Coronavirus: universalità e indivisibilità dei diritti umani durante la pandemia

La minaccia indiscriminata costituita dal nuovo coronavirus riporta in primo piano la natura universale e indivisibile dei diritti umani. Mentre ci sforziamo di proteggere il diritto alla salute, non possiamo dimenticare l'istruzione, i diritti dei lavoratori e la protezione dei più vulnerabili

di Mary McEvoy

L’11 marzo 2020 l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato che il nuovo coronavirus aveva raggiunto il livello d pandemia globale. In risposta, molti paesi hanno imposto misure di quarantena, chiuso scuole e aziende e posto restrizioni sui viaggi per limitare la diffusione del virus. «Proteggere», «resistere», «collaborare», «supportare» e «fare sacrifici» sono tra le espressioni che abbiamo sentito usare dai leader mondiali per creare solidarietà tra i propri cittadini durante questo periodo di incertezza.

Tuttavia, il compito di far fronte alla crisi di salute pubblica, tenendo conto allo stesso tempo degli effetti sull’economia e sulle persone più vulnerabili, non è semplice. È un compito che può aumentare la disuguaglianza sociale e minacciare i diritti umani (leggi gli articoli pubblicati da Osservatorio Diritti sul tema coronavirus e diritti umani).

Coronavirus: il diritto alla salute è compito degli Stati

Gli Stati hanno il dovere di prevenire, curare e controllare le malattie epidemiche come il Covid-19, al fine di garantire il diritto di ogni individuo a godere delle migliori condizioni di salute fisica e mentale (Art. 12, Convenzione sui diritti economici sociali e culturali). Dopo aver dichiarato un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale, l’Oms ha pubblicato delle raccomandazioni temporanee per impedire l’ulteriore trasmissione del nuovo coronavirus e mitigare l’impatto dell’epidemia in tutti i paesi.

Le misure sanitarie che gli stati decidono di adottare devono garantire il rispetto dei seguenti criteri: a) essere basate su prove scientifiche; b) costituire l’opzione meno invasiva ragionevolmente disponibile; e c) rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali dei viaggiatori.

Una risposta lecita e morale all’evoluzione della pandemia di Covid-19 richiede il raggiungimento di un delicato equilibrio tra l’adozione di azioni sufficienti per rispettare, proteggere e soddisfare il diritto alla salute e la riduzione al minimo di interferenze con altri diritti umani.

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coronavirus e diritti umani
Foto: Pixabay

Diritti umani e coronavirus: limitazioni e deroghe

L’attuale pandemia richiede drastiche misure sanitarie per salvare vite umane, tuttavia è importante tener conto dei criteri legali per limitare o andare in deroga ai diritti umani al fine di evitare misure arbitrarie, eccessive o di troppo ampia portata.

Per scopi specifici, inclusa la protezione della salute pubblica, il diritto internazionale prevede la possibilità di limitare la maggior parte dei diritti umani. Queste cosiddette “limitazioni ordinarie” devono essere determinate dalla legge, strettamente necessarie e proporzionate all’ottenimento di un obiettivo legittimo.

Le deroghe, che sospendono temporaneamente il godimento di determinati diritti, possono essere giustificate solo in situazioni di pubblica emergenza che minaccino la vita della nazione. Le deroghe devono essere rigorosamente necessarie in relazione alle esigenze determinate dalla situazione e gli Stati devono seguire le procedure di notifica espresse nel trattato.

In risposta al coronavirus, in tutto il mondo stiamo sperimentando gli effetti di drastiche limitazioni ed in alcuni Stati – tra i quali Armenia, Estonia, Georgia, Lettonia, Moldavia e Romania – di deroghe a molti diritti umani, come: la libertà personale, la libertà di movimento, il diritto a riunirsi, il diritto all’istruzione ed il diritto al lavoro. Le domande piuttosto tecniche riguardo alla proporzionalità delle limitazioni e la necessità delle deroghe richiederebbero approfondimenti giuridici per ciascun caso specifico. È chiaro, tuttavia, che dobbiamo essere meglio preparati per affrontare le emergenze, fornendo soluzioni alternative che garantiscano il godimento di tutti i diritti umani nella maggior misura possibile.

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Interdipendenza dei diritti umani

I diritti umani sono interdipendenti tra loro. In particolare, massimizzare l’istruzione, le condizioni del lavoro e la protezione delle persone vulnerabili sarebbe un atto reciprocamente vantaggioso anche per la salute pubblica.

Il diritto all’istruzione, l’insegnamento del virus ebola e il digital divide

L’istruzione è fondamentale ed indispensabile per la realizzazione degli altri diritti umani. La chiusura delle scuole in diversi paesi del mondo mette seriamente a rischio i diritti dei bambini non solo relativamente all’istruzione, ma anche all’alimentazione, alla salute e alla sicurezza. Le scuole spesso forniscono ai bambini dei pasti gratuiti ed informazioni accurate per promuovere salute, benessere e sviluppo. In assenza dell’abitudine di andare a scuola, la salute mentale dei giovani può soffrire a causa di sentimenti di ansia combinati con una mancanza di stimoli e socializzazione. Durante il periodo di permanenza a casa, i bambini più vulnerabili sono a maggior rischio di sfruttamento e abuso trovandosi in ambienti ristretti insieme alle loro famiglie, già sottoposte allo stress straordinario causato da maggiore incertezza, potenziale lutto e disoccupazione.

Riflettendo sull’esperienza analoga di chiusura delle scuole in risposta all’ebola, l’Unicef ha affermato che, più i bambini non frequentano la scuola, meno è probabile che vi ritornino. Sebbene garantire la continuità delle operazioni scolastiche o riaprire le scuole dopo averle chiuse richieda sforzi ed un elevato grado di controllo, se svolto correttamente potrebbe promuovere la salute pubblica.

Diverse ong e società tecnologiche hanno fornito suggerimenti e soluzioni a genitori e insegnanti per offrire opportunità di apprendimento alternative da casa. Queste misure sono apprezzabili, ma creano uno scenario in cui i bambini delle famiglie a basso reddito rischiano di rimanere esclusi. Il divario digitale tra coloro che hanno la possibilità di usare la tecnologia online e quelli che non la hanno è una fonte di discriminazione indiretta e questo è un problema che deve essere affrontato con urgenza.

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coronavirus e diritti umani
Dori, Burkina Faso – Foto: © UNICEF/UN0329274/Bindra

Tra diritti umani e coronavirus: il diritto di lavorare in sicurezza

Le posizioni di lavoro precarie e la mancanza di protezione sociale stanno intensificando gli effetti devastanti del coronavirus sui diritti umani. Alcune aziende sono state in grado di adattarsi allo smartworking, ma altre sono state costrette a ridurre l’orario di lavoro o a licenziare personale. Secondo le stime dell’Organizzazione internazionale del lavoro, oltre 25 milioni di persone potrebbero diventare disoccupate, ma solo un disoccupato su cinque può contare su sussidi di disoccupazione.

Ciò evidenzia la fragilità dell’economia di mercato e i problemi che devono affrontare i lavoratori autonomi, chi ha contratti a zero ore e chi non può beneficiare delle indennità di malattia. Oltre a influire negativamente sulla salute e sul benessere degli individui, la mancanza di assicurazioni economiche rende anche più difficile l’applicazione delle misure di quarantena e di allontanamento sociale sviluppate in risposta alle epidemie.

I governi hanno la responsabilità di ridurre al minimo il rischio di infortuni e malattie sul lavoro, ma nell’attuale pandemia molti non riescono a fornire agli operatori sanitari adeguati dispositivi di protezione e formazione per il controllo delle infezioni. In conformità con le normative sanitarie internazionali, al fine di prevenire, identificare e rispondere alle epidemie, vanno costruite e sostenute capacità resilienti a livello nazionale e globale.

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diritti umani e coronavirus
Foto: PIxabay

Proteggere i più vulnerabili dal nuovo coronavirus

Gli stati devono fare accomodamenti speciali per garantire equa accessibilità ai servizi sanitari ai gruppi più vulnerabili della società. Le disuguaglianze socioeconomiche risultano accentuate durante le emergenze o i disastri. Di fronte alla pandemia attuale, le persone in custodia e negli istituti di cura sono particolarmente a rischio perché vivono spesso in stretta vicinanza, il che consente al virus di diffondersi rapidamente. Anche nei campi profughi in cui bambini e famiglie vivono in tende sovraffollate in condizioni antigieniche e con scarso accesso alle strutture sanitarie.

Le Nazioni Unite hanno lanciato il piano di risposta umanitaria globale al Covid-19, chiedendo ai governi di sostenere – sia finanziariamente, sia politicamente – gli interventi globali per limitare la diffusione del nuovo coronavirus. Come sintetizza il segretario generale dell’Onu, António Guterres, «la solidarietà globale non è solo un imperativo morale, è nell’interesse di tutti». Una mancanza di azione per proteggere i gruppi più vulnerabili da Covid-19 consentirà al virus di sopravvivere, mutare e continuare a circolare in tutto il mondo.

Coronavirus, un campanello d’allarme per universalità e indivisibilità dei diritti umani

La pandemia di Covid-19 è un campanello d’allarme per la società e l’economia globalizzate in cui viviamo. Il pericolo è che gli stati nazionali prendano misure miopi per proteggere i propri interessi, concentrandosi sull’immediata crisi sanitaria ed economica all’interno dei propri confini.

È necessario adottare un approccio più olistico ai diritti umani al fine di proteggere i più vulnerabili e costruire la resilienza globale nel nostro mondo interdipendente. Mentre ci sforziamo di proteggere il diritto alla salute, non dobbiamo trascurare l’istruzione, i diritti dei lavorarti e la protezione dei più vulnerabili.

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