Delitto d’onore: in Pakistan continua la strage delle donne

Un quinto dei delitti d'onore registrati in tutto il mondo avvengono in Pakistan. Dove il sistema feudale e tribale riesce ad avere la meglio anche sulle leggi dello Stato. Ecco cosa sta accadendo

Wazirah Chahchar è stata torturata e lapidata a morte a 25 anni d’età. Secondo fonti locali, i responsabili sono il marito e i familiari di lui. Una notizia arrivata qualche giorno fa dalla provincia del Sindh, in Pakistan.

A denunciarlo è stata la famiglia di origine della giovane sposa: sembra che si tratti di una vendetta per divergenze tra le due famiglie. Un nuovo, raccapricciante episodio di delitto donore, una pratica ancestrale, profondamente radicata come realtà culturale nella società pakistana, tremendamente difficile da estirpare.

In lingua urdu il delitto d’onore viene chiamato karo kari: una donna viene punita con la morte per il presunto disonore arrecato alla sua famiglia di origine – i genitori, i fratelli – o al marito e alla famiglia di quest’ultimo.

Scegliere chi sposare è un disonore per la famiglia

Un disonore che, in genere, coincide con una – vera o presunta – relazione prima del matrimonio, la volontà di una ragazza di scegliere autonomamente il proprio fidanzato e futuro marito, il suo rifiuto di un matrimonio combinato dalla famiglia, la sua libertà di innamorarsi di un ragazzo non gradito ai genitori, oppure con un tradimento, una relazione extraconiugale. L’uccisione della donna viene così vista come uno strumento per riabilitare l’onorabilità della famiglia.

Anche flirtare con un ragazzo è ritenuto un atto di disonore: lo scorso maggio due ragazze di 16 e 18 anni – sorelle o forse cugine – sono state uccise dai loro familiari a causa di un video girato con un telefonino che le riprendeva mentre un ragazzo dava un bacio a entrambe. Due uomini – padre e fratello delle vittime – e una terza persona (l’uomo che ha girato il video) sono stati arrestati.

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Un incontro con gli uomini in un villaggio del Sindh, Pakistan – Foto: dal profilo Facebook di Salman Ali

Delitto d’onore nel mondo: in Pakistan un quinto dei casi

Il delitto d’onore è vietato e punito dal sistema giudiziario pakistano, eppure si tratta di una consuetudine tribale estremamente diffusa che sfugge facilmente al controllo delle autorità: il Pakistan conta il numero pro capite più elevato al mondo di delitti d’onore documentati.

Secondo le Nazioni Unite ogni anno almeno mille donne sono vittime del karo kari: un quinto di tutti i casi che avvengono nel mondo. Ma si calcola che i casi non registrati siano molti di più, omicidi nascosti, che quindi non raggiungono le sedi giudiziarie.

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Il sistema feudale alimenta la lapidazione nel Sindh

Come spiega Salman Ali, giornalista e attivista sociale pakistano impegnato nello sviluppo delle comunità rurali del Sindh e nella promozione dei diritti delle donne attraverso la Marvi Rural Development Organization, questa pratica è radicata soprattutto nelle aree rurali e tribali della provincia del Sindh.

In queste zone la lapidazione è alimentata e perpetuata dal cosiddetto Wadera, il sistema feudale che governa il territorio e le comunità, basato sull’accentramento del potere nelle mani di pochi grandi proprietari terrieri e che si sostituisce alla giustizia dello Stato. I signori feudali si avvalgono della jirga, ovvero lassemblea dei leader della comunità, che conta molto di più del sistema giuridico statale e, di fatto, decide su tutte le questioni rilevanti per il territorio locale.

Salman Ali: «Donne considerate proprietà delle famiglie»

Nel 2019, riporta Ali, 139 uomini e donne nel Sindh sono stati uccisi sulla base del delitto d’onore. Vittime, scrive l’attivista nel quotidiano pakistano The Daily Times, di una «cultura feudale nella quale le donne sono viste come oggetti e trattate peggio degli animali». Una vera e propria discriminazione.

Anche gli uomini possono subire il delitto d’onore, ma il numero delle donne uccise, sottolinea l’attivista, è molto più elevato rispetto a quello degli uomini: ad esempio, a Jacobabad, su 32 vittime l’anno scorso, 22 erano donne, 10 uomini.

Nel distretto di Shikarpur, su un totale di 25 casi documentati, le donne era 19, gli uomini sei. Ali commenta: «Quando un uomo viene punito con il delitto d’onore in genere succede perché è coinvolto in una relazione extraconiugale, oppure spesso anche per motivi legati all’eredità e ai possedimenti familiari».

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Un incontro con le donne nelle zone rurali del Sindh, Pakistan – Foto: dal profilo Facebook di Salman Ali

Signori feudali e delitto d’onore: quando manca lo Stato

L’attivista aggiunge: «Mi sono reso conto che le famiglie considerano l’onore come una questione personale, che non richiede l’intervento dello Stato. I “feudatari” locali tendono a mantenere questo stato di cose: proibiscono alle famiglie e agli abitanti dei villaggi, a loro sottomessi, di rivolgersi alla polizia per chiedere giustizia. E chi cerca di uscire dalla loro influenza, viene gravemente punito».

Il loro interesse è di tenere i contadini e gli abitanti delle zone rurali soggiogati, oppressi, marginalizzati, privi di istruzione e di indipendenza economica. In questa situazione, dice l’attivista, nessuno ha il coraggio di alzare la testa, levare la propria voce, per il terrore delle conseguenze sociali ed economiche, per paura delle ritorsioni personali e della possibile esclusione dalla comunità.

Figlie e sorelle barattate come merce di scambio

Secondo le pratiche e le tradizioni feudali, tribali e patriarcali, continua il giornalista, le donne e le ragazze non hanno alcun valore umano, diventano merce di scambio usata come compensazione per un debito, per la risoluzione di una disputa tra famiglie. Figlie e sorelle vengono vendute, barattate, brutalizzate, barbaramente uccise, nel totale sprezzo della loro vita, senza alcun rispetto per la loro dignità di esseri umani.

In molti casi nel silenzio delle istituzioni, che dovrebbero perseguire i fautori dei delitti d’onore, ma spesso lasciano che questi reati vengano trattati e risolti come questioni locali e comunitarie dalle jirga e dai signori feudali.

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La mappa del Sindh, Pakistan

La legge vieta il delitto d’onore, ma gli omicidi restano impuniti

Secondo il Rapporto del 2019 stilato dal Dipartimento di Stato americano sulle pratiche dei diritti umani in Pakistan, diverse normative negli ultimi anni hanno provveduto a criminalizzare i delitti commessi contro le donne in nome di pratiche consuetudinarie: la legge del 2004 sui delitti d’onore, l’Atto del 2011 per la prevenzione di pratiche contro le donne e l’Atto del 2016 di emendamento della legge criminale (offese in nome o con il pretesto dell’onore).

Eppure, centinaia e centinaia di donne hanno continuato a subire atrocità e un gran numero di loro sono state uccise nel silenzio, le loro morti sono rimaste non documentate e, di conseguenza, impunite, perché nella gran parte dei casi si tratta di reati all’interno delle famiglie.

Inoltre è stato documentato che in molti casi le donne non vengono uccise ma torturate, orribilmente sfigurate in viso con l’acido, costrette a subire atrocità come tagli a parti del naso, alle orecchie, sempre nell’ambito di dispute, vendette familiari e crimini d’onore.

Stuprata e uccisa a 14 anni: Rimsha Wassan, vittima di un delitto d’onore

Racconta ancora Salman Ali: «In Pakistan la stampa, soprattutto quella in lingua inglese, si occupa molto dei delitti d’onore e cerca di diffondere informazione su questo problema. Molte campagne di sensibilizzazione vengono promosse dalla società civile e attraverso i social media, le ong nel Paese sono molto attive».

Lui stesso in questi anni ha denunciato spesso, come giornalista, questi delitti. Come quello perpetrato nel 2018 contro una donna incinta di otto mesi, uccisa dal fratello come punizione per aver deciso liberamente con chi sposarsi.

«A febbraio del 2019 ho riportato e denunciato, sulle pagine di The Daily Times il delitto d’onore della 14enne Rimsha Wassan, uccisa il 1° febbraio nella sua casa con nove colpi di arma da fuoco in un villaggio nel distretto di Khairpur, nel Sindh». L’assassino «era un simbolo di terrore nell’area, precedentemente aveva commesso altri tre delitti d’onore, ma non era mai stato arrestato a causa del forte sostegno politico di cui godeva».

Ali racconta che Rimsha era stata portata via da casa sua, stuprata, poi rilasciata a seguito delle pressioni della famiglia più influente del territorio. Ma è stata poi uccisa per paura che potesse denunciare il suo caso alla polizia.

Nell’articolo si legge: «Poche famiglie influenti controllano la polizia, l’amministrazione distrettuale, gli uffici governativi». Racconta il giornalista: «Dopo questo articolo, in cui invocavo giustizia per Rimsha e per tutte le ragazze e donne uccise, sono stato chiamato da alcuni signori feudali locali, impegnati politicamente, molto influenti, e sono stato minacciato, mi hanno intimato di fare un passo indietro, ma io non li ho ascoltati. Alcune persone coinvolte nel caso sono state poi arrestate».

Delitto d’onore: esiste una scappatoia legale

Eppure, ottenere giustizia in Pakistan è estremamente difficile. «Nonostante le leggi, ci sono delle scappatoie legali che permettono ai colpevoli di sfuggire a qualunque punizione: nel caso di omicidio di una ragazza o una donna, la famiglia della vittima può concedere il perdono all’assassino, permettendogli così di non essere perseguito dalla legge».

Per combattere la piaga del delitto d’onore non basta che una legge sia approvata, questa deve essere applicata. E per farlo bisogna partire dall’educazione. «Gli operatori della giustizia devono essere informati, devono ricevere una formazione specifica e mirata sulle problematiche legate alla violenza di genere. E le vittime devono sapere di poter avere fiducia nella giustizia del loro Paese».

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