Pena di morte: abolita in Colorado, ma nel mondo la barbarie continua
Negli Stati Uniti, dove l'anno scorso sono state giustiziate oltre 20 persone, salgono a 22 gli Stati che hanno cancellato la pena di morte. Nel mondo la situazione sta migliorando. Anche se la Cina continua a tenere nascosti i dati. Ecco a che punto siamo
Il Colorado è il 22esimo Stato americano ad abolire definitivamente la pena di morte. La proposta è stata avanzata dal governatore democratico Jared Polis ed è stata approvata il 26 febbraio con 38 voti favorevoli e 27 contrari, tra cui anche quelli di alcuni dem.
«Raramente ci viene chiesto di prendere decisioni su argomenti così delicati. Rispetto e capisco, quindi, i miei colleghi che hanno deciso di votare in modo diverso», ha detto il capogruppo democratico alla Camera Alec Garnett.
«Credo in una società che utilizza le proprie risorse per la riabilitazione, non per i processi; nelle cure contro la tossicodipendenza e non nella somministrazione di iniezioni letali», ha aggiunto.
La discussione sul tema della pena di morte
La decisione è arrivata dopo 11 ore di intense discussioni su temi tanto giuridici quanto morali ed etici. I rappresentanti repubblicani hanno portato avanti una ferma opposizione, chiedendo di indire un referendum popolare e ricordando le sofferenze tutt’oggi sopportate da familiari delle vittime di stragi che hanno insanguinato la storia del Colorado: tra tutte Columbine, nel 2009, e Aurora, nel 2012.
L’abolizione della pena capitale entrerà in vigore il 1° luglio. Questo mette in dubbio il futuro di tre uomini attualmente nel braccio della morte in Colorado e in attesa dell’esecuzione. Anche se, infatti, in via teorica la nuova legge non dovrebbe cambiare il loro destino, Polis ha aperto il dibattito riguardo alla possibilità di chiedere la grazia e di commutare la pena in ergastolo. «Tutte le richieste di clemenza verranno valutate in maniera individuale», ha detto il suo portavoce, Conor Cahill.
In Colorado l’ultima esecuzione risale al 1997, quando l’omicida e stupratore Gary Lee Davis fu ucciso in una prigione di massima sicurezza a sud della capitale Denver. A sua volta, Davis era il primo caso dal 1967, trent’anni prima.
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La pena di morte negli Usa
La decisione storica del Colorado ha portato a 22 il numero di Stati americani in cui la pena di morte è stata abolita. In altri 28 Paesi la pratica è ancora legale, tra cui la grande maggioranza di quelli del Sud e molti dell’Ovest.
Nel 2019 in America le persone nel braccio della morte erano 2.656. Può sorprendere forse che lo Stato in cima alla classifica, con 729 persone in attesa di condanna, fosse proprio la liberale California, dove però il governatore democratico Gavin Newsom ha imposto una moratoria che di fatto impedisce il compiersi delle esecuzioni sotto il suo mandato.
Con questa presa di posizione Newsom ha sfidato la volontà dei cittadini che, interrogati con ben due referendum, sia nel 2012 sia nel 2016, si sono espressi a favore della pena di morte. La moratoria è stata introdotta anche in Oregon e Pennsylvania.
Il report relativo al 2019 rilasciato dal Death Penalty Information Centre afferma che, lo scorso anno, il 91% delle esecuzioni è avvenuto nel Sud degli Stati Uniti: nel solo Texas sono state eseguite nove condanne su un totale annuale di 22. Seguono Tennessee, Alabama e Georgia con tre esecuzioni ciascuno. Per nove anni consecutivi, inoltre, nessuno Stato ad est del Texas ha portato a termine un’esecuzione.
Tra le 22 persone condannate nel 2019, si nota come a 19 fosse stata diagnosticata qualche forma di malattia mentale, danno cerebrale, trauma infantile o un quoziente intellettivo che denota disabilità intellettiva.
Quattro di loro erano minorenni quando fu commesso il crimine e cinque affermarono che un loro complice era in realtà altrettanto, se non più, colpevole.
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Pena di morte nel mondo: mancano i dati della Cina
Complessivamente, la situazione a livello globale sta migliorando. Più di due terzi dei Paesi hanno abolito la pena capitale e il rapporto di Amnesty International “Condanne a morte ed esecuzioni”, relativo al 2018, ha registrato un calo del 30% nelle esecuzioni, raggiungendo così il valore più basso degli ultimi 10 anni.
Il report si basa sui dati ufficiali diffusi dai governi nazionali: la grande esclusa è la Cina, dove il ricorso alla pena di morte è coperto dal segreto di Stato, ma che si pensa «continui a condannare a morte migliaia di persone» ogni anno.
Iran, Arabia Saudita, Vietnam e Iraq: i paesi dove la pena di morte colpisce di più oggi
Nel 2018 sono state portate a termine 690 esecuzioni in tutto il mondo: un dato che, seppur ancora esorbitante, fa ben sperare se confrontato con le 993 dell’anno precedente. Il trend positivo è stato sicuramente aiutato dai dati riscontrati in Paesi considerati critici come l’Iran, dove, grazie ad una legge che ha salvato migliaia di narcotrafficanti dal braccio della morte, le esecuzioni sono diminuite del 50 per cento.
Simile la situazione di Iraq e Pakistan, dove è stato registrato un calo del 30% circa. Nonostante questi risultati, raggiunti in Paesi che attraversano situazioni critiche, il 78% di tutte le sentenze capitali sono state eseguite in soli quattro Stati: Iran, Arabia Saudita, Vietnam e Iraq.
La pena di morte in Italia
Nella patria di Cesare Beccaria la pena di morte è stata abolita definitivamente il 1° gennaio 1948, con l’entrata in vigore della Costituzione approvata dall’Assemblea Costituente. La sanzione è però rimasta nel Codice penale militare di guerra fino al 1994, quando fu sostituita con l’ergastolo.
L’ultima esecuzione in Italia risale a più di 60 anni fa: a Torino, nel 1947, tre uomini vennero fucilati in quanto ritenuti colpevoli della strage di Villarbasse.