ForEverest: la crisi climatica in Nepal vista con gli occhi dei bambini
"ForEverest – La crisi climatica in Nepal con gli occhi dei bambini" è la mostra fotografica multimediale a cura di Diana Bagnoli e Giorgia Marino che racconta gli effetti del surriscaldamento nel paese asiatico. L'esposizione è allestita al museo A come Ambiente – MAcA di Torino
Che impatto ha la crisi climatica in Nepal? E quali sono le conseguenze per le popolazioni che vivono tra alcune delle montagne più alte al mondo? Lì dove le temperature un tempo erano rigide, oggi i ghiacci si sciolgono al doppio della velocità rispetto al 1990 e l’acqua inizia a scarseggiare. Lo racconta la mostra fotografica e multimediale “ForEverest – La crisi climatica in Nepal con gli occhi dei bambini”, a cura della fotogiornalista Diana Bagnoli e della giornalista ambientale Giorgia Marino, che resterà fino al 2 luglio al museo A come Ambiente – MAcA di Torino.
Il progetto è stato realizzato dalla ong Docenti Senza Frontiere nell’ambito del bando europeo “Frame Voice Report!” promosso dal Consorzio Ong Piemontesi e ha portato Bagnoli e Marino a documentare per più di un mese gli effetti del cambiamento climatico soprattutto su bambini e bambine, ragazzi e ragazze. Con un occhio di riguardo al tema dell’educazione e della formazione.
Nepal: a rischio la vita di milioni di abitanti
In un viaggio che ha percorso il Nepal da sud a nord, dalla piana del Gange, passando per la valle di Kathmandu, fino ad arrivare alle vette del Langtang, toccando quota 4.300 metri, gli scatti di Bagnoli ritraggono attimi di una quotidianità che potrebbe presto venire spazzata via.
Il cambiamento climatico, infatti, sta ridefinendo la regione himalayana già da diversi anni, mettendo a rischio la vita di milioni di abitanti che dipendono dalle risorse idriche della catena montuosa più alta del mondo, spingendo le persone ad abbandonare le montagne nel nord del Nepal per costruire nuovi insediamenti a quote più basse.
Surriscaldamento, agricoltura e migrazioni in Nepal
Nella patria dell’Everest, gli effetti del surriscaldamento sono già una realtà. Le frane e le slavine si intensificano, i monsoni diventano irregolari, i corsi d’acqua sono soggetti a secche e inondazioni che si ripercuotono sull’agricoltura, sulla produzione idroelettrica e sulla sopravvivenza delle persone.
Il tutto in un’area già provata da disastri naturali, come il terremoto del 2015. Secondo uno studio dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), in Nepal non c’è ancora un nesso evidente tra la partenza di migranti e cambiamento climatico, mentre a forzare le persone a spostarsi all’estero è il calo di produttività dell’attività agricola, determinato dall’erosione della terra per via di frane o alluvioni o dall’inquinamento atmosferico. Molte famiglie decidono quindi di lasciar partire qualche loro componente verso la città o un altro paese, dove trovare un lavoro che garantisca un’entrata economica sufficiente per la sussistenza propria e dei parenti rimasti in Nepal.
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ForEverest: la crisi climatica in Nepal con gli occhi dei bambini
Per raccontare un fenomeno che spesso scuote l’opinione pubblica solo quando raggiunge picchi catastrofici, le due giornaliste hanno pensato di chiedere ai ragazzi e alle ragazze di rappresentare il cambiamento climatico attraverso un disegno. I risultati sono stati eterogenei tanto quanto le diversità morfologiche che caratterizzano le tre regioni che hanno attraversato.
Nella piana del Gange l’immaginario è legato a fenomeni alluvionali, nella valle di Kathmandu al centro dei pensieri dei più giovani c’è l’aria irrespirabile, mentre tra le vette del Langtang quello che li preoccupa di più sono le frane e lo scioglimento dei ghiacci, dimostrando in tutti e tre i casi una grande consapevolezza della realtà che li circonda.
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ForEverest, un titolo iconico per la mostra fotografica
«ForEverest è un titolo iconico perché quando si pensa all’Everest si pensa a una natura inarrivabile e immutabile, una natura che noi umani non pensiamo di poter intaccare. E invece siamo arrivati anche fino a lì», spiega Marino.
E infatti il Nepal secondo le Nazioni Unite è al quarto posto al mondo in termini di vulnerabilità ai cambiamenti climatici. L’Everest, il cosiddetto Terzo Polo della Terra, è oggi una delle linee di fronte più esposte agli effetti della crisi ambientale.
«Se continueremo con gli attuali livelli di emissioni di gas serra, i due terzi dei ghiacciai himalayani saranno perduti entro il 2100. Con conseguenze catastrofiche: l’acqua immagazzinata nell’Himalaya alimenta dieci dei più importanti sistemi fluviali, tra cui il Gange, il Mekong e l’Indo, da cui dipendono 1,9 miliardi di persone», spiega Marino.
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Eventi dagli effetti globali: la scelta del museo di Torino
Questi eventi si stanno verificando in modo “iper-locale” a migliaia di chilometri di distanza dall’Italia, ma gli effetti hanno ricadute potenzialmente globali. Per questo il MAcA ha deciso di ospitare ForEverest.
«L’obiettivo del museo è quello di dare informazioni e strumenti affinché i cittadini di oggi e di domani abbiano una maggiore consapevolezza delle tematiche legate all’ambiente, all’inquinamento e alla gestione delle risorse. Il Pianeta ci manda chiari segnali di sofferenza. È tempo di coglierli nell’interesse anche dei nostri figli».
Non ha dubbi Agostino Re Rebaudengo, presidente del MAcA. «Con la mostra ForEverest abbiamo deciso di proporre ai nostri visitatori un tema più che mai di attualità: il cambiamento climatico. Gli effetti ad esso connessi rischiano di essere anche più gravi di quelli legati all’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, ma essendo un problema di medio periodo continua a non essere preso sufficientemente in considerazione».