Omicidi in Italia: ai minimi storici nell’anno della pandemia
In anteprima il report della Direzione centrale della polizia criminale, con le statistiche dell’intero 2020 e le prime analisi dei dati. Il boom di omicidi in Italia non c’è stato, è anzi continuato il trend discendente. Ma il numero delle donne uccise resta stabile rispetto al 2019
Il lockdown e le settimane di convivenza forzata, con il cambiamento obbligato di stili di vita e di lavoro e il peggioramento delle condizioni economiche e sociali, non hanno interrotto il calo degli omicidi volontari, una diminuzione in corso da anni. Non c’è stata una escalation di raid e azioni assassine, come tra criminologi e addetti ai lavori si temeva.
Anzi. Nell’annus horribilis della pandemia, e della strage fatta dal nuovo coronavirus, i più gravi dei reati sono scesi sotto quota 300, secondo gli esperti raggiugendo i minimi storici (271 casi, contro i 315 del 2019, i 359 del 2018 e i 375 del 2017).
Omicidi in Italia: i dati sui femminicidi nel 2019 e 2020
I mesi più cruenti e crudeli sono stati giugno (33 vittime, con le restrizioni allentate) e gennaio (31 persone decedute per morte violenta, prima dell’imperversare del Covid-19 e delle restrizioni). Il numero delle vittime di genere femminile ha superato di poco quello del 2019 (112 uccise nel 2020, 111 nel 2019) ed è rimasto abbondantemente al di sotto dei totali registrati nel 2018 (141 morte ammazzate) e nel 2017 (132 croci piantate in 12 mesi).
È dunque lievitata la percentuale delle donne private della vita in rapporto al dato complessivo (costituiscono il 41,3% delle vittime nel 2020, erano il 35,2% nel 2019, il 39,35 nel 2018 e il 35,2 nel 2017).
Il primo femminicidio o femicidio 2020 (a seconda che si usi il termine derivato dallo spagnolo del Sudamerica o il calco inglese) è stato quello di Carla Quattri Bossi, 90 anni, accoltellata la sera del 4 gennaio 2020 all’interno dell’agriturismo Podere Ronchetto di Milano.
L’ultima vittima si chiamava Agitu Idea Gudeta ed era la pastora di origine etiope di 42 trapiantata da tempo a Frassilongo, in Trentino, e diventata simbolo di integrazione. Entrambe, come molte altre, sono state uccise da uomini a loro vicine (un ex nipote adottivo e un collaboratore, ancora da processare).
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Omicidi in Italia: statistiche della Direzione centrale della polizia criminale
Le statistiche dell’intero 2020, inedite e interforze, arrivano dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale della polizia criminale. E rivestono un carattere operativo. Potrebbero cioè subire variazioni, legate alle evoluzioni investigative (un apparente omicidio potrebbe poi rivelarsi un suicidio, come pare sia per il ginecologo campano Stefano Ansaldi, trovato vicino alla stazione Centrale di Milano con la gola squarciata) o alle decisioni finali dei giudici (un apparente omicidio doloso derubricato a omicidio stradale o viceversa).
Ma il succo non cambia. Come detto, raccontano le tabelle riepilogative, «si è passati dai 315 eventi delittuosi dell’anno 2019 ai 271 del 2020, con una riduzione pari al 14 per cento. Fanno segnare un lieve aumento le vittime di sesso femminile (da 111 del 2019 a 112 del 2020) e quelle uccise in ambito familiare affettivo (da 94 a 98). Diverso l’andamento degli omicidi generali in ambito familiare-affettivo (da 151 del 2019 si riducono 142 nel 2020, considerando uomini e donne) e delle donne uccise da partner o ex partner (da 68 del 2019 scendono a 66 nel 2020), con l’incidenza che si attesta al 67% nel 2020 a fronte del 72% dell’anno precedente».
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Omicidi e coronavirus: la situazione in Italia durante la pandemia
Oggetto di studio degli specialisti del Viminale è stato anche l’andamento degli omicidi su base mensile, per provare a verificare l’eventuale impatto delle misure restrittive adottate a seguito della pandemia e le successive riaperture alla libera circolazione delle persone. «L’analisi ha evidenziato che gli omicidi, di cui ben 31 a gennaio, si riducono a partire dal mese di febbraio (16), e quindi nel periodo dei primi blocchi nelle zone rosse, con valori particolarmente bassi anche nei mesi di marzo e aprile (18 omicidi)».
«Con l’allentamento delle misure restrittive a partire dal 18 maggio e a giugno, rispettivamente con 20 e 33 omicidi, si è registrato un nuovo incremento del fenomeno. Successivamente si è avuta una nuova flessione nei mesi di ottobre e novembre (17)».
Un dato emerge su tutti: «Nei mesi di febbraio, maggio, ottobre e novembre – come reso noto sempre dai rilevatori del Servizio analisi criminale – il 100% delle donne ammazzate è stato ucciso in ambito familiare-affettivo».
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Omicidi-suicidi raddoppiati in Italia tra il 2019 e il 2020
Gli analisti del centro di ricerche Eures hanno studiato le statistiche dettagliate dei primi dieci mesi dell’annus horribilis ed evidenziano altre dinamiche e fenomeni emergenti.
Nel periodo preso in considerazione, e rapportato allo stesso arco temporale del 2019, sono raddoppiate le persone che hanno ucciso e si sono tolte la vita. L’impennata dei casi sembra «correlata alle modificazioni causate dal femminicidio (moventi e profili della vittima) legate alla pandemia e alla spinta all’isolamento che ne ha accompagnato i modelli di contenimento è quello del fortissimo incremento dei femminicidi-suicidi: tale dinamica era infatti riscontrabile nel 23% dei femminicidi tra gennaio e ottobre 2019, salendo al 43,1% nei primi 10 mesi del 2020, con un incremento del 90,3% (da 31 a 59 casi in termini assoluti). Più in dettaglio si segnala un incremento dei femminicidi-suicidi tra quanti hanno ucciso la moglie o convivente (da 10 a 21, con un tasso suicidario che raggiunge il 50%), così come negli altri “femminicidi di coppia” (passati da 3 a 5 casi)».
I moventi dei femminicidi oggi in Italia
«Se la gelosia patologica e il possesso continuano a rappresentare il principale movente alla base dei femminicidi (con il 31,6% dei casi nei primi dieci mesi 2020)», secondo ulteriori considerazioni degli analisti Eures le prescrizioni imposte dal lockdown e l’estensione dei tempi di convivenza spiegano il forte aumento dei femminicidi seguiti alla esasperazione delle condizioni di litigiosità/conflittualità domestica (27,8%, a fronte del 18,1% del 2019), così come quelli correlati a una situazione di disagio della vittima (o dell’autore) e a passati di litigi e dissapori.
In una situazione di costretta e continuativa convivenza il tutto ha generato veri e corto circuiti, esasperando le microconflittualità quotidiane precedentemente rese più gestibili dalle minori occasioni di contatto.
Aumentano anche le donne uccise per l’incapacità dell’autore (generalmente il coniuge) di prendersi cura della malattia (fisica o psicologica) della vittima (dal 10,8% al 20,3% del totale) o dell’autore (dal 16,9% al 17,7%): il disagio complessivamente inteso, in assenza di un adeguato supporto socio-sanitario, arriva a spiegare nell’anno del lockdown oltre un terzo dei femminicidi censiti.
Marginale – da gennaio a ottobre, poi è da verificare – appare invece il movente economico, passato dal 4,8% al 2,5%».
Reati in calo durante la pandemia
Isabella Merzagora, docente della Statale di Milano e presidente della Società italiana di criminologia , cerca di cogliere gli aspetti meno negativi, allargando la visuale: «Almeno una bella notizia in tempi di pandemia si può darla. Riguarda il calo di molti – non tutti – reati. Un calo, com’è ovvio soprattutto dei cosiddetti street crimes, e anche dell’omicidio. Le limitazioni dei tempi pandemici hanno avuto conseguenze dirette sullo stile di vita delle persone provocando una contrazione significativa del numero di reati che presuppongono una certa libertà di movimento: nel mese di marzo i furti sono calati del 67% (è più difficile rubare nelle abitazioni occupate, così come è difficile uno scippo se in giro non c’è nessuno e siamo attenti a non stare vicini). Lo stesso dicasi, almeno per i primi mesi, per i reati di sfruttamento della prostituzione e per quelli conessi agli stupefacenti. Poi, si sa, la criminalità è versatile e si è “attrezzata”. Quanto agli omicidi, è da decenni che sono in calo, ma così pochi non ne avevamo mai visti. Nel secolo scorso – ricorda – i picchi su sono avuti in concomitanza con le crisi economiche e il periodo fra la Liberazione e l’immediato Dopoguerra. Si consideri inoltre che quelli dell’omicidio sono i numeri sui quali abbiamo maggiori certezze, su cui grava in misura minore il “numero oscuro”: furti, lesioni, persino violenze sessuali possono non essere denunciate o comunque non arrivare all’attenzione delle autorità (e dunque delle statistiche), gli omicidi in genere no (salvo eccezioni, tipo i casi di lupara bianca). Per gli stessi motivi prima illustrati per la criminalità da strada, anche gli omicidi di criminalità comune sono diminuiti. Persino i femminicidi – conferma la professoressa – non sono cresciuti, come i criminologi temevano».
Tra le vittime aumentano le persone delle terza età
Per dare un’idea dell’evoluzione generale del reato, sganciata dal genere delle vittime, basti ricordare che nel 1990 gli omicidi furono ben 1.633, nel 1995 se ne contarono 1.016, 755 nel 2000, 598 nel 2005, 530 nel 2010 (elaborazioni Eures, riviste e aggiornate nel 2013).
Di questi tempi resta preoccupante il tasso di delitti di persone della terza e quarta età. Sempre in base alle analisi di Eures, le donne over 64 uccise da gennaio a ottobre 2020 sono state quasi un terzo delle totale delle vittime di genere femminile (il 31,9%, contro il 30,3 di gennaio-ottobre 2019).
«Anche in questo ambito credo ci sia un numero oscuro che sfugge, come per altri reati. Ma il tema non mi pare al centro delle preoccupazioni, presi come si è da altri problemi e dall’emergenza sanitaria. Invece dovremmo iniziare ad occuparcene di più e meglio, se non altro perché la popolazione di età avanzata resta elevata nonostante la strage compiuta dal Covid».