Sei transgender? Nelle scuole cattoliche dell’Indiana rischi l’espulsione
Gli studenti di 67 scuole cattoliche dell'Indiana, negli Stati Uniti, potrebbero essere presto cacciati per decisione dell'arcivescovo Charles C. Thompson. Una discriminazione a cui le organizzazioni locali e gli insegnanti stanno cercando di opporsi
Espulsi da scuola, a meno che non accettino di conformarsi al sesso biologico per le attività scolastiche, la partecipazione a squadre sportive, l’uso di spogliatoi, docce, bagni, la scelta di nomi e pronomi con cui essere chiamati. È quanto potrebbe accadere agli studenti transgender a Indianapolis, nello Stato dell’Indiana, negli Stati Uniti, dove l’arcivescovo Charles C. Thompson ha stabilito le nuove regole in tema di identità sessuale da applicare nelle 67 scuole cattoliche che fanno riferimento alla sua Arcidiocesi.
Nel documento di otto pagine firmato lo scorso 8 giugno non si fa distinzione tra sesso e identità sessuale. Anzi, si dice che entrambi i termini indicano «l’essere maschio o femmina in base alle differenze fisiche alla nascita» e non viene mai utilizzata la parola transgender.
La mossa dell’Arcidiocesi – che già in passato aveva attaccato gli insegnanti Lgbt – ha suscitato molte reazioni tra le associazioni giovanili dell’Indiana, i gruppi che tutelano i diritti delle persone Lgbtq+ e tra gli stessi insegnanti delle scuole cattoliche preoccupati dalle conseguenze che potrebbe avere sugli studenti.
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Le conseguenze per studenti transgender o non binari
«Le nuove regole impediranno agli studenti transgender o non binari di iscriversi alle scuole cattoliche e non permetteranno a quelli già iscritti di continuare a frequentarle, senza negare la propria identità. Questa politica sarà causa di stress e danneggerà studenti già fortemente a rischio di discriminazione. Circa il 26% degli studenti si identifica come trans o non binario e la percentuale è in aumento: ciò significa che si andrà a colpire un numero sempre maggiore di giovani», ha detto a Osservatorio Diritti Chris Paulsen dell’Indiana Youth Group, gruppo che sostiene i giovani Lgbtq+ nell’istruzione, con il lavoro, la ricerca della casa e nelle comunità e lavora con i giovani senza dimora, tra i quali il 40% si identifica come Lgbtq+.
Numerosi studi mostrano come i giovani transgender siano più a rischio di violenza, autolesionismo, stress emotivo: secondo l’indagine realizzata negli Usa nel 2019 da The Trevor Project (organizzazione nata nel 1998 per la prevenzione del suicidio tra gli under25 Lgbtq+) più della metà degli intervistati transgender e non binari ha seriamente pensato al suicidio nei due mesi precedenti, 7 su 10 hanno sofferto di depressione e quasi l’80% ha subito discriminazioni a causa della propria identità di genere.
L’Arcidiocesi di Indianapolis non accetta transgender
L’arcivescovo Thompson non è nuovo a politiche discriminatorie nei confronti della comunità Lgbtq+: nell’anno scolastico 2018-2019 sono stati cinque i licenziamenti nelle scuole cattoliche di Indianapolis che hanno colpito persone Lgbtq+. Questa volta però a farne le spese sono gli studenti, adolescenti transgender e non binari.
Nel documento l’Arcidiocesi riconosce che i giovani possono essere confusi rispetto alla propria identità sessuale ma prevede che siano «professionisti esperti» ad aiutarli a definire le questioni di identità «in linea con gli insegnamenti cattolici».
L’Arcidiocesi stabilisce che non possono essere ammessi nelle proprie scuole gli studenti che hanno modificato il proprio genere o hanno iniziato il percorso di transizione (con farmaci o chirurgicamente) e, se già iscritti, saranno espulsi.
Sono previste indicazioni specifiche in relazione alle diverse aree e attività scolastiche, ma in ognuna di esse tutti gli studenti devono conformarsi al sesso assegnato alla nascita. Sport e attività curriculari ed extracurriculari possono essere praticate, ma si verrà inseriti nella squadra maschile o femminile in base al sesso biologico.
La stessa cosa vale per le attività sociali, i balli scolastici, l’abbigliamento, l’uso di spogliatoi, docce, bagni, dormitori. E per nomi e pronomi: gli studenti saranno chiamati con il nome registrato al momento dell’iscrizione e il pronome correlato al loro sesso biologico.
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Transgender: definizione inaccurata ed errori di significato
Il documento dell’Arcidiocesi di Indianapolis è stato analizzato da Glaad, l’organizzazione fondata nel 1985 da un gruppo di giornalisti statunitensi (in risposta alla copertura diffamatoria e sensazionalistica su Hiv e Aids da parte del New York Post) per dare visibilità alla comunità Lgbtq+. L’analisi ha evidenziato la presenza di terminologia e affermazioni inaccurate e il mancato uso della parola transgender.
«Il tentativo dell’Arcidiocesi di colpire i giovani transgender, invece che creare per loro un ambiente sicuro e accogliente, è vergognoso e pericoloso. Le ricerche ci dicono che il rischio di suicidio è maggiore tra i giovani transgender la cui identità non viene accettata, come in questo caso», ha detto Sarah Kate Ellis, presidente dell’organizzazione.
Secondo Glaad sono diverse le affermazioni pericolose contenute nel documento: parlare di «mutilazione» invece che di «terapia ormonale» o «chirurgia», rifiutare di usare nomi e pronomi scelti dagli studenti, evitare i termini «transgender» e «non binario» e preferire invece «cosiddetta identità di genere» e «identità sessuale biologica».
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Cosa significa essere cattolici a scuola: la lettera degli insegnanti sui transgender
Lo scorso 2 luglio un gruppo di docenti delle scuole cattoliche dell’Indiana ha scritto una lettera, pubblicata dal quotidiano IndyStar, in cui ha espresso la «profonda tristezza» per il contenuto del documento adottato dall’Arcidiocesi.
«Il nostro obiettivo è creare classi accoglienti e sicure per i nostri studenti, inclusi gli studenti Lgbtq+ che hanno un disperato bisogno di adulti che li sostengano all’interno della scuola. Non stiamo parlando di situazioni ipotetiche: questi studenti esistono e la nuova politica li colpisce in modo grave. Abbiamo già perso colleghi rispettati a causa delle politiche dell’Arcidiocesi, ma colpire i giovani è ancora più crudele», scrivono.
A chi si domanda perché un adolescente transgender dovrebbe scegliere una scuola cattolica, gli insegnanti rispondono: «Speriamo che la risposta sia la stessa per loro come per tutti gli altri. Perché vogliono studiare in un ambiente in cui sono rispettati come persone. Come cattolici ci viene insegnato che tutti i bambini sono i benvenuti». E citano il vangelo di Matteo.
Anche Shelly’s Voice, il gruppo che difende e protegge gli insegnanti e lo staff scolastico Lgbtq+ da discriminazioni e licenziamenti ingiusti, si è detto preoccupato da questa politica dell’Arcidiocesi. «L’Arcidiocesi sta facendo molto più che impedire agli studenti di andare a scuola, sta dicendo ai giovani Lgbtq+ e ai loro alleati: “Voi non siete i benvenuti e non vi vogliano”. È una politica pericolosa, invitiamo tutti i nostri sostenitori a scrivere all’Arcidiocesi».