Carbone, in Germania villaggi distrutti per fare spazio alla miniera

Vicino a Düsseldorf 17 villaggi sono già stati rasi al suolo per far posto alla miniera di Garzweiler. Altri 5 sono a rischio. Mentre i cittadini chiedono «diritti umani prima di quelli minerari». La risposta dell'azienda: «Reinsediamenti necessari per la sicurezza energetica»

La Germania farà a meno del carbone dal 2038, ma nel frattempo le sue miniere restano in attività. A spese del clima e anche a costo di sfrattare i cittadini dalle proprie case, offrendo nuove sistemazioni altrove.

A sud-ovest di Düsseldorf, nella regione del Nord Reno-Westfalia, cinque villaggi sono a rischio distruzione. Berverath, Keyenberg, Kuckum, Oberwestrich, Unterwestrich dovrebbero essere smantellati e ricostruiti altrove. Altri 17 sono già stati in parte o del tutto rasi al suolo e in certi casi riedificati in altre aree.

Il motivo è sempre lo stesso: sotto i centri abitati ci sono preziosi giacimenti di lignite su cui via via si espande la miniera a cielo aperto di Garzweiler. Tra le proteste dei cittadini: se infatti due terzi dei circa 1.500 abitanti dei cinque villaggi hanno accettato il ricollocamento, un terzo ancora non si arrende.

«Diritti umani prima del carbone»

«Il prossimo villaggio a essere distrutto sarà Keyenberg nel 2023. Al momento si trova a circa 200 metri da dove si svolgono le attività estrattive in corso», spiegano dal gruppo di cittadini Menschenrecht vor Bergrecht (Diritti umani prima dei diritti minerari).

«Non è solo una questione di non spostarci dal posto dove viviamo. La combustione del carbone è tra le maggiori cause dei cambiamenti climatici. Questo progetto di ampliamento è contrario all’Accordo di Parigi sul clima e danneggia l’ambiente», spiega a Osservatorio Diritti Andreas Cichy, uno dei componenti del gruppo.

La risposta di Rwe: il carbone servirà per centrali attive

Un portavoce di Rwe, il grande gruppo energetico tedesco cui fa capo anche la miniera di Garzweiler, replica a Osservatorio Diritti che fino al 2038, termine ultimo per l’uscita dal carbone secondo quanto previsto dal governo tedesco, «la lignite domestica continuerà a essere necessaria per la sicurezza delle forniture di energia. Per questo il reinsediamento dei villaggi dell’area mineraria renana è necessario. Il carbone sotto il villaggio di Keyenberg servirà nei prossimi anni per l’attività delle centrali ancora attive».

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Energia dal carbone in Germania fino al 2038

Secondo i dati raccolti dall’istituto Fraunhofer, nel 2019 la Germania ha ricavato dal carbone circa il 30% dell’elettricità generata. Nel 2017, secondo l’Agenzia europea per l’ambiente, la Germania è stata il Paese europeo dove si è bruciato più carbone. Questa fonte di energia genera oltre il 26% delle emissioni di gas serra del Paese secondo la campagna Europe Beyond Coal, contro una media europea del 15%. Sul territorio tedesco ci sono 74 centrali attive (fonte Global Energy Monitor), con la più alta capacità installata a livello europeo.

Le prime centrali dovrebbero chiudere entro il 2022, compresi alcuni impianti nella regione del Nord Reno-Westfalia, le ultime solo 16 anni dopo. Eppure, spiegano dalla ong ClientEarth che sostiene la campagna dei cittadini contro l’ulteriore espansione della miniera di Garzweiler, «tutti gli scienziati concordano: se qualcuno in Europa starà ancora bruciando carbone nel 2030, probabilmente tutti mancheremo gli obiettivi climatici globali. Il 2038 è veramente troppo tardi».

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La centrale di Neurath, dove viene bruciata la lignite estratta a Garzweiler – Foto: Craebby Crabbson (via Flickr)

Estrazione del carbone a Garzweiler

Garzweiler è un’enorme distesa di 48 chilometri quadrati e una capacità complessiva di lignite di oltre 1 miliardo di tonnellate. Qui l’attività estrattiva è iniziata più di un secolo fa. Secondo i dati ufficiali disponibili sul sito web della società Rwe, dalla miniera si estraggono ogni anno 35 milioni di tonnellate di lignite. Da qui poi il carbone viene mandato alle due grandi centrali di Neurath e Niederaussem, dove viene bruciato per produrre energia elettrica.

La miniera ha proseguito nel tempo la sua attività su terreni un tempo occupati da case, chiese, cimiteri. A spese dell’azienda, oltre agli edifici, è stato spostato anche il tracciato di due autostrade, smantellate e ricostruite perché d’intralcio allo sviluppo dell’attività estrattiva. E ora la Garzweiler punta ad espandersi nell’area dei cinque villaggi ancora in piedi.

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Carbone e proteste, la replica di Rwe

A giugno 2019 il sito è stato anche teatro di una grande protesta organizzata dall’associazione ambientalista Ende Gelände contro la dipendenza dalle fonti fossili. Centinaia di attivisti vestititi di bianco hanno invaso le nere distese del sito e sono stati sgombrati dalla polizia.

Da Rwe spiegano che il gruppo è in linea con gli obiettivi di lotta ai cambiamenti climatici e «si è impegnato a raggiungere la neutralità climatica entro il 2040. Questo significa che stiamo andando oltre i target nazionali e internazionali sul clima».

Carbone in Germania: la legge sugli espropri

In Germania, la legge prevede la possibilità di distruggere e spostare villaggi, infrastrutture, chiese e cimiteri per far posto all’attività mineraria. Secondo Klima Allianz, che raccoglie oltre 130 organizzazioni tedesche impegnate contro i cambiamenti climatici, ad oggi nel Paese oltre 120.000 persone sono state reinsediate per far posto all’estrazione di lignite. Al 2018, oltre 370 villaggi in Germania erano stati distrutti in tutto o in parte per l’attività mineraria.

«Oggi la legge tedesca permette lo sfratto delle persone dalle loro case e terre se questo è “nell’interesse pubblico”. Nel passato, il carbone e gli operatori del settore avevano la priorità, le autorità affermavano che gli sfratti erano giustificati legalmente per l’accesso al carbone sottostante. Pensiamo che questa interpretazione della legge sia datata: non prende in considerazione i cambiamenti climatici», spiega a Osservatorio Diritti l’avvocato ambientale Ida Westphal della ong ClientEarth.

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La protesta di Ende Gelände a giugno 2019 – Foto: Ende Gelände (via Flickr)

Miniere di carbone: due terzi dei cittadini in case nuove

Negli ultimi tre anni, racconta Andreas Cichy, «due terzi degli abitanti dei nostri villaggi hanno negoziato con Rwe: metà si sono spostati in una città più grande, l’altra metà nei nuovi villaggi costruiti a 10-15 km da qui».

Gli altri hanno scelto di resistere: «Nel 2019 abbiamo messo insieme le forze e acquistato un piccolo pezzo di terra tra la miniera e il villaggio di Keyenberg. Non siamo disposti a venderlo, e se la società dovesse chiederne l’esproprio, siamo già pronti a fare ricorso», prosegue Cichy.

Prima di loro, solo considerando i vicini villaggi di Otzenrath, Spenrath, Holz, Pesch, Immerath, Lützerath e Borschemich per cui sono disponibili informazioni sul sito Rwe,  più di altri 4.250 cittadini hanno dovuto accettare di veder demolire la propria casa e trasferirsi altrove.

Esproprio per il carbone «incostituzionale»

Da Rwe spiegano che il reinsediamento dei cinque villaggi prosegue: «Sono state completate circa 110 case. 70 sono in costruzione, altre 70 in progettazione. Uno stop ai ricollocamenti sarebbe socialmente irresponsabile, visto che la maggioranza dei residenti ha da tempo orientato i loro programmi di vita verso il nuovo sito». Dirk Tessmer, legale che rappresenta i cittadini del comitato, dice:

«Espropriare le case per il carbone è una grande violazione dei diritti fondamentali delle persone e, di fronte alla crisi climatica e al piano della Germania per affrancarsi dal carbone, crediamo che sia allo stesso tempo inappropriato e incostituzionale».

Carbone in Germania: cittadini pronti al ricorso

L’obiettivo del gruppo di cittadini è creare un precedente che, aggiunge Ida Westphal di ClientEarth, «rifletta lo spirito del tempo attuale: il cambiamento climatico è reale, minaccia le nostre vite quotidiane, e quindi oggi le case sono più importanti del carbone dannoso per il clima».

Al momento ci sono alcuni timidi segnali: «Le attività della centrale di Jänschwalde, nella Germania dell’Est, sono state sospese l’anno scorso dopo una causa sui suoi impatti ambientali. Ad Hambach, nella parte occidentale del Paese, una causa riguardante la protezione degli habitat ha fatto quasi naufragare l’espansione della miniera».

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“Futuro invece di distruzione” – Foto: 350.org (via Flickr)

Monumenti distrutti per far spazio alla miniera

Oltre a numerosi villaggi, intorno alla miniera sono stati rasi al suolo anche monumenti storici, rilocalizzati i cimiteri, le chiese sconsacrate e poi demolite. È stato distrutto, per esempio, il monastero di San Leonardo di Reisdorf, risalente alla fine del 1400. Così come sono andati perduti lo storico mulino di Immerath, datato XVII secolo, e il castello di Borschemich, la cui storia affondava le radici nel 1300.

Il fotografo di Salisburgo Arne Müseler segue la vicenda da 14 anni e ha documentato le demolizioni e il cambiamento dei paesaggi. Molto materiale è raccolto su un sito web dedicato al progetto nato quasi per caso. «Ho visitato la miniera a cielo aperto di Garzweiler per la prima volta nel 2006. In realtà volevo solo dare un’occhiata all’enorme buco della miniera a cielo aperto. Per una coincidenza sono arrivato per caso su un’autostrada chiusa, che era stata progettata per la demolizione, fino al villaggio completamente deserto di Otzenrath», racconta Arne.

L’impressione è stata forte e da allora «sono tornato molte decine di volte e il mio lavoro è passato dalla semplice fotografia degli edifici vuoti a un approccio più completo. Voglio mostrare come i luoghi si sviluppano nel tempo. Dal villaggio in fiore alla fossa, sotto tutti gli aspetti».

1 Commento
  1. Asia dice

    per una ricerca questo sito è molto completo mi dispiace per le persone che vivono in questi paesi e spero che vada tutto bene

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