Mine antiuomo: in Colombia vittime triplicate in tre anni

Dagli accordi di pace del 2016 a oggi le vittime di mine antiuomo in Colombia sono triplicate. In questo periodo di tempo sono morte 412 persone, di cui 217 civili. Mentre dal 1990 si contano più di 11.000 vittime. Tanto che il paese chiede proprio in questi giorni una proroga del trattato di Ottawa, la convenzione internazionale contro questi strumenti di morte

Da Bogotà, Colombia

La Colombia chiede una proroga al trattato di Ottawa, la convenzione internazionale per la proibizione dell’uso, stoccaggio, produzione, vendita di mine antiuomo e relativa distruzione durante la revisione degli accordi in corso ad Oslo. Nonostante i buoni risultati ottenuti da Descontamina, l’agenzia nazionale colombiana che ha recentemente dichiarato liberi da contaminazione di queste armi altri 75 municipi del paese, le statistiche rivelano che le vittime di esplosioni di mine antipersonali sono in aumento in quasi tutto il territorio colombiano.

Se diminuisce il numero complessivo di mine poste nel territorio, dall’altra parte dal 2016 ad oggi sono triplicate le vittime: 412 in totale, di cui 217 civili e 195 militari (oltre 11.000 le vittime di questo tipo di ordigni in Colombia dal 1990 ad oggi).

Le cause principali sono la disinformazione, la mancata implementazione degli accordi di pace e le nuove dinamiche del narcotraffico. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa che lavora sul territorio, inoltre, indica che potrebbero esserci anche altre vittime, che non appaiono nelle statistiche ufficiali.

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Una mina antiuomo TS50 – Foto: Lamacchiacosta (via Wikimedia Commons)

Mine antiuomo: il complicato contesto colombiano

La situazione, denuncia al quotidiano El Espectador Cristoph Harnish, capodelegazione della Croce rossa nel Paese latinoamericano, «continua a essere preoccupante nelle zone tradizionalmente coinvolte nel conflitto e lontane dalle città. Tutte queste aree sono esposte a pressioni, a sfollamenti, a un contesto di insicurezza».

La mancata implementazione degli accordi di pace ha provocato nuovi conflitti per il controllo dei corridoi del narcotraffico. I vari gruppi armati illegali presenti nel territorio, infatti, usano ordigni esplosivi.

Alla firma degli accordi del 2016, la Colombia era un paese lacerato in due dalla guerra civile. Il narcotraffico era lo strumento di finanziamento principale dei guerriglieri e l’accesso alle piantagioni di coca era spesso bloccato da campi minati. In questo contesto, la specificità della Colombia è costituita da campi minati molto estesi sul territorio, ma a bassa densità di mine: una soluzione perfetta per impedire alle forze dell’ordine o ad altri gruppi armati illegali di penetrare nel territorio montagnoso controllato dai narcotrafficanti.

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Tipi di mine: in Colombia molte sono artigianali

In Colombia la maggior parte delle mine sono di fabbricazione artigianale, non veri e propri ordigni prodotti in maniera industriale, ma soluzioni casarecce, con spolette e meccanismi di detonazione “fatti in casa”, che cambiano di zona in zona a seconda dei materiali disponibili o dell’ingegnosità degli artefici. Per aumentarne l’effetto distruttore, le mine vengono assemblate dentro a contenitori di vetro o metallo, le cui schegge riescono a ferire o uccidere tante persone.

La composizione geografica del territorio colombiano e la natura artigianale ed eterogenea degli ordigni creano una situazione difficile da risolvere, con ricerche che avanzano molto lentamente e a volte solo grazie a indiscrezioni raccolte tra la gente del posto. Gli sminatori devono porre grande attenzione, perché per ogni nuovo terreno contaminato si confrontano con ordigni imprevedibili.

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Guerriglieri delle Farc – Foto: Katalina Vásquez Guzmán (via Flickr)

Sminamento: gli impegni presi a L’Havana

Con la firma degli accordi di pace a L’Havana, le Farc s’impegnavano a fornire tutte le informazioni sul posizionamento dei campi minati, mentre lo Stato colombiano s’impegnava ad attivare una strategia nazionale per recuperare intere vallate contaminate dagli ordigni esplosivi.

Le Farc, però, non hanno mai avuto una vera e propria organizzazione e disciplina militare, le varie colonne locali agivano in molte occasioni in maniera indipendente e autonoma, le coltivazioni illegali e il traffico di narcotici procedevano di pari passo alla lotta allo Stato, creando confusione sulla dislocazione nel territorio delle mine antiuomo. E in alcuni casi con la ritirata dei guerriglieri le informazioni sono andate perse.

Inoltre, con il cambio di politica e il nuovo governo di Ivan Duque, l’implementazione degli accordi di pace ha subito una dura battuta d’arresto.

Strategia del conflitto: narcotraffico e mine antiuomo

Ai problemi del vecchio conflitto si sovrappongono quelli dei nuovi equilibri del narcotraffico: le zone liberate dalle Farc sono diventate obiettivo di vari attori armati illegali, attirati dagli enormi interessi economici legati alle attività illecite: il cartello di Cali, quello messicano di Sinaloa, il clan del Golfo e altri gruppi paramilitari, l’Eln, l’Epn e dissidenze delle Farc. I campi minati, vecchi e nuovi, sono diventati quindi parte di una rinnovata strategia del conflitto. Una situazione di confusione che complica ulteriormente il lavoro dei difensori dei diritti umani e degli attori umanitari che operano in zona.

«Le zone tradizionalmente coinvolte nel conflitto e lontane dalle città,  sono esposte a pressioni, a sfollamenti, a un contesto di insicurezza», ha dichiarato Cristoph Harmish.

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Colombia – Foto: @ Irene Masala

Le vittime di esplosione: difficile ritrovare i corpi

Le difficoltà operative rendono difficile il calcolo statistico delle vittime. Le stime della Croce rossa sono più alte delle statistiche ufficiali di Descontamina. La Croce rossa, infatti, alle 89 vittime calcolate per il 2019 dall’agenzia nazionale colombiana, aggiunge 15 vittime civili che non sono riuscite a certificare il proprio incidente. Tra le 89 vittime ufficialmente quantificate, compaiono anche 7 minori. Tra le vittime di mine antipersonali, 7 persone hanno perso la vita a cusa delle conseguenze dell’esplosione.

Alle statistiche ufficiali, inoltre, bisogna aggiungere tutti quei casi in cui non si riesce a trovare il corpo della vittima. Tra le regioni montagnose e boscose della Colombia, il rumore della detonazione attraversa rapidamente tutta una vallata, ma è estremamente complicato ritrovare il luogo esatto dell’esplosione. Alcune vittime quindi non rientrano nelle statistiche e diventano automaticamente desaparecidos.

Secondo la legge colombiana, le vittime di mine antipersonali e le loro famiglie hanno diritto a un risarcimento e una compensazione economica da parte dello Stato, ma la procedura per certificare l’incidente non è semplice. Di fatto, molte famiglie non riescono ad ottenere i documenti necessari a causa di mancanza d’informazioni sul procedimento da seguire e per un diverso atteggiamento delle amministrazioni comunali, che spesso ostruiscono o favoriscono le pratiche a seconda del colore politico.

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