece, arrivò la prima selezione del personale, con il licenziamento di 75 persone».

La compagnia nazionale Protabaco aveva due impianti di trasformazione, nelle località di Boza e San Gil, e comprava tabacco dalle regioni di Santander, Capitanejo, Soatá e Huila. Secondo Sintrabat, il sindacato dei lavoratori del settore, nel 2012 la Bat iniziò a importare le marche di sigarette internazionali, che finirono poi per sostituire le marche locali. Nello stesso anno, sempre secondo Sintrabat, la Bat licenziò altri 200 operai.

«La British American Tobacco ha sostituito nel mercato le sigarette nazionali Mustang col suo marchio internazionale Rothmans. Il mercato però rimane lo stesso e la Bat ne conserva le entrate», sostiene José Torres.

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José Torres, durante una manifestazione del SINTRABAT a Bogotà – Foto: © Samuel Bregolin

I problemi del tabacco in Colombia cominciarono nel 2014

Nel 2014 arrivò la chiusura del primo stabilimento, quello di Boza, che secondo la compagnia non era più sostenibile economicamente. Sebbene la Bat abbia concesso degli indennizzi di fine contratto superiori al minimo di legge in Colombia, questa operazione fece perdere il lavoro a 450 persone, che, viste le condizioni del mercato del lavoro locale, difficilmente sarebbero riuscite a reinserirsi in altre aziende o a raggiungere i versamenti necessari per ottenere la pensione.

Successivamente, anno dopo anno, l’azienda ridusse anche l’acquisto di foglie di tabacco colombiano, preferendo importare la materia prima da paesi terzi.

Le successive riforme strutturali ed economiche furono sempre sistematicamente al ribasso, fino a giungere alla recente chiusura dello stabilimento di trasformazione delle foglie di tabacco, che chiude definitivamente le operazioni commerciali di quella che fu la compagnia nazionale Protabaco.

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Foglie di tabacco – Foto: © Samuel Bregolin

Philip Morris in Colombia, un percorso parallelo

Un percorso simile e parallelo è quello intrapreso dalla Philip Morris con l’altra grande compagnia di sigarette colombiane, la Coltabaco. La multinazionale entrò nel mercato colombiano nel 2005 con un investimento di 305 milioni di dollari, per arrivare poi alla chiusura definitiva degli impianti nel 2019.

Secondo Carlos Guzmán, vicepresidente dell’allora Coltabaco-Philip Morris, l’aumento delle tasse e delle imposte sulle sigarette ha fatto aumentare il contrabbando e reso insostenibile economicamente il settore produttivo in Colombia.

Con la chiusura della Coltabaco prima e della Protabaco dopo, si chiude completamente questo settore produttivo nel paese. Nel primo decennio degli anni Duemila, la produzione di tabacco e di sigarette creava più di 2.000 posti di lavoro diretti e generava la coltivazione di circa 11.000 ettari di tabacco all’anno.

La Colombia rimane il quarto consumatore di sigarette in America Latina, ma in poco più di un decennio il suo tabacco e le sue sigarette sono state sostituite da prodotti provenienti dall’estero.

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Accordi di libero scambio: ecco perché conviene importare il tabacco

Grazie agli accordi di libero scambio firmati dalla Colombia con il Mercosur e il Merconorte, oggi per le multinazionali del tabacco è più redditizio importare il prodotto finito dal Messico o dal Brasile.

Da un punto di vista legale, entrambe le multinazionali hanno rispettato gli accordi sul commercio in vigore in Colombia. Anzi, in alcuni casi hanno concesso agli operai delle condizioni di fine contratto più vantaggiose rispetto ai minimi di legge colombiani. Ma il modello economico sul quale si basa questo tipo di operazioni ha svuotato il paese di quella che solo vent’anni fa era considerata una delle industrie di punta.

Aumento del contrabbando e delle tasse su sigarette e tabacco

L’aumento del commercio illecito di sigarette di contrabbando, secondo i dati di Fedetabaco, la federazione dei produttori di tabacco e sigarette in Colombia, sembra essere aumentata nel 2016, fino a raggiungere nel 2018 la cifra record del 25% del mercato.

L’aumento arrivò in concomitanza con due riforme tributarie che aumentarono le imposte sul prodotto. Nel 2016, l’imposta sulle sigarette venne aumentata al 10%, col fine di abbassare il consumo di nicotina nel paese e aumentare gli ingressi per i settori della salute, dell’educazione e dello sport. Nel 2018 le imposte salirono al 25 per cento.

L’aumento delle tasse sul consumo di sigarette avrebbe quindi fatto diminuire il consumo interno prima, incentivando il contrabbando poi, creando in pochi anni una situazione poco redditizia per le due multinazionali.

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Manifestazione del SINTRABAT di fronte all’ambasciata del Regno Unito in Colombia – Foto: © Samuel Bregolin

La trasformazione del lavoro per chi ha ancora un posto

Secondo un’inchiesta del Dane, l’istituto di statistica colombiano, il consumo di sigarette è effettivamente sceso, da 3,8 a 3,6 milioni di consumatori, mentre il peso del contrabbando è aumentato dal 3,5 al 6,4% tra il 2016 e il 2017.

Nonostante ciò, la Colombia rappresenta ancora un importante mercato economico con circa 17 miliardi di sigarette consumate ogni anno.

Solo poco più di dieci anni fa, al momento dell’acquisto della Protabaco, il direttore per le Americhe della British American Tobacco, Mark Cobben, affermava in una nota che «questo investimento rafforzerà la nostra posizione in un mercato importante e riempirà un vuoto strategico nella regione delle Americhe».

Nel complesso, Coltabaco e Protabaco avevano più di 2.000 dipendenti diretti. Di questi, ne rimangono oggi circa 400. Secondo i dati di Sintrabat, per chi è rimasto i contratti di lavoro sono notevolmente cambiati, aumentando la precarietà.

Se gli oltre 2.000 lavoratori di prima erano per la maggior parte operai con un impiego fisso, le circa 400 persone rimaste sono state tutte convertite o inglobate dal settore marketing, con contratti da venditori indipendenti.

Le due multinazionali, inoltre, hanno introdotto nel paese anche la vendita di dolciumi e bibite gassate, sulle quali i venditori non ottengono gli stessi bonus vendita. «In sintesi», spiega Edisson Barrera di Sintraintabaco, «continuando a fare lo stesso lavoro il nostro stipendio è diminuito del 35%».

Colombia, produzione di tabacco ridotta a zero

I più colpiti rimangono i contadini colombiani, che fino a poco tempo fa si dedicavano alla produzione delle foglie di tabacco, un settore che nel 2005 dava lavoro a più di 22.000 famiglie. Nel 2011, all’ingresso della Bat nel paese, erano 11.000 gli ettari coltivati a tabacco, dei quali ne rimangono oggi solo 1.500.

La chiusura dello stabilimento di San Gil, rappresenta la scomparsa dell’acquirente unico per più di 2.500 famiglie di contadini della regione. Una regione in cui, per caratteristiche dei terreni, clima e scarse connessioni con le principali città e porti del paese, è difficile immaginare delle coltivazioni alternative al tabacco che permettano ai contadini di rientrare delle spese di produzione.

Fin dalla nascita della Coltabaco nel 1919 e della Protabaco nel 1967, l’area di San Gil è sempre stata un polo centrale nella coltivazione di foglie di tabacco.

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