Violenza sulle donne e coronavirus: in anteprima i nuovi dati della Criminalpol
Osservatorio Diritti pubblica oggi i nuovi dati non ancora diffusi ufficialmente dalla direzione centrale della Polizia criminale, che ha condotto un'analisi sulla correlazione tra maltrattamenti in famiglia e la convivenza forzata a causa delle misure restrittive per contenere il coronavirus. Ecco cosa emerge
Convivenza forzata a causa delle misure restrittive per contenere il diffondersi del coronavirus e violenza domestica: che il binomio potesse rivelarsi drammatico era già stato detto, ma ora ci sono dei nuovi numeri a confermare questa emergenza nell’emergenza ai danni delle donne. Analisi e cifre frutto di uno studo della direzione centrale della Polizia criminale del Dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell’interno. Che Osservatorio Diritti oggi pubblica in anteprima. L’analisi mette in relazione i dati relativi ai reati in generale con quelli della violenza di genere:
«Le limitazioni alla libertà di circolazione costituiscono fattore di diminuzione del reato di atti persecutori, mentre, alla distanza, sembrano comportare un aumento del numero di maltrattamenti contro familiari e conviventi», si legge nel documento non ancora diffuso.
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Violenza sulle donne: i dati della Criminalpol
La premessa contenuta del documento ministeriale, che anticipa dati e tabelle, è chiara: «I divieti imposti in materia di circolazione delle persone fisiche potrebbero accentuare situazioni conflittuali preesistenti, determinando un sommerso di violenze e maltrattamenti».
In particolare, sono stati analizzati i reati relativi alla violenza di genere e i delitti potenzialmente riconducibili a liti familiari nel periodo 1°-31 marzo 2020, confrontandoli con quelli dell’analogo periodo del 2019.
Tre i reati presi in considerazione: atti persecutori, maltrattamenti in famiglia e violenze sessuali. «Nel periodo 2020 – si legge nel documento – i valori assoluti, pur inferiori a quelli del 2019, mostrano una progressiva diminuzione nelle prime tre settimane, ed un lieve incremento nella quarta settimana (289) rispetto alla terza (278)».
Anche entrando nel dettaglio dei tre distinti reati, l’andamento è coerente: gli atti persecutori – che passano da 52 della prima settimana a 13 dell’ultima settimana – e le violenze sessuali (184 nella prima settimana, 59 nell’ultima settimana di marzo), infatti, registrano una costante flessione nel periodo preso in esame. Mentre quello di maltrattamenti contro familiari e conviventi subisce, dopo un’iniziale diminuzione, un incremento a fine marzo, toccando infatti quota 217 nell’ultima settimana.
Ma per comprendere meglio la portata del fenomeno è necessario capire l’incidenza che sui reati commessi ha il genere, ovvero quanto i reati commessi siano stati perpetrati contro la donna. Nel capitolo “vittime dei reati spia” del documento ministeriale, si nota come, «per il reato di atti persecutori, l’incidenza delle vittime donne faccia rilevare un picco nel periodo 1-7 marzo (78,75 per cento), mantenendosi sempre su valori elevati, leggermente in flessione nell’ultima settimana (67,74%)».
E ancora: «La percentuale delle violenze sessuali si attesta sempre oltre il 90 per cento. Il reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi mostra un andamento costante sia per il numero rilevante di reati commessi (217 reati), sia per l’incidenza delle vittime donne, con una media sempre superiore al 75 per cento».
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Violenza sulle donne in Italia: il tema delle liti in famiglia e i femminicidi
Nel documento del dipartimento di pubblica sicurezza, un focus è stato dedicato ai reati – minaccia, lesione personale, percosse – che potessero evidenziare quei comportamenti, penalmente rilevanti, che potrebbero essere connessi a un permanere forzato in famiglia, «una panoramica sui quei reati che, commessi in ambito domestico, possono rivelarsi un termometro delle cosiddette liti in famiglia».
Emerge come i reati nel loro complesso abbiano un’importante flessione nel 2020, mentre l’incidenza di quelli commessi in ambito familiare fa registrare un tendenziale aumento. «In sintesi i reati commessi in ambito domestico nel periodo di marzo 2020 si attestano tra il 12 per cento ed il 20 per cento rispetto al totale, con un picco del 19,93 per cento nell’ultima settimana (nel 2019, l’incidenza era intorno al 12 per cento, ndr)».
E poi c’è il capitolo femminicidio. Anche qui l’analisi evidenzia un gap tra reato di omicidio in generale e femminicidio. Il dato generale degli omicidi a marzo 2020 si conferma in calo (11 a fronte di 38) rispetto all’analogo periodo del 2019; mentre le vittime donne mantengono comunque valori significativi: sia in generale (7 rispetto a 12), sia in ambito familiare/affettivo (6 a fronte di 8). Diminuiscono, invece, gli omicidi commessi da partner o ex partner (3 rispetto a 7).
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Coronavirus e violenza sulle donne: in calo il numero delle nuove richieste d’aiuto
A dare il senso di quanto la convivenza forzata a causa delle misure di contrasto al coronavirus rappresenti un problema per tante donne italiane, è anche la rilevazione effettuata dalla rete D.i.Re: è del 74,5% l’incremento percentuale delle donne che – dal 2 marzo al 5 aprile – si sono rivolte ai centri anti-violenza che fanno capo alla rete.
Nel dettaglio, ben oltre 1.200 donne in più si sono rivolte ai centri anti-violenza D.i.Re in poco più di un mese, «un dato – dicono dalla rete – che conferma quanto la convivenza forzata abbia ulteriormente esacerbato situazioni di violenza che le donne stavano vivendo».
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A preoccupare, tuttavia, sono le cosiddette nuove richieste di aiuto, «che rappresentano solo il 28 per cento del totale, nel 2018 rappresentavano il 78 per cento del totale delle donne accolte. E di queste solo il 3,5 per cento sono transitate attraverso il numero pubblico anti-violenza 1522», nota Paola Sdao, che con Sigrid Pisanu cura la rilevazione statistica annuale della rete D.i.Re.
Alla luce di questi dati è necessario fare delle precisazioni. Inizialmente, nei primi giorni di marzo, le richieste di aiuto da parte delle donne hanno registrato un calo (come abbiamo già raccontato, tra l’8 e il 15 marzo le chiamate al telefono rosa 1522 si sono dimezzate). La nuova rilevazione della rete D.i.Re, di fatto, si presenta coerente: sono pochi i contatti al 1522, a cui più spesso ricorrono le donne che per la prima volta decidono di farsi aiutare per uscire da una condizione di violenza domestica, ma c’è un incremento consistente da parte dei cosiddetti vecchi contatti, ovvero delle donne che hanno già stabilito un contatto con i centri anti-violenza.

«Oggi, ancora in piena emergenza, siamo nella stessa situazione di quando si è registrato il primo decesso per Covid-19», afferma Antonella Veltri, presidente di D.i.Re.
«I fondi del 2019 sbloccati dal Dipartimento Pari Opportunità il 2 aprile devono ora transitare per le Regioni: ad aggi nessuna Regione risulta essersi attivata. Non siamo ancora fuori dall’emergenza, nessun intervento è stato previsto per affrontare la situazione, mentre le richieste di supporto potrebbero aumentare ancora, come è già successo in Cina», denuncia la presidente Veltri.