Camerun: la guerra civile nelle regioni anglofone ammazza 3 mila persone

Ecco cosa succede alla vigilia delle elezioni nel Camerun anglofono. Dove la guerra ha già ucciso oltre 3 mila persone e causato più di 30 mila sfollati

È una tragedia silenziosa, lontana dai riflettori della stampa internazionale, ma che ha già provocato la morte di oltre 3.000 persone e più di 30 mila sfollati, quella che sta travolgendo il Camerun e che vede contrapporsi le regioni separatiste anglofone e il governo di Yaoundè.

L’ultima escalation di violenza si è registrata a fine gennaio, quando i militanti separatisti hanno attaccato il personale governativo incaricato di organizzare le votazioni legislative e municipali fissate per il 9 di febbraio.

Regioni anglofone: le origini della guerra civile in Camerun

Nelle regioni occidentali, dal novembre 2016 è in corso una crisi che ha visto un’escalation militare a partire dall’ottobre del 2017, quando i cittadini delle regioni secessioniste hanno proclamato l’indipendenza di quello che è conosciuto come Camerun britannico del Sud e hanno annunciato la nascita del governo indipendente dell’Ambazonia. Una decisione che ha portato a un immediato scontro tra i separatisti e l’esecutivo di Paul Biya.

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Bamenda, Camerun nordoccidentale – Foto: VOA

La crisi e la guerra in Camerun: dall’indipendenza alla Repubblica Unitaria

Per capire le motivazioni che stanno alla base di questo scontro occorre fare un passo indietro fino al 1960, anno in cui il Camerun ha ottenuto l’indipendenza dalla Francia.

Al momento della proclamazione della nascita della Repubblica Federale del Camerun rimase irrisolta la questione relativa alle regioni occidentali che erano sotto la dominazione inglese. Questi territori, a maggioranza anglofona, sono stati che si unirono al neonato stato sovrano dell’Africa occidentale un decennio più tardi, quando il Camerun, contemporaneamente, cessò di essere una Repubblica federale per diventare una Repubblica Unitaria.

Negli anni le politiche delle autorità centrali hanno però pesato sul 20% della popolazione anglofona, che ha accusato a più riprese il governo di Yaoundè di discriminazione ed emarginazione economica e culturale.

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Camerun anglofono: accordi di pace e trattative fallite

Negli ultimi due anni si è assistito quindi all’esplosione di un nuovo conflitto nel continente africano ma, a settembre del 2019, con l’annuncio da parte del governo di Paul Biya di scarcerare oltre 300 prigionieri indipendentisti e dar vita a un dialogo nazionale per risolvere la crisi, il pensiero comune era quello di essere ormai prossimi a una soluzione del conflitto.

L’adozione alla Camera di un progetto di legge atto a garantire uno statuto speciale per le regioni anglofone ha portato però i gruppi indipendentisti a boicottare le trattative, dal momento che la proposta risultava ben lontana dal soddisfare le richieste sia dei moderati che puntano al federalismo, sia dei gruppi più oltranzisti che ricercano l’indipendenza anche attraverso il proseguimento ad oltranza della lotta armata.

Il 18 dicembre i membri della Camera hanno allungato di nuovo la mano verso le regioni occidentali, adottando un progetto di legge che garantisce uno status speciale per le aree in guerra che, se dovesse essere approvato dal Senato, consentirebbe alle zone anglofone di sviluppare politiche autonome in tema di istruzione e giustizia.

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Protesta in Ambazonia – Foto: kyle tsui (via Flickr)

Camerun oggi: le forze indipendentiste boicottano le elezioni e aumenta la violenza

I tentativi per una conciliazione tra le parti ci sono stati e continuano ad esserci, ma proprio in questi giorni sembrano essere quanto mai fragili a causa di una ripresa degli scontri. Il 9 febbraio in Camerun si terranno le elezioni legislative e municipali e i gruppi separatisti hanno comunicato la loro ferma volontà di boicottarle.

Negli ultimi giorni, infatti, nelle province insorte si sono registrati nuovi scontri armati, sono stati distrutti gli uffici della commissione elettorale, si sono registrati decine di rapimenti e il segretario generale della Comunità economica e monetaria dell’Africa Centrale (Cemac), Ahmed Allam-mi, ha dichiarato a Voice of America che l’incapacità di consentire il regolare svolgimento delle elezioni potrebbe mettere a repentaglio gli sforzi per portare la pace nelle regioni del nord-ovest e sud-ovest del Paese.

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Donna camerunense – Foto: Sergio Agostinelli (via Flicrk)

Forze governative del Camerun accusate di torture e abusi

Mentre la situazione di crisi perdura, continuano ad arrivare denunce di violazioni dei diritti umani. Una delle ultime agghiaccianti testimonianze è quella di Tsobonyi Alphonse Tatiah Melou che, sospettato di essere un fiancheggiatore dei gruppi indipendentisti, è stato arrestato dai servizi di sicurezza ed è stato tenuto per cinque mesi nel “Bunker’”, una prigione all’interno de seminterrato del quartiere generale del Secrétariat d’Etat à la Défense (Sed) a Yaoundè, a pochi isolati dalle principali ambasciate europee.

L’uomo, le cui torture sono state anche filmate dai gendarmi camerunensi, ha raccontato a African Arguments di aver trascorso più di 150 giorni all’interno della prigione, non gli è stato permesso di vedere la sua famiglia e nemmeno di avere un avvocato.

È stato vittima di pestaggi e intimidazioni atroci e rivela che nel bunker, composto da 12 celle e dove non entra nemmeno un raggio di sole, durante la sua detenzione c’erano altre 75 persone: tutte, pure loro, vittime di ogni tipo di abuso e violenza.

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