Coronavirus Thailandia: stato di emergenza e solidarietà
Le persone contagiate da coronavirus in Thailandia sono oltre 1.600, dieci i decessi. Il Paese è bloccato e chiuso agli stranieri. In questa situazione di emergenza, un grande senso di solidarietà coinvolge tutta la popolazione
da Chiang Mai (Thailandia)
L’incubo del coronavirus è arrivato anche in Thailandia. Da ormai quasi due settimane gran parte del Paese asiatico è bloccato. Attualmente, secondo i dati ufficiali diffusi quotidianamente dal ministero della Sanità pubblica, le persone che hanno contratto il Covid-19 sono oltre 1.600, con 10 decessi.
Per contrastare l’aumento dei contagi, sin dai primi casi, il premier Prayut Chan-o-cha aveva chiesto alla popolazione di rimanere a casa e di evitare qualsiasi spostamento non necessario. All’inizio i divieti imposti hanno portato alla chiusura di bar, centri massaggi, palestre e all’annullamento dei festeggiamenti per il Songkran, il capodanno thai, che viene calcolato in base al calendario buddista e che quest’anno si sarebbe dovuto celebrare dal 13 al 16 aprile.
Poi la chiusura di gran parte delle frontiere via terra con la Cambogia, il Laos e il Myanmar. Fino ad arrivare al blocco totale. Nessun farang (straniero), infatti, può più entrare nella «Terra dei Sorrisi», esclusi i diplomatici e pochi altri autorizzati. Anche quasi tutti i voli d’uscita per l’Europa sono stati cancellati.
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Coronavirus Thailandia: dall’isola di Phuket ai servizi, chiude tutto
Dal 26 marzo il Paese è entrato in stato di emergenza e, dopo varie riunioni, il primo ministro ha emanato ulteriori restringimenti, che hanno portato alla chiusura di quasi tutti i servizi commerciali, tranne supermercati, farmacie e ristoranti da asporto. All’inizio gli obblighi erano destinati solo alla provincia di Bangkok, ma nei giorni a seguire quasi tutte le province hanno fatto lo stesso.
Dal 30 marzo, l’isola di Phuket, una delle località turistiche più note della Thailandia, è stata completamente chiusa. Gran parte dei collegamenti, infatti, sono stati bloccati dal governatore locale Pakkapong Taweepat.
Il decreto, che riprende una legge fatta nel 2005, prevede che Prayut Chan-o-cha ha il potere esecutivo di dichiarare ulteriori misure per contenere il virus, tra cui dare maggiore autorità ai funzionari governativi e applicare il coprifuoco. Fino ad ora non sono state attuate misure così drastiche. La situazione, però, è in continua evoluzione e non si esclude che nei prossimi giorni potranno essere aggiunti nuovi divieti.
«Il governo thailandese non ha ancora in programma di imporre un coprifuoco per frenare la diffusione del Covid-19, ma applicherà rigorosamente tutte le restrizioni necessarie», ha spiegato il vicepremier Wissanu Krea-ngam.
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In Thailandia «nessuno sarà lasciato indietro»
Intanto il governo ha anche aperto la campagna «Nessuno sarà lasciato indietro», che prevede un contributo di 5mila baht (circa 140 euro) per tre mesi a tutti i lavoratori autonomi o con un contratto temporaneo che inevitabilmente stanno risentendo economicamente di questa situazione.
In meno di 24 ore, attraverso un sito web fatto ad hoc, sono state quasi 20 milioni le persone che ne hanno fatto richiesta. Da oggi, a chi ne avrà diritto, saranno inviati direttamente sul conto corrente personale.
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Il supporto ai medici e i casi di solidarietà diffusa
Nonostante la situazione di emergenza, un grande senso di solidarietà ha coinvolto tutto il Paese. Pochi giorni fa è stata lanciata la campagna #GoWith20 su Twitter per chiedere alla popolazione di donare 20 baht, circa 50 centesimi di euro, «per sostenere gli operatori sanitari, i “veri eroi”, fornendo loro equipaggiamento protettivo e cibo». Sebbene questa compagna sia partita da persone comuni, è stata subito sostenuta da diversi personaggi dello spettacolo e grandi imprenditori.
Una delle tantissime storie di solidarietà è quella di Jongjai Kitsawang, proprietaria di un famoso ristorante di Bangkok, che ha deciso di donare gratuitamente 1.200 pasti al giorno al personale medico di diversi ospedali della capitale. «Mi sveglio alle quattro ogni mattina per preparare il cibo», ha raccontato al Bangkok Post. «Sono sfinita, ma sono felice di aiutare chi costantemente lavora per salvare la vita delle persone».
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Mentre Kitsawang porta il cibo agli ospedali, la catena di ristoranti Oshin offre da mangiare a chiunque abbia perso il lavoro a causa della crisi. «La maggior parte dei nostri clienti sono stati colpiti da problemi economici», ha spiegato Jantima Yokkam, proprietario di uno dei negozi. «In questo momento difficile vogliamo aiutarli e vederli tornare a mangiare da noi quando tutto sarà finito».
Anche i monaci stanno facendo la loro parte. Al tempio Wat Song Savoey, nella provincia di Chai Nat, ogni giorno vengono donati 200 pasti a tutte le famiglie che in questo momento di difficoltà ne hanno bisogno. «In un momento così difficile, tutti i templi dovrebbero intensificare i loro aiuti», ha detto l’abate Phra Kru Prakarnsarawut.