Italiana figlia di italiani, non può tornare per curarsi: «Mi han tolto la cittadinanza»
La storia di Anna Ludovico Dunn è assurda: malata, 78 anni, nata in Italia e figlia di italiani, cerca da ormai 5 anni di tornare nel nostro paese dagli Usa, dove la sanità è cosa da ricchi. Ma non può farlo, perché dicono che ha perso la cittadinanza italiana
Una battaglia, anche legale, iniziata 5 anni fa e ancora oggi senza risposta. Mentre le condizioni di salute peggiorano. È la storia di Anna Ludovico Dunn, nata a Foggia e oggi 78enne, che improvvisamente si è trovata intrappolata negli Stati Uniti, quando le è stato detto di aver perso la cittadinanza italiana.
«I continui rifiuti del passaporto alla signora Ludovico Dunn, in stato di salute grave, le hanno impedito di avere accesso a legittime prestazioni, quali l’accesso alla salute pubblica».
Lo racconta l’avvocato Maria Saracino, che ha seguito il caso redigendo anche un parere giuridico-legale, che di fatto conferma che la signora Ludovico Dunn «non ha mai perso la cittadinanza».
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I problemi sanitari della signora Anna Ludovico Dunn: «Voglio tornare per curarmi»
Per comprendere meglio la storia della signora Anna occorre fare qualche passo indietro. E andare al 2013, quando alla signora Anna, allora già residente a Los Angeles, le fu diagnosticato l’insorgere della cataratta. Una problematica che può essere curata e anche risolta, ma che diventa di difficile gestione quando ci si trova in un paese dove la sanità è privata, come negli Stati Uniti.
Il costo per l’intervento senza ricovero e complicazioni ammonta a circa 10 mila euro, a cui aggiungere visite mediche e medicine. Intervento che per la signora Anna era necessario, per non rischiare la cecità totale.
«Avevo già speso 3.700 dollari tra visite e analisi. A quel punto ho pensato di tornare in Italia, anche spinta da alcuni amici, per potermi curare, fare degli accertamenti», racconta a Osservatorio Diritti la signora Anna.
Nel frattempo la vista della signora Anna è peggiorata. E a quel problema se ne sono aggiunti altri: gradualmente ha perso l’uso di gamba, braccio e mano destri. Tutto, senza conoscere cause, né origine. Per poter tornare in Italia era dunque necessario rinnovare il passaporto.
L’ultimo era stato emesso nel 2004 dalla questura di Roma, dove la signora Anna ha lavorato come consulente e dove risultava ancora residente. Passaporto che risultava scaduto dall’anno precedente. Ed è qui che è iniziato l’incubo.
«Con mia grande sorpresa, allo sportello mi fu comunicato che non potevano rilasciarmi il passaporto, avendo perso la nazionalità italiana nell’ottenere quella inglese nel 1989», spiega la signora Anna.
Eppure, la signora Anna non ha mai rinunciato alla cittadinanza italiana. «Non furono in grado, né allora né successivamente, di darmi una spiegazione su come mai. Oggi sono costretta a usare una sedia a rotelle e la mia vista continua a peggiorare», aggiunge.
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Cittadinanza italiana: la battaglia legale
La signora Anna non ha mai smesso di tentare di rientrare in Italia, scrivendo lettere a più riprese alle istituzioni, ma senza mai ottenere risposta. Il Consolato di Los Angeles, dunque, ha contattato un avvocato italiano chiedendo parere giuridico legale.
L’avvocata Maria Saracino ha seguito la vicenda offrendo la sua consulenza pro-bono. E con lei abbiamo cercato di ripercorrere le tappe che hanno portato alla situazione attuale.
La signora Anna è nata in Italia, a Foggia, nel 1942, ed è sempre stata cittadina italiana. Ha vissuto sì nel Regno Unito fino al 1981, senza tuttavia mai richiedere la cittadinanza britannica. Nel 1981 è ritornata a Roma, dove ha stabilito la sua residenza effettiva e anagrafica, per lei e la sua famiglia. Fino al 2004, quando si è trasferita negli Stati Uniti.
«Viene sostenuto che la signora Ludovico Dunn abbia perso la cittadinanza, quando nel 1989 ha acquisito la cittadinanza britannica per naturalizzazione. A mio avviso la normativa che trova applicazione è la legge n. 555 del 1912, la quale sostiene che perde la cittadinanza chi acquista la cittadinanza straniera e stabilisce e mantiene all’estero la residenza», spiega l’avvocata.
La signora Anna, tuttavia, si era trasferita e risiedeva a Roma. Per questo nel suo parere giuridico l’avvocata sostiene che la signora Ludovico Dunn non abbia mai perso la cittadinanza italiana.
I tentativi di uscire dall’impasse proseguono. L’avvocata Saracino ha tentato anche la strada di applicare la normativa successiva alla legge n.555 del 1912, risalente al 1992, secondo la quale se si dimostra che per un anno si è vissuti in Italia, la cittadinanza viene ri-conferita.
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La documentazione prodotta – come il contratto del lavoro svolto in Italia, persino il certificato di frequentazione scolastica della figlia (che ai tempi aveva undici anni) – viene ritenuta insufficiente.
«Un tentativo che non aveva nemmeno ragione d’essere tentato, considerando che la legge non è soggetta a interpretazioni. La signora Ludovico Dunn è in gravi condizioni di salute. Non poter rientrare in Italia sembra la massima delle privazioni che si possa subire», conclude l’avvocato.
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L’appello della signora Anna Ludovico: «Derubata dei miei diritti»
La signora Anna non si arrende, prosegue nella sua battaglia, anche interpellando le istituzioni, ministero degli Interni compreso, per tentare di ritornare in Italia. Ma i suoi appelli puntualmente vengono ignorati.
«Sono totalmente demoralizzata soprattutto dall’impotenza di poter agire per curare o almeno migliorare le mie disabilità. E dall’essere ignorata totalmente, non sapendo più a chi rivolgermi per essere almeno riconosciuta come essere vivente. Sono avvilita e turbata per essere stata derubata di diritti civili che ho avuto per nascita, a cui non ho mai rinunciato, e dall’incredibile comportamento delle autorità», è lo sfogo della signora Anna.