Disabili ai concerti: avere posti decenti è ancora troppo difficile

Per le persone con disabilità riuscire a vedere un concerto come chiunque altro è quasi impossibile: il primo ostacolo è l'acquisto dei biglietti, a cui seguono l'assegnazione del posto, dell'accompagnatore e altre mille difficoltà. Lo denunciano Maria Chiara ed Elena Paolini, blogger di Senigallia, e Simona Ciappei di "Sotto il palco anche io"

«Ogni concerto è un’incognita. Non si ha la certezza di poterne fruire al pari degli spettatori non disabili. Le persone disabili non possono scegliersi il posto e quello obbligatorio spesso presenta limitazioni di visuale, è laterale o delimitato da sbarre». A parlare sono Maria Chiara ed Elena Paolini, autrici del blog Witty Wheels e promotrici nel 2017 di “Liberi di fare”, una rete per informare sull’assistenza personale alle persone con disabilità.

«Se sei disabile ti impediranno di andare nel parterre anche se hai i biglietti per il parterre, negandoti la chiave per l’ascensore. E invece tutte le persone che non hanno una disabilità visibile hanno libero accesso al parterre. E ti diranno che le singole norme degli enti privati valgono più di una legge dello Stato che grazie al cielo abbiamo: la legge contro la discriminazione delle persone disabili», scrivevano su Facebook lo scorso novembre, il giorno successivo al concerto di Mika al PalaPrometeo di Ancona.

«Ci sono esempi positivi ma purtroppo sono più numerosi i casi negativi e questo riduce tantissimo la qualità dell’esperienza dello spettatore. Non puoi andare a un concerto in modo spensierato, devi prepararti all’eventualità molto concreta che dovrai difendere i tuoi diritti», spiegano oggi.

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Maria Chiara ed Elena Paolini

Accesso disabili ai concerti: un percorso ad ostacoli

Escono le date del tour del tuo artista preferito, scegli a quale andare, vai su una piattaforma online per l’acquisto dei biglietti, scegli il posto e paghi. Il giorno del concerto ti presenti nel luogo dello spettacolo ed entri. In genere, il percorso è questo. Ma per chi ha una disabilità è tutta un’altra storia: mesi prima bisogna mandare una richiesta con i propri dati, il certificato medico con i dettagli della propria disabilità, la carta di identità e il nome dell’accompagnatore e aspettare la conferma della disponibilità per potere acquistare il biglietto (a seconda dell’organizzatore è previsto l’ingresso gratis per la persona disabile o per l’accompagnatore).

«Ma i posti previsti per le persone disabili sono una percentuale esigua del totale, quindi c’è una corsa ad accaparrarsi il posto e molte persone rimangono escluse», spiegano Maria Chiara ed Elena Paolini.

Poi c’è la questione dell’accompagnatore: ne è previsto uno per ogni persona disabile. «Se una persona va al concerto con il marito e il figlio – aggiungono le due blogger – dovrà scegliere se stare con l’uno o con l’altro nell’area riservata ai disabili. Noi ci rifiutiamo di seguire questa procedura e acquistiamo sempre dei biglietti normali per i posti che abbiamo scelto. Poi spesso dobbiamo discutere con gli operatori se i posti che ci vengono assegnati per forza sono peggiori rispetto a quelli delle persone non disabili».

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Posti per persone con disabilità: nessuna scelta

Spesso, infatti, le persone disabili non hanno possibilità di scelta, i posti sono quelli predisposti dall’organizzazione: in genere su pedane rialzate, piccole, lontane dal palco, con una scarsa visibilità. «Ha senso predisporre dei posti protetti per le persone che possono averne bisogno, ma devono essere posti non penalizzanti per la visione dello spettacolo e deve rimanere una scelta. Invece quello che succede è che se si è visibilmente disabile gli operatori ti individueranno e ti scorteranno nei posti da cui non si può fruire bene dello spettacolo. E ti dicono che puoi stare lì o niente», denunciano ancora Maria Chiara ed Elena Paolini. E spiegano che conoscono persone cieche che si fingono vedenti per non essere costrette in posti penalizzanti, cosa che loro due non possono fare.

«Noi due non possiamo fingere di non avere la carrozzina, quindi mettiamo in conto di arrivare al concerto in anticipo e discutiamo con i responsabili che spesso si rendono conto che i posti dedicati sono pessimi e con aria più o meno di concessione ci permettono di scegliere dove stare», affermano.

Sulla questione dei posti per disabili è di qualche giorno fa la notizia che Sofia Righetti, modella e attivista di Verona in sedia a rotelle, ha portato in tribunale Arena srl, Fondazione Arena di Verona e Vivo Concerti per condotta discriminatoria.

Altro che agevolazioni: la denuncia di Simona Ciappei

È una provocazione quella di Simona Ciappei, 43enne di Pisa in sedia a rotelle dal 2016, che ha creato Sotto il palco anche io, una pagina Facebook per sensibilizzare sulle problematiche che deve affrontare una persona con disabilità per assistere a un concerto. «L’ho fatto per rivendicare la libertà di scelta, la parità tra esseri umani. È un urlo contro le differenze, contro la discriminazione. Non possiamo scegliere il posto ai concerti e, se non puoi decidere, significa che non sei libero», dice.

Posti limitati, posizione scomoda, mancanza di trasparenza nell’acquisto dei biglietti, obbligo di un accompagnatore. Sono alcune delle cose che non vanno secondo Ciappei. «Sulle piattaforme online non è indicato cosa devi fare se sei una persona disabile, ogni organizzatore ha una modalità diversa e non è detto che l’inizio della vendita coincida con quella dei biglietti in generale. Una volta scoperto come fare richiesta devi aspettare che ti rispondano e a volte impiegano settimane prima di confermare la disponibilità di un posto, senza tenere conto della necessità di doversi organizzare per trasporto e alloggio nel caso in cui il concerto sia in un’altra città», spiega.

Le pedane rialzate poi non permettono di vedere bene il concerto. «Spesso hanno una ringhiera ad altezza occhi o una protezione di plexiglas. Se arrivi tardi poi finisci dietro e non vedi niente. E non parliamo delle difficoltà nel caso in cui devi andare ai servizi».

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Simona Ciappei con i Thirty Seconds to Mars

Disabili ai concerti: la questione sicurezza

Simona Ciappei ricorda inoltre che fino ai primi anni Duemila l’area disabili era in zona palco, dove ci sono le uscite di sicurezza per la band, gli addetti alla sicurezza e i medici. «Adesso invece dicono che per la nostra sicurezza è meglio la pedana rialzata, spesso lontana dal palco. Ma non credo che ci sia maggiore sicurezza in questo modo perché in caso di emergenza siamo in mezzo a tutta la gente e siamo gli ultimi a uscire».

Per Maria Chiara ed Elena Paolini si tratta di una separazione arbitraria e lontana dalla realtà: «Spesso dicono che le persone disabili sono un pericolo per sé e per gli altri perché potrebbero ostacolare l’evacuazione degli altri spettatori in caso di emergenza, ma una persona in carrozzina elettrica, ad esempio, può essere molto veloce a fuggire, mentre una persona perfettamente abile può diventare un ostacolo per gli altri se si fa prendere dal panico. Ma si dà per scontato che disabile sia uguale a pericolo per la sicurezza e, di fatto, si ha una situazione che prevede trattamenti diversi verso chi è disabile e chi non lo è, in netta contrapposizione alla legge 67/2006 sulla discriminazione verso le persone disabili».

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Simona Ciappei davanti alla casa di Vasco Rossi a Zocca

«Pago, ma non ho gli stessi diritti degli altri»

Per Maria Chiara ed Elena Paolini bisognerebbe eliminare il complicato sistema di prenotazione dei biglietti, prevedere più accompagnatori in modo da non dover scegliere con chi stare e predisporre un’area dedicata davanti al palco, in piano. «In alcune situazioni c’è già, mentre in altre c’è un’area vip, ma non una per i disabili. In questo modo non si avrebbero problemi di visibilità. Bisogna tenere conto che molte persone disabili, sedute, sono più in basso di una persona in piedi e sarebbe in corrispondenza delle uscite di sicurezza. Ovviamente deve restare una possibilità».

Il sogno di Simona Ciappei è avere aree disabili in ogni settore per dare la possibilità a tutti di scegliersi il posto. «A me piace stare sotto al palco, ma non è così per tutti. È una questione di libertà di scelta. Perché, ad esempio, se io scelgo di comprare il vip ticket per incontrare il mio cantante preferito, farmi fare l’autografo e una foto poi non posso stare sotto al palco come previsto da quel biglietto ma devo andare nell’area disabili? È una discriminazione. Pago, ma non ho gli stessi diritti degli altri».

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