Mozambico: abbandonato a fame e violenza a un anno dai cicloni
Ad appena un anno di distanza dal passaggio di due cicloni che hanno devastato il Mozambico, il Paese potrebbe essere abbandonato a se stesso per mancanza di fondi a livello internazionale
Il Mozambico ha fame, ma i soldi per sfamarlo scarseggiano e ora c’è il rischio concreto di un’interruzione degli aiuti internazionali. A lanciare l’allarme è il Programma alimentare mondiale (Pam), a un anno da quando il ciclone Idai e, poco dopo, il ciclone Kenneth, hanno colpito l’Africa centro orientale con una enorme forza distruttiva.
Non sono le uniche difficoltà che sta attraversando il Mozambico, già segnato dall’insicurezza alimentare e dall’instabilità politica. Nel 2019 le elezioni si sono svolte riconfermando il presidente in carica tra numerosi brogli e violazioni denunciati dagli osservatori europei, mentre il nord del Paese è attraversato dalle violenze. Sullo sfondo, la scoperta di giacimenti di gas al largo delle coste settentrionali del Paese promette forse sviluppo economico per qualcuno, mentre la moneta è in caduta libera.
One year ago, when #CycloneIdai hit Beira in Mozambique, WFP deployed staff, trucks, planes, helicopters and even amphibian vehicles to make sure we could save lives even in the most inaccessible locations. pic.twitter.com/68h0NmipyI
— World Food Programme (@WFP) March 14, 2020
Mozambico: le conseguenze del clima che cambia
Nel 2019, per la prima volta in un’unica stagione delle piogge il Mozambico è stato colpito da due cicloni devastanti. Il Paese è tra i più poveri al mondo. Le emissioni di CO2 pro capite sono oltre 50 volte inferiori a quelle di uno statunitense. Eppure nel 2019 il Mozambico ha pagato molto caro il costo di un cambiamento climatico di cui ha ben poche responsabilità.
Prima, tra il 14 e il 15 marzo 2019, il ciclone Idai aveva colpito con venti fortissime e piogge la provincia di Sofala e le altre dell’area centrale e meridionale (Manica, Tete, Zambezia), facendo innalzare i fiumi anche di 10 metri e distruggendo molti villaggi. Anche Zimbabwe e Malawi erano stati duramente colpiti da Idai.
Una potenza distruttiva ancora maggiore l’ha dispiegata il ciclone Kenneth, che il 25 aprile 2019 aveva devastato l’area di Cabo Delgado e Nampula, nel nord del Paese, con venti fino a 220 km orari: il ciclone più potente mai registrato in Africa.
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Solo il ciclone Idai ha causato conseguenze per 1,5 milioni di persone, uccidendone oltre 600 e causando più di 1.600 feriti. Oltre 715 mila ettari di terre coltivate sono state allagate, compromettendo i raccolti.
Secondo il rapporto delle organizzazioni internazionali che hanno valutato la situazione dopo il disastro, il passaggio di Idai e Kenneth ha causato danni e perdite per 3,2 miliardi di dollari, circa un quinto del Prodotto interno lordo del Paese.
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91 milioni di dollari per risollevare il Mozambico
Nelle settimane successive al ciclone Idai, il Programma alimentare mondiale ha portato aiuti a 1,8 milioni di persone, ma molte altre hanno ancora bisogno di sostegno per rialzarsi. A febbraio, il Pam ha dovuto dimezzare le razioni alimentari distribuite a mezzo milione di persone nella zona di Sofala, la provincia maggiormente toccata dal ciclone, a causa della mancanza di finanziamenti. E a marzo 2020, se non arriveranno fondi supplementari, dovrà interrompere il proprio programma di aiuti.
One year since #CycloneIdai devastated Mozambique, many people in the country are facing a bleak and uncertain future.@WFP is working to support those struggling to rebuild their lives. https://t.co/O7Pzb2Yl9c pic.twitter.com/KbcMOhDPVy
— United Nations (@UN) March 15, 2020
Secondo le Nazioni Unite, servirebbero altri 91 milioni di dollari per aiutare le persone a ripartire. Tra le principali emergenze a cui rispondere c’è, prima di tutto, la fame. Il Mozambico è tra i Paesi maggiormente afflitti dalla malnutrizione e a fare le spese delle conseguenze negative del ciclone sono stati soprattutto i più poveri.
Molte delle 250 mila famiglie la cui casa è stata distrutta da Idai erano contadini che hanno perso il raccolto e non hanno potuto far ritorno ai propri villaggi: oggi, tra le comunità colpite da Idai, il 43% dei bambini sotto i 5 anni soffre di grave malnutrizione.
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Non solo fame: in Mozambico un mix pericoloso
La fame non è l’unico grave problema che si trova ad affrontare il Mozambico. A ottobre 2019 il Paese è stato chiamato alle urne per eleggere il presidente, il parlamento e i governatori delle province. Frelimo, il partito del presidente uscente Filipe Nyusi, ha vinto con il 73% dei voti. Il candidato del partito di opposizione Renamo, Ossufo Momade, ha ottenuto il 22 per cento.
Nel suo rapporto pubblicato a febbraio 2020, la missione di osservazione elettorale dell’Unione europea (Eu Eom) ha denunciato brogli elettorali diffusi, mettendo in discussione la legittimità del voto. Gli osservatori hanno evidenziato irregolarità in tutte le fasi delle elezioni, evidenziando brogli nel conteggio dei voti, nelle stime di affluenza, nella gestione dei registri elettorali. Inoltre, l’azione di monitoraggio indipendente da parte di agenti del partito di opposizione e di gruppi di osservatori nazionali indipendenti è stata ristretta.
Lo stesso Momade non ha riconosciuto l’esito delle elezioni denunciando le irregolarità e ha presentato ricorso alla Corte suprema. Questa però lo ha respinto per mancanza di prove.
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Mozambico del Nord tra gas naturale e violenze
A mettere a dura prova il Paese sono anche le violenze perpetrate nel Nord del Paese. L’alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) a inizio febbraio ha reso noto che almeno 100 mila persone stavano fuggendo dalla provincia settentrionale di Cabo Delgado, già colpita dal ciclone Kenneth, a causa del riacutizzarsi delle violenze.
«Nei mesi passati si è registrato un drastico aumento di aggressioni brutali perpetrate da gruppi armati, le ultime settimane sono state il periodo più instabile dagli incidenti scoppiati nell’ottobre del 2017. In totale, nella provincia sono stati registrati almeno 28 attacchi dall’inizio dell’anno», ha dato l’allarme Unhcr il 7 febbraio.
Il nord del Paese è anche l’area ricca di gas naturale, con giacimenti al largo delle coste. Secondo l’Economist Intelligence Unit, nel 2024, grazie alle esportazioni di gas l’economia del Mozambico potrebbe crescere quasi del 10 per cento. A beneficio di chi, però, non è ancora chiaro.