Sesto San Giovanni: il Comune non paga, 29 persone a rischio sfratto
Lo sfratto di 9 famiglie dal Residence Puccini di Sesto San Giovanni è previsto per mercoledì 26 febbraio. La struttura è stata realizzata per studenti ed emergenza abitativa, ma a non pagare i i canoni non sono gli inquilini: dal 2017 la giunta di centrodestra non gira i soldi alla proprietà. Che ha fatto causa per 100 mila euro di morosità
È previsto per mercoledì 26 febbraio lo sfratto di 9 famiglie e 29 persone dal Residence Puccini di Sesto San Giovanni. Il sindacato Unione Inquilini di Sesto ha già annunciato per quella data un presidio sotto la struttura, dalle 8.30 del mattino fino a tarda serata, per impedire l’allontanamento delle famiglie e denunciare le azioni del Comune che, secondo la sigla, hanno fatto precipitare la situazione. Ad essere morosa verso la proprietà, infatti, questa volta non sono gli inquilini ma è l’amministrazione pubblica.
Il Residence Puccini di Sesto San Giovanni
Il Residence Puccini è una struttura per residenzialità temporanea realizzata all’angolo viale Gramsci-via Puccini grazie a una convenzione del 2009 fra la ex Stalingrado d’Italia e l’Immobiliare CZ Srl.
È pensata per essere affittata temporaneamente a diverse categorie di persone per importi e canoni di affitto differenti: studenti universitari, ragazzi del servizio civile, stagisti, borsisti, ricercatori, partecipanti a corsi di formazione o master; lavoratori a tempo determinato o trasferiti dalle aziende sul territorio; persone che necessitano di cure specialistiche a Milano e provincia, anche in day hospital, erogate da strutture sanitarie pubbliche e private e i loro parenti; giovani fino a 35 anni che vogliono uscire dal nucleo familiare, famiglie monoparentali a seguito di atti giudiziari, chi ha persone temporaneamente l’alloggio per inagibilità; infine, persone sfrattate di casa in lista d’attesa per alloggi pubblici.
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Notizie da Sesto San Giovanni e hinterland: i dati sugli sfratti
Gli ultimi dati del ministero dell’Interno sugli sfratti del 2019 (riferiti al 2018) fotografano una situazione che ha visto rilasciare dal Tribunale di Monza, che ha competenza su Sesto e l’hinterland a nord est di Milano, 767 sentenze totali di sfratto, di cui 726 per morosità, con un aumento dell’8,64% rispetto all’anno precedente.
Quelli fisicamente eseguiti con ufficiale giudiziario e forze dell’ordinesono stati 809, tenendo conto che la morosità spesso colpisce famiglie numerose con un numero di membri superiore alla media Istat di 2,2 persone per nucleo.
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Oggi l’ex Stalingrado d’Italia è governata dal centrodestra
Al Residence Puccini gli sfrattati in attesa di alloggio pubblico versano un canone sociale al Comune, che poi lo integra con risorse proprie e lo gira alla proprietà. Dall’agosto 2017 – come certificato da una sentenza del Tribunale di Monza seguita alla causa intentata dall’Immobiliare CZ contro il Comune – questo non accade più.
Due mesi prima l’ex Stalingrado d’Italia era passata per la prima volta nelle mani del centrodestra. Gli uomini forti della giunta sono il sindaco Roberto Di Stefano, Forza Italia, marito dell’europarlamentare leghista Silvia Sardone, e l’assessore Claudio D’Amico, con deleghe a Sicurezza, politiche abitative e demanio. Ma anche consigliere per le attività strategiche a livello internazionale di Matteo Salvini, di cui è amico personale, e già vice del numero uno dell’associazione Lombardia-Russia, Gianluca Savoini, coinvolto nel Russiagate.
Cronaca giudiziaria: la sentenza del Tribunale di Monza
Insediatasi pochi mesi prima, la giunta Di Stefano ha smesso di pagare quanto dovuto alla proprietà. La sentenza ricorda come nel dicembre 2017, con la determina n. 1620, venisse chiarito dall’amministrazione che «data la permanenza dei nuclei familiari nella struttura […] si rende necessario prenotare l’impegno per la copertura di spesa fino al mese di dicembre 2017». Nello specifico, veniva «impegnata la somma» di 41.875 euro per l’accoglienza di nove famiglie (29 persone) «in favore dell’Immobiliare CZ srl».
L’intimazione e la successiva convalida dello sfratto per morosità, firmata a giugno 2019 dal giudice Guendalina Borghi, prosegue specificando che «nonostante il Comune avesse pure deliberato di versare all’esponente gli importi dovuti», cioè i 41.857 euro per il 2017, «l’ente non provvedeva e non ha tutt’ora provveduto al pagamento del dovuto».
A luglio 2018 la morosità complessiva raggiungeva invece quota 100.160 euro, a cui vanno aggiunti tutti i canoni dovuti da quel momento in poi.
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Unione Inquilini all’attacco: «Giunta assente»
In questo lasso di tempo, tuttavia, le nove famiglie hanno continuato a versare i loro canoni d’affitto sociali all’amministrazione. «Questa condotta da parte del Comune potrebbe essere valutata dalla magistratura come appropriazione indebita», si legge sui volantini distribuiti dall’Unione Inquilini di Sesto con le parole del segretario locale Marco De Guio e l’avvocato Gianluigi Montalto, che cura gli aspetti legali del sindacato.
Ma più delle implicazioni penali e amministrative, la sigla abitativa, costola affiliata della Cub e nata nel 1969, contesta alla giunta Di Stefano l’assenza di politiche abitative. Gli impegni esteri di partito dell’assessore alla casa D’Amico fanno sì che «non si occupi dei problemi della città», è l’accusa.
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Le legge sulle case popolari in Lombardia
Proprio Sesto San Giovanni è stato uno dei quattro comuni dell’hinterland milanese dove è stata sperimenta l’ultima legge di Regione Lombardia sull’edilizia residenziale pubblica (Erp) prima di diventare attuativa nell’estate 2019. Una legge e un regolamento esecutivo che hanno trasformato l’Erp in Servizi abitativi pubblici (Sap), la cosiddetta “emergenza abitativa” (sfrattati, sgomberati, pignorati, etc.) in “servizi abitativi transitori”.
Fra i punti più contestati della legge il limite del 20% di case da assegnare a chi si trova in situazione di indigenza con Isee inferiore a 3.000 euro e il taglio delle assegnazioni in deroga, quelle fuori dalle graduatorie (cancellate ora dalla legge, almeno per come le si conosceva) per chi ha subito uno sfratto.
Scelte che puntano al pareggio di bilancio da parte di Aler, l’Azienda lombarda per l’edilizia residenziale, e il recupero della morosità attraverso la limitazione all’accesso dei più poveri nelle case popolari, come ammesso di recente in un’intervista al quotidiano Il Giorno da Domenico Ippolito, direttore generale di Aler Milano.