Bangladesh: chi parla di coronavirus rischia l’arresto
Usando una legge sulla sicurezza digitale, le autorità del Bangladesh hanno arrestato più di dieci persone per commenti sui social network relativi alla gestione dell'epidemia di coronavirus. Tra questi un medico, attivisti dell'opposizione e studenti. Lo denuncia Human Rights Watch
da Chiang Mai (Thailandia)
Mentre il coronavirus colpisce anche il Bangladesh, il governo mette a tacere tutti quelli che esprimono preoccupazioni per la gestione dell’epidemia. A denunciarlo è un documento di Human Rights Watch (Hrw), secondo il quale, dalla metà di marzo, usando una legge sulla sicurezza digitale, le autorità avrebbero arrestato più di dieci persone per commenti sui social network. Tra questi si trovano un medico, vari attivisti dell’opposizione e studenti.
«Il governo ha la responsabilità di prevenire la diffusione di disinformazione sul Covid-19, ma questo non significa mettere a tacere tutti coloro che hanno sincere preoccupazioni o critiche sulla gestione della crisi da parte delle autorità», ha affermato Brad Adams, direttore asiatico di Hrw.
«Il governo dovrebbe smettere di abusare della libertà d’informazione e assicurarsi che le persone siano adeguatamente informate sui piani di prevenzione, contenimento e cura mentre viene combattuto il virus», ha aggiunto.
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Coronavirus in Bangladesh: monitorate Tv e social
Secondo quanto riporta l’organizzazione, le autorità avrebbero emesso una circolare dove venivano nominati quindici funzionari che avevano il compito di monitorare canali televisivi alla ricerca di false notizie sulla situazione del coronavirus in Bangladesh. «Non verranno monitorate solo le Tv, ma anche tutti gli altri media, compresi i social», ha dichiarato Mizan Ul Alam, segretario aggiuntivo del ministero dell’Informazione.
«Invece di contrastare Facebook e arrestare le persone per la pubblicazione di post sul Covid-19, le autorità del Bangladesh dovrebbero concentrare l’energia sull’arresto effettivo della diffusione del virus», ha affermato Adams. «Questo include il rispetto della libertà accademica e il diritto alla libertà di parola e la garanzia che tutti abbiano accesso a informazioni accurate sulla diffusione e l’impatto del virus», ha concluso.
La risposta del governo di Dacca a Human Rights Watch
Il ministro degli Interni, Asaduzzaman Khan Kamal, ha respinto la dichiarazione della ong, dichiarando che il governo è impegnato nella lotta al coronavirus, non alla libertà d’espressione, ammettendo l’arresto di alcune persone.
«Coloro che hanno diffuso disinformazione e voci errate sono semplicemente criminali e trasgressori della legge, indipendentemente dalle professioni a cui appartengono», ha dichiarato il ministro a BenarNews.
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Bangladesh, storie degli arrestati: hanno parlato del Covid-19
Sul rapporto di Hrw si legge che il 20 marzo la polizia ha arrestato Saddam Hossain Ovi, per aver diffuso voci sui diversi casi di infezione nella città di Manikganj. Il 21 marzo, invece, è toccato al dottor Iftekhar Adnan, dopo che una sua clip audio dove sosteneva che il bilancio delle vittime del coronavirus sarebbero in aumento e che il governo starebbe modificando le informazioni, è diventata virale. Anche lui è stato arrestato ai sensi del Digital Security Act.
Il 22 marzo, continua il documento dell’organizzazione, la polizia ha arrestato Sumon Sawdagar, sostenitore del partito d’opposizione Bangladesh Nationalist Party (Bnp), dopo che l’uomo avrebbe criticato su Facebook i funzionari governativi per le loro «osservazioni irresponsabili sul Covid-19».
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Anche altre persone sarebbero state arrestate per aver postato sui social. Tra queste Shahidul Islam Russel e Abdul Ahad, per aver diffuso la notizia che un agente di polizia avrebbe contratto il virus. E ancora, il 25 marzo, il ministero dell’Educazione ha sospeso temporaneamente due insegnanti di un college per aver pubblicato «dichiarazioni e foto provocatorie su Facebook, incompatibili con le attività integrate in corso del governo».
Coronavirus in Bangladesh: i dati aggiornati
Secondo i dati ufficiali, diffusi quotidianamente dal ministro della Sanità Zahid Maleque, attualmente i casi di contagi confermati in Bangladesh sono 218, con 20 vittime e 33 persone ricoverate.
Il Paese, salvo novità, sarà bloccato almeno fino al 16 aprile. Come in gran parte del mondo, la popolazione è stata invitata a rimanere in casa e tutti gli esercizi commerciali che non vendono beni di prima necessità sono stati chiusi.
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Il dramma degli anziani Rohingya rifugiati in Bangladesh
I rifugiati Rohingya più anziani residenti nei campi sovraffollati del Bangladesh rischiano di essere lasciati indietro nel contesto della risposta umanitaria alla coronavirus, ha denunciato in una nota Amnesty International, pronosticando conseguenze devastanti per queste persone particolarmente vulnerabili al contagio.
«Le donne e gli uomini Rohingya più anziani sono in pericolo imminente, con alcuni di loro che non ricevono nemmeno le informazioni più basilari su ciò che sta accadendo e su come possono stare al sicuro», ha affermato Matt Wells, vicedirettore del Crisis Response dell’organizzazione.