Attività mineraria in Venezuela: la lunga mano della criminalità

Le organizzazioni criminali dettano legge sfruttando la disperazione dei lavoratori delle miniere. Una situazione che gode anche della copertura da parte delle forze armate. Lo denunciano le Nazioni Unite

Grazie alla fondamentale complicità delle forze armate, le organizzazioni criminali del Venezuela hanno imposto il proprio totale dominio sui territori, le miniere e la vite dei lavoratori che in condizioni disumane estraggono metalli preziosi nelle cave della regione dell’Arco Minero.

È uno spaccato drammatico quello denunciato dall’Alto commissariato Onu per i diritti umani (Ohchr) e che viene fuori dal rapporto su “Indipendenza del sistema giudiziario e accesso alla giustizia per le vittime di violazioni dei diritti economici e sociali nell’Arco Minero”, presentato ai 47 stati membri del Consiglio dei diritti umani di Ginevra. 

Risorse minerarie in Venezuela: il controllo dei criminali sui lavoratori delle cave

L’Onu denuncia che organizzazioni criminali note come sindicatos esercitano un controllo diretto delle produzioni minerarie nell’area dell’Arco Minero, nello stato di Orinoco, in Venezuela, corrompendo le forze armate presenti nell’area per poter gestire le attività.

Le violazioni osservate vanno dallo sfruttamento del lavoro e quello del lavoro minorile, dallo sfruttamento della prostituzione alla violenza di genere, fino agli abusi contro l’ambiente e i popoli indigeni. Il tutto coperto da totale impunità.

Secondo l’Ohchr i sindicatos «determinano chi entra ed esce dall’area, impongono proprie regole e non esitano a infliggere pene severe a coloro che le infrangono», ottenendo «benefici economici da tutte le attività all’interno dell’area mineraria, anche attraverso l’estorsione in cambio di protezione», afferma il rapporto.

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Foto: Nicola Alberti (via Flickr)

Disperazione, sfruttamento del lavoro minorile e violenza di genere in Venezuela

A causa della crisi economica e della mancanza di opportunità di lavoro in Venezuela, la migrazione interna nell’area mineraria è aumentata enormemente negli ultimi anni. E anche lo sfruttamento della disperazione.

I minatori lavorano su turni di almeno 12 ore, calandosi in cunicoli profondi senza alcuna protezione. I lavoratori sono tenuti a pagare circa il 10-20% di ciò che guadagnano ai gruppi criminali che controllano le miniere e un ulteriore 15-30% al proprietario del mulino dove le rocce vengono frantumate per estrarre oro e altri minerali.

Anche le donne svolgono l’attività di estrazione mineraria e lavori connessi. Inoltre l’Ohchr sostiene che dal 2016 c’è stato un forte aumento del traffico di esseri umani con finalità di sfruttamento della prostituzione.

Inoltre sono state raccolte segnalazioni di sfruttamento della manodopera minorile, spesso infantile. I testimoni delle violazioni hanno raccontato ai ricercatori dell’Ohchr del clima di terrore che si vive nelle aree controllate dai criminali, riferendo che dure punizioni vengono inflitte a chi non rispetta le regole dei gruppi criminali, tra cui pestaggi, spari nelle mani, taglio delle mani, fino all’omicidio. I resoconti dei testimoni descrivono come corpi di minatori vengono spesso gettati in vecchie fosse minerarie.

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Minatori in condizioni spaventose e crimini ambientali

Le condizioni di vita nelle aree minerarie sono spaventose. Sia le aree di lavoro sia quelle destinate alle residenze sono prive di acqua corrente, elettricità o servizi igienici. Le pozze d’acqua stagnante e inquinata derivante dall’estrazione mineraria costituiscono l’ambiente ideale per la riproduzione per le zanzare, causando di conseguenza un vertiginoso aumento dei casi di malaria nella regione, colpendo non solo i lavoratori migranti ma anche le comunità indigene.

Entrambi questi gruppi sono anche gravemente colpiti dall’avvelenamento da mercurio. Il mercurio è ampiamente usato nella regione per separare l’oro da altri minerali e i fumi tossici creati durante il processo sono respirati dai lavoratori e dalle persone che vivono nella zona.

Il mercurio viene anche versato sul terreno e filtra nelle falde acquifere o finisce nei fiumi. L’estrazione illegale avviene anche in violazione dei diritti individuali e collettivi delle popolazioni indigene, a causa della distruzione del loro habitat e della mancanza di controllo sui loro territori tradizionali. 

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Foto: Du Hangst (via Flickr)

Attività mineraria in Venezuela: forze armate tra corruzione e abusi

Il documento descrive come «i gruppi gestiscono le proprie attività illegali nelle miniere attraverso un sistema di corruzione in favore dei comandanti delle forze armate», a loro volta dotati di poteri sproporzionati che trascendono l’incarico costituzionale di tutelare la legge e l’ordine.

«Nonostante la notevole presenza di forze di sicurezza e militari nella regione e gli sforzi intrapresi per contrastare le attività criminali, le autorità non sono state in grado di indagare e perseguire violazioni dei diritti umani e abusi e crimini legati all’estrazione mineraria», ha affermato l’Alto Commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet.

Per questo motivo la Bachelet chiede che «le autorità adottino misure immediate per porre fine allo sfruttamento del lavoro, soprattutto minorile, alla tratta degli esseri umani, allo sfruttamento sessuale, e agire per smantellare i gruppi criminali che controllano le attività minerarie, anche indagando, perseguendo e punendo i responsabili di violazioni dei diritti umani, abusi e crimini», ha affermato.

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Michelle Bachelet – UN Photo/Violaine Martin (via Flickr)

Giustizia negata: ecco cosa c’è dietro l’attività mineraria in Venezuela

Questa situazione ha gravemente compromesso la capacità della magistratura di agire in modo indipendente per proteggere i diritti umani e sta contribuendo all’impunità. Nonostante i recenti sforzi compiuti dall’ufficio del procuratore generale per indagare sulle violazioni dei diritti umani commesse dalle forze di sicurezza, la mancanza di responsabilità è particolarmente significativa in caso di omicidi nel contesto di proteste e durante operazioni di sicurezza, nonché nei casi basati su accuse di tortura, maltrattamenti e violenza di genere.

L’Ohchr sottolinea che le vittime di violazioni dei diritti umani e abusi continuano ad affrontare persistenti barriere legali, politiche e socio-economiche nell’accesso alla giustizia, con le donne che affrontano sfide specifiche di genere. «Chiedo al governo venezuelano di intraprendere e completare le riforme annunciate al sistema giudiziario per garantirne l’indipendenza e l’imparzialità, per fermare l’uso della giustizia militare per processare i civili e per adempiere al loro obbligo di indagare su qualsiasi accusa di tortura e maltrattamenti», ha detto ancora la Bachelet.

«Chiedo anche una sospensione immediata di tutti gli atti di intimidazione, minacce e rappresaglie da parte dei membri delle forze di sicurezza contro i parenti delle vittime di violazioni dei diritti umani che chiedono giustizia», ​​ha aggiunto. «Le vittime e le loro famiglie hanno il diritto di conoscere la verità e ottenere giustizia e risarcimenti, e di non essere molestati e vittimizzati da coloro il cui compito dovrebbe essere quello di proteggerli».

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