Ruanda: a 26 anni dal genocidio il paese cresce sulla pelle dei poveri

Le autorità di Kigali stanno attuando politiche di riqualificazione della città mirate a trasformare la capitale del Ruanda in uno dei poli più all'avanguardia dell'Africa. A farne le spese però sono i cittadini più poveri costretti ad abbandonare le proprie abitazioni che vengono demolite

A pagare le spese della crescita economica di Kigali sono le fasce di popolazione più povere. Dal 19994, anno della guerra e del genocidio in Ruanda, ad oggi, il paese ha vissuto un cambiamento radicale. Paul Kagame, prima leader del Fronte Patriottico e poi presidente, ha cercato di attuare una vera e propria rivoluzione nel piccolo stato della regione dei Grandi Laghi, sviluppando politiche mirate a far crescere l’economia della nazione e a far uscire lo stato da una situazione di povertà.

Il Ruanda dal 1994, anno del genocidio, a oggi

Un piano che in parte è riuscito, ma che resta comunque caratterizzato da molte ombre. L’esecutivo rwandese, infatti, è stato spesso criticato negli ultimi anni per i metodi autoritari e per la mancanza di rispetto dei diritti umani sia in politica estera sia interna.

L’ultima questione che sta travolgendo il governo di Kigali riguarda la riqualificazione della città e dei quartieri popolari della capitale nel quadro di ”Vision 2050”, un programma che punta a far assumere al Ruanda lo status di paese ricco.

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Kigali, Ruanda – Foto: Justin Raycraft (via Flickr)

Kigali: l’economia della Singapore d’Africa

Hotel a 5 stelle, un centro per le conferenze di un valore superiore ai 250 milioni di euro, zone economiche e un nuovo aeroporto da 1,15 miliardi di euro in costruzione sono alcuni degli investimenti che nell’ultimo decennio il governo ruandese ha affrontato. Il lato macroscopico, sotto gli occhi di tutti, è quello dell’ ammodernamento di una capitale che mira a divenire la Singapore dell’Africa.

Ma c’è anche un lato nascosto di questo processo di riqualificazione. Ed è quello che interessa gli strati più poveri della società – il 40% della popolazione, secondo la Banca Mondiale – che vedono i prezzi degli immobili schizzare alle stelle, i quartieri popolari essere abbattuti, i residenti delle baraccopoli sfrattati senza compensi e la disoccupazione aumentare.

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Cittadini senza casa in nome del progresso: accade nella capitale del Ruanda

A fine dicembre-inizio gennaio il Comune di Kigali ha cominciato a demolire i quartieri periferici irregolari, quelli tradizionalmente chiamati slums e che in Ruanda sono chiamati ”bannyahe”, che letteralmente significa ”luoghi dove si può defecare”. Stanno lasciando spazio ad aree residenziali di lusso.

Il primo a essere investito dalle ruspe è stato Nyarutarama. Insieme all’ordine di demolizione e sgombero, però, è arrivata anche la protesta degli abitanti contro il piano del sindaco di Kigali.  Emmanuel Bayahore, uno dei cittadini il cui edificio abitativo è stato distrutto, ha detto al quotidiano francese Le Monde:

«Hanno distrutto la mia casa e la mia vita è peggiorata. È una grande ingiustizia». E gli hanno fatto eco le parole di Jean De Dieu Shikama, la cui casa dovrebbe essere abbattuta a breve: «Le autorità ci dicono che noi dobbiamo andarcene, che ci piaccia o no, ma io preferisco morire piuttosto che andarmene senza un giusto risarcimento».

Gli abitanti di Kigali, che da due anni sono a conoscenza dei piani del governo e del fatto che le loro abitazioni sarebbero state smantellate, accusano l’amministrazione non solo di non essere stata chiara, in tutto questo tempo, sull’entità dell’importo con cui saranno risarciti, ma anche di costringere alla miseria molte famiglie che, affittando le proprie case, sino a questo momento, erano riuscite a sopravvivere in una maniera abbastanza dignitosa.

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Kigali, Ruanda – Foto: oledoe (via Flickr)

Risarcimento senza data né importo

Stando a quanto riportato da Radio France Internationale (Rfi) il Comune, attraverso un comunicato, ha fatto sapere che coloro che vantano delle proprietà saranno rimborsati, ma non è stato precisato né quando avverrà il risarcimento né l’ammontare del rimborso.

Inoltre, le autorità hanno giustificato gli interventi dicendo che lo scopo è anche quello di proteggere la popolazione dai rischi legati alle intemperie dal momento che molti di questi quartieri sorgono in zone soggette ad alluvioni. Spiegazioni che non hanno soddisfatto i cittadini ruandesi, che ora più che mai hanno ravvivato le proteste contro i piani urbanistici dell’amministrazione.

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Kigali, capitale del Ruanda – Foto: Justin Raycraft (via Flickr)

Altro che turismo: la protesta degli abitanti delle bidonvilles

Il progetto del governo ruandese interessa oltre 1.100 famiglie e dovrebbe concludersi nel 2020, per poi lasciare carta bianca agli investitori interessati a edificare nelle zone dove ora sono in corso gli sgomberi e le demolizioni. Vista l’escalation delle proteste dovuta all’assenza di proposte di rimborso e a uno specifico compenso economico da parte delle autorità, però, non è possibile dire se i piani di intervento seguiranno le tempistiche preventivate.

In queste ore particolarmente attiva è la protesta da parte di quei cittadini che attraverso gli affitti riuscivano a sopravvivere e che ora invece si vedono sprovvisti di una fonte di reddito.

Come riportano i siti Rwanda Today e The East Africa, l’affitto è l’unica entrata per molte famiglie della baraccopoli che dipendono da esso per provvedere al pagamento dei costi di soggiorno, delle tasse scolastiche e di altre spese. È per questo che molti residenti ora temono di trovarsi senza una fonte di reddito e di venire abbandonati dal proprio governo che accusano di prodigarsi per ricchi investitori stranieri sulla pelle dei poveri cittadini ruandesi.

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La cartina del Ruanda

2 Commenti
  1. daniele bellocchio dice

    Buongiorno, la ringrazio per la sua segnalazione e cercherò di rispondere al suo commento in modo sintetico ed esaustivo. Il piano di riqualificazione di Kigali, come lei immagino saprà, è soggetto a numerose polemiche e problematiche che nell’articolo vengono illustrate ricorrendo a fonti dirette e a testimonianze riportate da alcune delle più illustri testate del panorama nazionale e internazionale. La sua osservazione riguardo al rischio di frane e allagamenti, come può leggere, è stata esposta anche nel testo e poi accompagnata da smentite di cittadini ruandesi che, come lei, vivono nella capitale. Se lei, in virtù del fatto che vive a Kigali, ha modo di fornirci dati oggettivi e documenti verificati e veritieri sulla riqualificazione della capitale ruandese e sui rimborsi degli espropri, sarà un piacere per noi valutarli e proseguire così a raccontare in modo oggettivo, plurale e senza alcuna pregiudiziale, un tema di massima rilevanza. Cordialmente daniele bellocchio

  2. Giacomo dice

    Ma questi articoli chi li scrive? Vi prego di informarvi quando scrivete queste cose perchè è pieno di errori.
    Ve lo posso assicurare in quanto vivo in Rwanda.
    Nyarutarama saranno almeno 10-15 anni che è un quartiere residenziale per expat o locali ricchi. Molte delle case che stanno espropriando sono in zone soggette a frane ed alluvioni. E i rimborsi sono giusti per poter farsi un’altra casa altrove

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