Sorry we missed you: il nuovo film di Ken Loach denuncia la gig economy

Sorry we missed you, il 27esimo film del regista britannico Ken Loach, ci fa scoprire la storia di Ricky, un corriere di Newcastle. Un racconto costellato di violazioni di diritti e sfruttamento dei lavoratori della gig economy

Dopo tanti premi in festival internazionali, e dopo aver realizzato grandissimi affreschi storici come Il vento che accarezza l’erba e Terra e libertà, il regista britannico Ken Loach torna a raccontare il presente con il suo 27esimo film: Sorry we missed you.

Raccontare il presente per Loach vuol dire raccontare il mondo del lavoro. Come già il precedente Io, Daniel Blake, anche quest’ultimo film indaga i cambiamenti, le ipocrisie e le aberrazioni della gig economy. Dietro l’ostentata digitalizzazione e la presunta autonomia, c’è lo sfruttamento e la violazione di diritti fondamentali dei lavoratori.

Sorry we missed you: il trailer del film in italiano

Sorry we missed you: la trama del film di Ken Loach

“Sorry we missed you” è la frase impressa sul foglietto che viene lasciato dal corriere quando il destinatario della consegna non è reperibile. Il corriere in questione è Ricky (interpretato da Kris Hitchen), protagonista del film, che inizia questo nuovo lavoro desideroso di emanciparsi dalla propria condizione.

In teoria, ciò che gli viene prospettato è un impiego autonomo, con possibilità di benefit e un salario migliore. In realtà, Ricky si trova catapultato in un quotidiano fatto di giornate lavorative di 14 ore, sei giorni su sette, strade da percorrere con qualsiasi clima pur di arrivare a destinazione, tecnologia schiavizzante, permessi e pause inesistenti.

Ken Loach racconta un sistema che, solo apparentemente, produce liberi professionisti, ma in realtà nasconde storie di sfruttamento lavorativo e inquietanti passi indietro nei diritti dei lavoratori. Quel “Sorry we missed you” che dà il titolo al film è la cosa peggiore che può accadere a un corriere: Ricky, infatti, è sostanzialmente obbligato a consegnare; per chi non recapita la merce o per chi ritarda, ci sono multe e penali salatissime.

Leggi anche:
Senza tutele e pagati pochi euro: chi sono i riders in Italia
Giornata della Memoria: film da vedere per non dimenticare la Shoah
Fashion Victims: le vittime della moda nel documentario di Brasile e Cattaneo

sorry we missed you
L’attore Kris Hitchen in una scena del film Sorry we missed you

Un film “politico” dal regista Ken Loach

Leone d’oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia nel 1994, Palma d’oro al Festival di Cannes nel 2006 (Il vento che accarezza l’erba) e nel 2016 (Io, Daniel Blake): sono solo alcuni dei prestigiosi premi vinti da Ken Loach durante la sua lunga carriera.

Oggi, a 83 anni, il regista britannico non sembra perdere la voglia di dire al mondo, attraverso i suoi film, tutto quello che di sbagliato c’è nella società.

Figlio di operai, Loach non ha mai fatto segreto delle sue idee, manifestandole in un concreto impegno politico, nella militanza culturale e in una poetica sempre interessata a denunciare le tante violazioni che la storia e la società hanno compiuto nei confronti dei più deboli.

Iscriviti alla newsletter di Osservatorio Diritti
osservatorio diritti newsletter

Leggi anche:
Giulio Regeni: ancora senza verità a quattro anni dalla morte
Chico Forti: per Thomas Salme la «svolta» può venire dall’Italia
Violenza sulle donne: nel 2019 registrate 88 vittime al giorno

sorry we missed you
Un scena del film Sorry we missed you di Ken Loach, 2019

La gig economy nel film di recente uscita nei cinema in Italia

L’idea di Sorry we missed you è nata sul set del precedente lavoro di Loach, Io, Daniel Blake:  il regista e il suo storico sceneggiatore Paul Laverty hanno cominciato a interessarsi della gig economy, conducendo interviste e incontrando dei testimoni, per conoscere tutti i retroscena di questo sistema.

La gig economy, che in italiano si potrebbe tradurre come “economia dei lavoretti saltuari”, si basa su un meccanismo per cui il lavoratore svolge autonomamente un’attività che, sia che si tratti di un secondo lavoro sia che costituisca un’entrata fissa, quasi mai prevede un contratto.

Leggi anche:
Alla mia piccola Sama: la guerra in Siria raccontata alla figlia
Più forti dell’acciaio: un documentario denuncia l’impatto devastante della siderurgia

sorry we missed you
Una scena del film Sorry we missed you

Nella gig economy ogni lavoratore è un freelance che viene pagato a singola prestazione o spesso anche a tempo, come spesso accade nel campo del delivering, ossia di chi consegna beni.

In Gran Bretagna, patria di Ken Loach e luogo in cui si svolge il film (la storia è ambientata a Newcastle), una recente indagine ha stimato che nel 2017 i “lavoratori accessori” erano circa 1,6 milioni.

Anche in Italia il numero è molto simile. Un’indagine Istat del 2017 segnala che i lavoratori saltuari erano meno di 100.000 prima del 2010, sono cresciuti a 215.000 nel 2011 e arrivati a quasi 1,8 milioni nel 2016.

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.