Yemen: la guerra seppellisce i sogni dei bambini e continua a uccidere
La guerra in Yemen ha già fatto decine di migliaia di morti e milioni di persone sono state costrette a fuggire. Nel contempo nel paese dilaga l'epidemia di colera, mentre Europa e Stati Uniti continuano a vendere le armi che portano morte e distruzione. L'Onu definisce questa situazione come la peggiore crisi umanitaria del Pianeta
«Prima della guerra io e la mia famiglia stavamo bene. Sono laureata in statistica e lavoravo nel settore pubblico, poi d’un tratto tutto è cambiato», racconta Asthar Alrazehi, 41 anni, dello Yemen, arrivata in Italia nel 2015 con un corridoio umanitario per curare uno dei suoi tre figli, gravemente malato di diabete.
«Erano appena iniziati i bombardamenti e per le strade c’erano morti ovunque, uomini, donne bambini, si sentiva l’odore del sangue. Siamo passati da un ospedale all’altro ma senza riuscire a salvarlo dal coma in cui è caduto per due settimane, le più lunghe della mia vita».
Il bimbo si è poi ripreso e la donna è riuscita a portarlo in Italia per curarlo al Mayer di Firenze. «Se la guerra finisse vorrei tornare nel mio paese. In questo momento il mio popolo ha ancora speranza, ma non ha più una vita», conclude Asthar.
Morti e sfollati: i dati della guerra in Yemen oggi
La sua voce fa da eco a quelle di migliaia di donne e madri in Yemen, sulle quali gravano le conseguenze di una guerra brutale e senza regole, iniziata nel marzo del 2015 ma in larga parte trascurata dall’opinione pubblica mondiale. Scontri che hanno già fatto decine di migliaia di vittime: i dati ufficiali parlano di 17 mila morti tra il 2015 e il 2018, altre fonti stimano siano tra i 70 e i 100 mila. Milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case per via del conflitto, che si combatte su 30 fronti aperti.
I dati restituiscono l’immagine di un paese che in quattro anni e mezzo è sprofondato in un conflitto brutale, che ha aperto le porte a una grave crisi umanitaria, della quale i civili, e i bambini soprattutto, stanno pagando il prezzo più alto. I bombardamenti aerei e gli scontri di terra, esplosi in estate anche nel sud del paese, tra giugno e agosto hanno fatto il 54% di vittime civili con il 79% di abitazioni civili colpite, incluso scuole e ospedali.
Dall’inizio dell’anno il bilancio è di oltre 700 civili uccisi e 1.600 feriti, secondo i dati di ReliefWeb, il maggiore portale di informazione umanitaria.
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Yemen: 5 milioni di bambini senza scuola a causa della guerra
«Quattro anni di violento conflitto nello Yemen hanno inficiato decenni di progressi nello sviluppo del paese. I combattimenti hanno ucciso o ferito decine di migliaia di civili e sfollato oltre 3 milioni di persone. L’80% della popolazione ha bisogno di assistenza umanitaria, con oltre 10 milioni sull’orlo della carestia», ha dichiarato Achim Steiner, capo del United Nations Development Programme (Undp) dopo una missione in Yemen lo scorso giugno.
«L’entità della devastazione e della sofferenza umana cui ho testimoniato in prima persona è difficile da comprendere. La guerra ha bloccato l’economia del paese. Le infrastrutture e l’agricoltura sono state distrutte. Il reddito nazionale è stato dimezzato. Oltre un terzo delle aziende ha chiuso. Il 60% degli yemeniti è senza lavoro. Quasi cinque milioni di bambini non hanno accesso all’istruzione». Un’istantanea da quella che l’Onu ha definito la più grave crisi umanitaria al mondo e che potrebbe trasformare lo Yemen nel paese più povero del pianeta.
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La crisi sanitaria in Yemen e l’epidemia di colera
Alla tragedia umanitaria fa da sfondo una grave crisi sanitaria che sta mettendo in ginocchio la popolazione. A fine agosto i casi sospetti di colera hanno superato i 2 milioni e 36 mila in meno di tre anni, una media di quasi 80 ogni ora, con 18 milioni di persone a rischio di contagio, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità.
Un caso di colera su quattro dall’inizio dell’anno ha riguardato bambini sotto i 5 anni. Quattro anni e mezzo di uno dei conflitti più atroci della storia recente e la mancanza di accesso all’acqua pulita sono all’origine della grave epidemia di colera che colpito il paese.
L’emergenza ha colpito 22 governatorati su 23 e si è fatta ancora più aspra negli ultimi mesi in alcune delle zone colpite dalla guerra, come Hodeida, dove i contagi sono aumentati del 60 per cento. Proprio da Hodeida, tra i principali porti del paese dove imperversano i combattimenti, transitano circa il 70% degli aiuti umanitari diretti in Yemen, la cui distribuzione è ostacolata dagli scontri urbani e gli attacchi indiscriminati ai civili.
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Yemen: tra le cause della guerra anche gli interessi delle grandi potenze
I numeri diffusi dalle Nazioni Unite raccontano di uno Yemen allo stremo: 2 milioni di bambini e un milione e mezzo di donne in gravidanza soffrono di malnutrizione acuta: neonati e bambini che pesano la metà di quando dovrebbero; 24 milioni di persone su 30,5 dipendono dagli aiuti umanitari; i prezzi dei beni alimentari sono saliti del 47% rendendo impossibile acquistare anche i beni di prima necessità. Nei campi per sfollati la fame dilaga insieme alle malattie.
«Mentre il popolo dello Yemen è sull’orlo del baratro, stritolato da un conflitto che continua ad essere alimentato dagli interessi economici delle grandi potenze mondiali, l’impegno italiano e della comunità internazionale è del tutto insufficiente», ha dichiarato Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia.
La guerra in Yemen è considerata un’estensione della proxy war tra Iran e Arabia Saudita, che mira a ridurre l’influenza iraniana nella regione: gli insorti Houthi, fedeli all’ex presidente Ali Abdullah Saleh (ucciso a Sana’a alla fine del 2017), anche detti Anṣār Allāh, sostenuti da Teheran, combattono la coalizione sunnita a guida saudita che appoggia le forze leali al governo di Abd Rabbuh Mansur Hadi, fuggito ad Aden nel 2015, e sostenute dalle potenze occidentali.
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Armi alla coalizione guidata dall’Arabia Saudita: il ruolo dell’Italia nella guerra in Yemen
A fine settembre i ribelli Houthi hanno lanciato una pesante offensiva lungo il confine saudita. L’alleanza sunnita guidata da Riad si trova invischiata in un conflitto sporco e sempre più complesso. La comunità internazionale, di fronte alla catastrofe umanitaria, ha più volte condannato i bombardamenti portati avanti dalla coalizione saudita, che hanno deliberatamente preso di mira, anche con armi e munizioni proibite, obiettivi civili, inclusi ospedali e moschee, infrangendo così il principio base delle Convenzioni di Ginevra.
Allo stesso tempo, però, il Governo italiano tra il 2015 e il 2018 ha autorizzato la vendita di armamenti italiani ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti per 1 miliardo e 363 milioni di euro, secondo i dati di Rete Disarmo. L’Italia è cioè – subito dietro Usa, Regno Unito e Francia – tra i principali esportatori verso i belligeranti. Secondo questi dati, meno della metà delle licenze autorizzate dal Governo italiano tra il 2015 e il 2017 verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi ha riguardato bombe e missili, ossia le armi di cui il Parlamento a giugno ha bloccato l’export.
Perché va fermata l’esportazione di armi: la petizione
«Dopo anni di pressione da parte di varie organizzazioni umanitarie italiane impegnate nella crisi in Yemen, lo scorso giugno il Parlamento ha votato lo stop alle export di armamenti pesanti, missili e bombe, all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti. Tuttavia non ha posto il divieto di vendita di armi leggere o altri sistemi d’arma ma soprattutto non ha posto nessun divieto all’export verso gli altri paesi membri della coalizione saudita coinvolti nel conflitto, come Bahrein, Kuwait, Giordania, Sudan e Senegal», aggiunge Pezzati, «Paesi da cui gli armamenti possono tranquillamente arrivare in un secondo momento a quelli già colpiti dallo stop dell’export. Per questo chiediamo al Governo di agire subito per estendere la sospensione delle licenze all’esportazione a tutti i dispositivi d’arma e a tutti i paesi coinvolti nel conflitto yemenita».
Oxfam chiede all’Italia un maggiore impegno nel supportare il processo di pace e ha promosso una petizione. Per fermare la più grave crisi umanitaria al mondo ed evitare che altri civili innocenti paghino il prezzo degli interessi delle grandi potenze. «Un conflitto così ingiusto, un orrore tanto grande – ha detto Pezzati – dovrebbe prima di tutto indignarci come esseri umani».