In Pakistan anche i bambini rischiano la pena di morte

Secondo la legge dello Stato non sarebbe possibile, eppure ragazze e ragazzi continuano a essere condannati all'ergastolo o alla pena capitale in Pakistan. Lo denunciano due ong locali. Che aggiungono: «I detenuti sotto i 18 anni sono vittime di maltrattamenti e abusi sessuali»

In Pakistan non solo la pena di morte è prevista e applicata dal sistema giudiziario. Ma si abbatte in modo spropositato sulle categorie sociali più svantaggiate e vulnerabili, su coloro che non hanno voce, sui più poveri, sulle persone con disabilità mentale o fisica. E colpisce anche i bambini, gli adolescenti, i minorenni.

Chi si è macchiato di un grave delitto quando aveva meno di 18 anni, nel Paese asiatico può essere condannato al carcere a vita o anche alla pena capitale. Un’aperta violazione del Juvenile Justice System Act (Atto sul sistema giudiziario dei minori, Jjsa) approvato nel 2018, che ha modificato il Juvenile Justice System Ordinance del 2000.

Il Jjsa 2018 ha recepito le norme fissate dalla Convenzione sui diritti dellinfanzia e dell’adolescenza dell’Onu, ratificata dal Pakistan, che bandisce la pena capitale, l’ergastolo e qualunque forma di tortura e di trattamento degradante e disumano sui minori di 18 anni.

Minori condannati a ergastolo e pena di morte

A ricordarlo è un rapporto redatto da due organizzazioni non governativi (ong) indipendenti pakistane, la Marvi Rural Development Organization (Mrdo) – impegnata nella difesa, nell’assistenza legale e nello sviluppo socio-economico delle comunità rurali, in particolare di donne e bambini, nella provincia del Sindh – e la Legal Awareness Watch-LAW, con sede a Lahore, nel Punjab, che dal 1999 promuove la diffusione di una cultura dei diritti umani e, in particolare, una campagna per l’abolizione della pena di morte (definita come pratica «barbarica e medievale») e dell’ergastolo comminati a minorenni e soggetti vulnerabili, fornendo anche assistenza legale gratuita a imputati minori o privi di disponibilità economiche.

«Il Sindh è gravemente indietro nel processo di implementazione delle norme fissate sulla carta», dice a Osservatorio Diritti Saira Ahmed, attivista sociale della Mrdo, impegnata in programmi di promozione dei diritti delle donne, della pace e della sicurezza.

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Saira Ahmed della Mrdo (al centro), con la Child Protection Unit di Sukkur

Pakistan: prigioni sovraffollate e minorenni

Le due ong hanno condotto una ricerca sul campo, in dieci prigioni nel Sindh e nel Punjab, tra marzo e giugno 2020. Dall’indagine è nato il rapporto “Profilo dei minori imputati o condannati per reati punibili con la pena di morte e lergastolo, che parte da un presupposto: il sovraffollamento delle carceri pakistane.

Al 1° dicembre del 2019, nelle prigioni del Punjab erano presenti 618 minorenni sotto processo e detenuti. Il Punjab conta 41 prigioni, inclusi due centri di detenzione, per minori, con una capacità totale di 32.477 detenuti. Tuttavia, il numero complessivo dei carcerati è di 45.000. Il Sindh conta 26 prigioni con una capacità totale di 13.538 detenuti, eppure i carcerati effettivi sono 16.315.

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Bambini in Pakistan: i reati dei minorenni in carcere

Sulla base di questa evidenza, lo studio indaga la situazione attuale dei minori in carcere. In totale i ragazzi incontrati nelle prigioni prese in considerazione sono 87 (già condannati o in attesa di condanna a ergastolo o pena capitale), di cui soltanto tre ragazze (nel Punjab). Solo alcuni sono già stati condannati, la maggior parte di loro sono ancora sotto processo.

Tra i reati per i quali sono stati arrestati: lomicidio per la maggior parte dei casi, ma anche sequestro di persona, stupro e, in un caso, terrorismo (connesso a omicidio). Osserva Saira Ahmed: «Nel Jjsa 2018 è fissato in modo categorico che le indagini su un minore non devono essere condotte da un agente di polizia al di sotto del rango di vice-ispettore, ma nel Sindh i minori vengono normalmente interrogati dai poliziotti del rango più basso e nessuno se ne preoccupa».

Minori detenuti in prigioni pakistane: il mistero dell’età

In un Paese in cui, soprattutto nelle comunità rurali, più povere, emarginate ed isolate, molto spesso la data di nascita esatta è sconosciuta, o registrata tardivamente dalle famiglie, la determinazione dell’età effettiva dei ragazzi detenuti è un fattore rilevante.

Le due organizzazioni osservano infatti che nelle prigioni del Sindh la maggior parte dei minori dietro le sbarre sono fra i 13 e i 15 anni di età: secondo il Codice penale pakistano, nessuna azione commessa da un ragazzino sotto i 14 anni può essere considerata reato. Nelle prigioni del Punjab la media dell’età dei detenuti – dichiarata dalle istituzioni carcerarie – sale un po’ e si attesta fra i 15 e i 17 anni.

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Membri della ong Mrdo con i partner del Pakistan Poverty Allevation Fund (dal profilo Facebook di Mrdo)

Età dei bambini valutata «sulla base dell’apparenza»

Spiega Sarmad Ali, avvocato per i diritti umani delle Alte corti del Pakistan e responsabile della ong Law: «In base alla sezione 8 del Juvenile Justice System Act 2018 l’agente deve condurre un’indagine sull’età della persona arrestata e in assenza di documenti in merito questa persona, con il permesso del tribunale, dovrà essere portata in ospedale perché la sua età sia determinata scientificamente. Ovvero attraverso il metodo che prende in esame lossificazione, o processo di maturazione del tessuto osseo e dei denti».

Ma, come spiega il rapporto, di solito gli agenti di polizia determinano l’età degli arrestati arbitrariamente, su dati meramente soggettivi, ovvero «sulla base della loro apparenza fisica». Continua l’avvocato Ali:

«Gli agenti decidono l’età del giovane arrestato sulla base della gravità del reato commesso. Vale a dire, tanto più feroce ed efferato è il delitto, ad esempio un omicidio, tanto più la polizia è portata a considerare il ragazzo come un adulto, fissando la sua età sopra i 18 anni».

E’ quindi ragionevole pensare che molti dei ragazzini in carcere, in attesa di essere condannati all’ergastolo o alla morte, siano non solo minorenni ma addirittura più piccoli dell’età loro assegnata.

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Sarmad Ali, della ong Law (terzo da sinistra)

Le ragazze nelle prigioni del Pakistan

Il problema dell’età diventa ancora più grave nel caso di detenute donne. Le due ong fanno notare che, nelle prigioni visitate, risultino solo tre ragazze. Questo perché la maggior parte delle giovani donne detenute sono considerate adulte, maggiorenni, sulla base dell’età che è stata loro assegnata.

In molte regioni del Pakistan, e in particolare nelle zone interne del Sindh, le famiglie hanno l’usanza di registrare la data di nascita delle loro figlie dai 3 ai 5 anni in anticipo rispetto alla loro nascita effettiva perché, in una società radicalmente maschilista, dove le ragazze in casa sono spesso considerate un peso per un nucleo familiare, i genitori sperano di darle in matrimonio il prima possibile, già da bambine, prima della pubertà (il problema dei matrimoni forzati e precoci). Così, è molto probabile che le detenute sopra i vent’anni siano state arrestate e condannate quando di fatto erano minorenni.

«Bambini abusati sessualmente nelle carceri»

Mrdo e Law osservano inoltre che gli 87 giovani detenuti “intervistati” hanno dichiarato di non aver avuto rappresentanza legale in tutti i gradi del processo. «Bambini e ragazzi», si legge nel rapporto, «devono avere assistenza legale per dimostrare la loro innocenza oltre ogni ragionevole dubbio». Aggiunge Saira Ahmed:

«Il Pakistan continua ad essere carente nella realizzazione di tribunali per minori, istituti penali minorili e disposizioni per rendere effettiva l’assistenza legale. Inoltre, nelle carceri spesso i minori vengono maltrattati e abusati sessualmente, perché mancano penitenziari separati e nelle aree carcerarie dei minorenni non vengono esercitati controlli adeguati».

In Pakistan niente comunità per i bambini usciti di prigione

Ad essere assente è anche l’attenzione alla rieducazione e al reinserimento nella società dei ragazzini che si sono macchiati di un delitto. Continua la Ahmed: «Il Governo dovrebbe istituire e mantenere comunità e centri di recupero per i minori, compresi dei centri separati per le ragazze. Ma fino ad oggi non è stato fatto nulla».

La Law promuove corsi di formazione e workshop sull’applicazione corretta del Jjsa 2018. Ma, come sottolinea Sarmad Ali, in generale nel Paese mancano campagne di informazione sul tema e la gente comune non è sensibilizzata su questi problemi. I minori in carcere, condannati all’ergastolo o alla pena di morte, restano invisibili agli occhi della società pakistana.

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