Sepoltura musulmana: i cimiteri non hanno spazi per i fedeli di Allah
Per i musulmani in Italia mancano aree dedicate nei cimiteri. E spesso i Comuni non concedono le autorizzazioni necessarie in tempi utili. Sullo sfondo la mancanza di un protocollo d'intesa tra Stato e comunità islamiche
Prima dello scoppio della pandemia molti cittadini italiani di religione musulmana mettevano per iscritto di farsi inumare nei paesi di origine, sia per desiderio personale, sia per evitare la discriminazione. «Molte famiglie preferivano far rimpatriare i propri cari come richiesto per evitare che i Comuni di residenza rispondessero con un “no” alla richiesta di inumazione in uno spazio dedicato alla religione islamica. La questione delle sepolture per le nostre comunità è difficile, abbiamo sempre avuto problemi di concessione per aree riservate al nostro credo», dice Nadia Bouzekri, vice presidente dell’Unione comunità islamiche italiane (Ucoii).
La legge italiana, con il decreto 285/90 prevede al capo XX, articolo 100, che «i piani regolatori cimiteriali di cui all’art. 54 possono prevedere reparti speciali e separati per la sepoltura di cadaveri di persone professanti un culto diverso da quello cattolico».
Come per gli spazi dedicati ad altre fedi, soprattutto ebraica o ortodossa, dovrebbe esserci la possibilità di ottenere dei campi all’interno dei cimiteri per i credenti musulmani. Ma Bouzekri conferma come «prima dell’emergenza Covid 19 gli spazi assegnati alle nostre comunità fossero solo 48-50 in tutta Italia, in alcune regioni come il Lazio c’era uno solo spazio. Ora, dopo quasi due mesi di emergenza, abbiamo ottenuto altri 17 spazi e 10 sono in attesa di conferma. Sono comunque pochissimi per una comunità musulmana di oltre 2 milioni e 600 mila persone in tutta Italia».
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Sepoltura musulmana: rito religioso, risposte politiche
Il rito funebre islamico prevede una consequenzialità di azioni precise che iniziano con un lavaggio particolare del corpo e finiscono con la deposizione del corpo rivolto verso la Mecca. La direzione è chiamata Qibla e punta verso la città Sacra di Mecca, nell’attuale Arabia Saudita.
Questa richiesta è spesso utilizzata come difficoltà insuperabile da diverse amministrazioni locali. «Spesso ci vengono date delle risposte troppo evasive, legate alla modalità di inumazione che richiede il nostro rito. Ma sono risposte di natura evidentemente politica, perché è scomodo aprire ai musulmani», commenta Bouzekri. Nella fase emergenziale ogni rito funebre è stato ridotto all’essenziale, ma comunque non è bastato per convincere i politici locali ad acconsentire alle esequie islamiche.
«Ciascun comune può attuare deroghe per emergenze o casi particolari, ma nel caso della richiesta delle comunità islamiche è evidente il no politico. E non dipende dal colore dell’amministratore di turno, hanno dato parere negativo sia comuni di destra sia di sinistra», spiega Sumaya Abdel Qader, consigliera comunale di Milano.
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Sepoltura dei musulmani: passi avanti a livello nazionale
Oltre alla chiusura delle amministrazioni locali, il regolamento cimiteriale nazionale impone che i feretri ospitati siano solo di residenti, con possibilità di deroghe per casi eccezionali. «Dallo scoppio dell’emergenza c’è stata un’ottima risposta da parte delle istituzioni nazionali, il ministero dell’Interno ha spinto le prefetture ad adoperarsi per aprire nuovi recinti per le comunità islamiche locali, ben sapendo quanto sia difficile modificare il regolamento cimiteriale in questo momento così difficile», conferma Abdel Qader.
Ma malgrado il buon dialogo con le prefetture molte storie personali sono di sofferenza, aggiunta alla sofferenza della perdita. «Per aiutare i fedeli a procedere celermente con il funerale e l’inumazione abbiamo attivato un numero dedicato per raccogliere le richieste e farci mediatori come Ucoii con le amministrazioni locali, anche se spesso non basta», denuncia Bouzekri.
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Quando trovare un cimitero è un’impresa impossibile
In un paesino vicino a Brescia un’anziana signora di origini macedoni è morta in casa. I familiari hanno avviato la richiesta di inumazione nel cimitero, sottolineando la necessità dello spazio adatto alla fede musulmana. La richiesta è stata negata, con la motivazione che nel cimitero del paese non era possibile recintare una zona dedicata. I figli, insieme alla comunità musulmana di riferimento, hanno iniziato a cercare un Comune disposto ad accogliere la salma, un’attesa durata 5 giorni e finita con la necessità di far spostare il feretro di diversi chilometri.
La storia di una fedele albanese, deceduta per cause naturali, è assurda. Morta in un paesino senza cimitero islamico, dopo 14 giorni è ancora in attesa di inumazione perché i due Comuni del Triveneto dove la comunità islamica locale ha chiesto di poterla ospitare hanno dato parere negativo, in quanto residente fuori regione. La famiglia sta aspettando delle risposte da altri Comuni vicini, pronta a pagare il trasferimento e l’inumazione lontana da casa. Nadia Bouzekri denuncia altre storie simili:
«Molti fedeli morti in Calabria sono stati trasportati in Lazio o Campania per la chiusura delle amministrazioni locali. Famiglie distrutte dal lutto devono attendere, sperare e pagare perché i propri cari ricevano quello che la legge prescrive da trent’anni».
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Islam-Italia: serve un protocollo sulla sepoltura musulmana
Nel resto d’Europa i cimiteri sono aperti a qualsiasi culto, con regolamenti che tutelano la scelta del rito religioso e dei singoli modi scelti per la sepoltura. «Quando mi confronto con i miei parenti e conoscenti in Francia o Germania sento la loro incredulità rispetto a questa difficoltà tutta italiana. Sicuramente le nostre future generazioni non vorranno farsi rimpatriare, essendo nate qui, e il problema quindi dovrà essere risolto in via definitiva», sottolinea la consigliera comunale milanese.
Se per le altre due religioni monoteiste c’è un’intesa che regolamenta l’intera attività religiosa, per il culto islamico non si è ancora arrivati a un documento firmato tra Stato e comunità. «Il dialogo è iniziato molti anni fa, è chiaro che firmare un protocollo d’intesa è diventato la priorità e sarà il risultato ideale per evitare casi simili a questa epidemia», conclude Bouzekri.
Un’ulteriore difficoltà è data anche dalla scarsa conoscenza e informazione delle famiglie di origine, soprattutto per chi ha un unico parente in Italia che vive solo e isolato dalla propria comunità religiosa. «Oltre a dare un doveroso aiuto ai nostri fedeli qui, abbiamo dovuto informare in diversi paesi, soprattutto Marocco e Algeria, che in Italia non è obbligatoria la cremazione, vietata per il nostro culto. Avendo capito che le persone si stavano preoccupando per i propri cari, abbiamo rilasciato interviste e comunicati scritti perché le famiglie siano tranquillizzate rispetto alla procedura di inumazione, perché spesso le persone nei paesi musulmani non riescono a capacitarsi di questo ostacolo amministrativo», dice infine la vicepresidente dell’Ucoii.
Per Nora, l’articolo non dice affatto che ci sono comuni che negano la sepoltura a persone di religione islamica (ci mancherebbe!). Diche ce ci sono comuni che non accolgono le richieste dei familiari di defunti musulmani di dedicare una apposita area del cimitero delimitata o recintata ai soli defunti di religione islamica. Sono due cose completamente diverse.
Quelle persone che negano una sepoltura a dei defunti solo perché Di religione islamica si devono solo vergognare e sperare nella misericordia del Signore.Anche morti subiscono RAZZISMO e discrimanazione!!!!!Non e’ da paese civile e civilizzato.Che tristezza !