Festa delle donne dell’8 marzo: storia, significato e diritti violati

Dall’aumento della violenza di genere legata alla crisi climatica alla perdita dei centri antiviolenza, passando per disparità occupazionale e salariale. Sono tanti i motivi per cui è necessario ricordare significato e storia dell’8 marzo, la Festa delle donne. E tanti anche quelli che fanno dire a molti che la Festa delle donne non va festeggiata

Anche in questa Festa delle donne 2020, l’8 marzo è un passaggio decisivo per fare il punto della situazione in tema di parità di diritti e violazioni. E, osservando con attenzione alcune recenti analisi, si trovano elementi di novità ancora poco esplorati. Come quelli evidenziati dal report condotto dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), ong con sede in Svizzera che dal 1999 ha ottenuto lo status di osservatore dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

L’aumento di violenza domestica, matrimoni forzati e ricatti sessuali in cambio di generi di prima necessità in alcune aree del mondo, sottolineano i ricercatori, è legato alla crisi climatica.

Lo studioViolenza di genere e legami ambientali: la violenza della disuguaglianza” (Gender-based violence and environment linkages : the violence of inequality) sottolinea come la competizione per l’accaparramento delle risorse naturali sempre più scarse possa esacerbare queste forme di violenza di genere.

«Il degrado ambientale ora influenza le nostre vite in modi che stanno diventando impossibili da ignorare, dal cibo ai posti di lavoro alla sicurezza. Questo studio ci mostra che il danno che l’umanità sta infliggendo alla natura può anche alimentare la violenza sulle donne di tutto il mondo, un legame che finora è stato ampiamente trascurato».

Questo monito viena dalla dottoressa Grethel Aguilar, direttrice generale della Iucn. Lo studio, risultato del progetto decennale Agent, ha raccolto e analizzato migliaia di fonti, documenti e testimonianze.

Tra i principali casi-studio sono stati evidenziati il traffico di esseri umani nelle miniere illegali di alcuni stati del Sud America, gli abusi sessuali e il lavoro minorile nell’industria della pesca illegale nel Sud est asiatico e lo sfruttamento sessuale legato al disboscamento illegale e al commercio del carbone in alcuni Paesi dell’Africa.

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Foto: PIxabay

Festa delle donne 2020: discriminazioni e spazi persi

Dall’Iva al 22% sugli assorbenti, perché ancora non considerati beni di prima necessità con aliquota ridotta, alle assicurazioni con premi più alti: la discriminazione subita dalle donne è diversificata, fino a tradursi in vere e proprie violazioni dei diritti come la disparità salariale o l’aborto.

In altri casi sfocia anche in forme ambigue di violenza, come la violenza ostetrica. In un comunicato stampa del novembre 2019, l’osservatorio sulla violenza ostetrica in Italia ha sottolineato come in Italia il 21% delle madri avrebbe dichiarato di aver subito violenza ostetrica durante il parto, mentre 4 donne su 10 dichiarano di aver subito pratiche lesive della propria dignità o integrità psicofisica.

Centri antiviolenza: per la Convenzione di Istanbul sono pochi

Gli spazi per le donne e, in particolare i centri antiviolenza, stanno attraversando un momento difficile. Il 26 febbraio 2020 il centro antiviolenza e casa di rifugio Lucha y Siesta è stato mandato all’asta dal tribunale fallimentare di Roma. Lo stabile, di proprietà dell’azienda municipalizzata Atac, rappresentava dal 2008 un luogo di riferimento per le donne in fuga da violenza domestiche.

La  Convenzione di Istanbul del 2011 raccomanda un centro antiviolenza ogni 10 mila abitanti. Nonostante questa indicazione, a Roma sono disponibili solo 25 posti letto per donne che scappano dalla violenza domestica, il 60% dei quali forniti da Lucha y Siesta.

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Perché non festeggiare la festa delle donne: un femminicidio ogni 15 minuti

Sono 88 le donne uccise ogni giorno, una ogni 15 minuti. I numeri contenuti nel dossier Questo non è amore, pubblicato il 25 novembre del 2019, parlano chiaro. Nel report sulla violenza sulle donne nel 2019 si sottolinea come nell’80,2 % dei casi il protagonista dell’abuso è un amico o familiare della vittima. Il 2019 ha però dimostrato come la violenza contro le donne, in particolare quella sessuale, possa essere usata anche come arma politica per reprimere manifestazioni di piazza.

Secondo l’ultimo report di Amnesty International sulle “Proteste e uso eccessivo della forza: il risveglio della società civile represso dai governi del mondo”, pubblicato il 13 gennaio 2020, durante le manifestazioni in Cile la Procura avrebbe registrato oltre 1.000 denunce per maltrattamenti e almeno 70 denunce per violenza sessuale a carico di pubblici ufficiali.

Inoltre, secondo l’Istituto nazionale dei diritti umani (Indh) del Cile, in un solo mese di proteste il numero di denunce per casi di violenze o abusi sessuali sarebbe quadruplicato rispetto agli ultimi 9 anni.

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Foto: Collettivo Mujeres Libres Bologna

Festa delle donne: storia e significato dell’8 marzo

Da oltre 100 anni si celebra la Giornata internazionale della donna, in Italia meglio conosciuta come Festa delle donne. Eppure le donne in tutto il mondo continuano a essere sfruttate, sottopagate, discriminate e abusate. Per questa ragione, oltre a celebrare questa giornata con un mazzo di mimose, è sempre più necessario ricordarne le origini.

Il primo Woman’s day, Giorno della donna, è stato istituito negli Stati Uniti il 28 febbraio del 1909 su iniziativa del Partito socialista. Già un anno prima, nel 1908, circa 15.000 donne avevano marciato unite per le strade di New York per rivendicare migliori retribuzioni e uguali diritti civili, compreso quello di voto.

Nel 1910 l’idea di una giornata internazionale dedicata alla donna venne proposta da Clara Zetkin, a capo dell’Ufficio delle donne del Partito socialdemocratico tedesco, e nel il 19 marzo 1911 iniziò a essere celebrata in Austria, Danimarca, Germania e Svizzera.

Il 25 marzo del 1911, un terribile incendio distrusse la fabbrica Triangle a New York, causando la morte di più di cento di donne e di una ventina di uomini. L’incidente, fatto erroneamente risalire all’8 marzo 1908, è entrato nell’immaginario collettivo come il vero impulso all’istituzione della giornata della donna. Tuttavia, il rimando a questo incendio come origine dell’8 marzo ha anche contribuito a rafforzare lo stereotipo della donna come vittima invece che come attiva protagonista della vita sociale e politica.

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Foto: Collettivo Mujeres Libres Bologna

Festa della donna: 8 marzo tra femminismo e linguaggio

Lo sciopero è stato un elemento intrinseco alla giornata della donna. Le donne e operaie di San Pietroburgo si riunirono appunto in sciopero, l’8 marzo del 1917, con l’obiettivo di chiedere la fine della guerra. In molti Paesi, però, la ricorrenza continuò a essere celebrata in date differenti almeno fino al 1977, quando le Nazioni Unite la scelsero come data ufficiale.

La giornata della donna è da sempre stata un catalizzatore dei movimenti femministi ma arrivò al culmine in Italia solo nei primi anni Settanta. In quel periodo iniziarono anche una serie di riflessioni circa l’uso non sessista della lingua italiana, culminate in un documento pubblicato nel 1987 a cura della linguista e femminista Alma Sabatini. Raccomandazioni valide ancora oggi e ribadite nel Manifesto di Venezia per la parità di genere nell’informazione del novembre 2017.

Non una di Meno, vietato lo sciopero femminista

A ricordare le motivazioni di unione e lotta sociale alla base della festa delle donne ci pensa da quattro anni a questa parte il movimento femminista italiano Non una di meno. Nato sull’onda di quello argentino Ni Una Menos, dal 2016 organizza mobilitazioni e scioperi in occasione dell’8 marzo.

Per quest’anno erano previste due giornate di incontri, l’8 e il 9 marzo: «Ci riapproprieremo di ogni spazio che quotidianamente ci viene sottratto: nelle città in nome di una presunta sicurezza, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università, nelle case», si legge nell’appello alla mobilitazione.

La Commissione Garanzia ha però vietato lo sciopero del 9 marzo a causa delle recente emergenza sanitaria, scoppiata in seguito alla diffusione del Codiv-19, conosciuto come Coronavirus. «Il costo della crisi sanitaria ricade in gran parte su donne e lavoratrici. In questo senso, l’emergenza sta rendendo clamorosamente evidente la “normalità” delle condizioni sociali ed economiche contro cui lottiamo ogni giorno», specifica Non una di Meno nel comunicato in risposta al divieto di sciopero.

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Foto: Collettivo Mujeres Libres Bologna

Festa delle donne 2020: gli eventi

Degustazioni di vini e opere teatrali, passando per i vari eventi nelle piazze italiane e le visite ai musei. Anche quest’anno, come ogni anno, in tante città d’Italia si organizzeranno eventi e iniziative per celebrare la Festa della donna. Alcune delle attività previste potrebbero però subire cancellazioni a causa dell’emergenza sanitaria legata al Coronavirus.

L’8 marzo il ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo promuoverà l’ingresso gratuito per le donne nei musei, nelle aree archeologiche e nei monumenti della capitale. La città di Milano offrirà invece diverse tipologie di cene organizzate ad hoc mentre a Torino avrà luogo la settima edizione di Just the woman I am, giornata di sport e cultura a sostegno della ricerca.

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