Giornata mondiale dell’alimentazione: un 16 ottobre contro lo spreco di cibo
Oltre 820 milioni di persone non hanno abbastanza da mangiare, ma un terzo del cibo prodotto finisce nella spazzatura. Ecco un'analisi della situazione in occasione della Giornata mondiale dell'alimentazione, che si celebra come sempre il 16 ottobre, anniversario della fondazione della Fao, l'organizzazione Onu per alimentazione e agricoltura
Sul nostro pianeta è presenta una quantità di cibo sufficiente a sfamare tutta la popolazione mondiale. Eppure, mentre più di 820 milioni di persone nel mondo patiscono la fame, un terzo del cibo prodotto ogni anno viene buttato nella spazzatura, senza nemmeno arrivare sulla tavola (come evidenziato dalla Fao, Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura).
Lo spreco alimentare è una aperta violazione del diritto al cibo, riconosciuto dalla comunità internazionale fin dalla Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, che nel primo paragrafo dell’articolo 25 recita:
«Ogni individuo ha diritto a un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della propria famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione».
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Giornata mondiale alimentazione 2019: il video della Fao
Il cibo è un diritto umano: la lotta allo spreco
La Fao afferma che il cibo è un diritto umano fondamentale, che come tale va garantito a tutti, in qualunque parte del mondo. Il diritto al cibo, ricorda l’organizzazione dell’Onu, è inserito nelle carte costituzionali di oltre 20 paesi e circa 145 stati hanno ratificato il Patto Internazionale sui Diritti economici, sociali e culturali del 1966, che richiede agli Stati firmatari, tra l’altro, di introdurre apposite leggi sul diritto a un’adeguata alimentazione.
Mangiare evitando o riducendo gli sprechi è una questione di giustizia. Buttare il cibo nei rifiuti significa spreco di risorse, come l’acqua e i terreni destinati alle coltivazioni; significa perdite di denaro; comporta un forte impatto ambientale (il cibo buttato in un anno è responsabile dell’8% delle emissioni di gas serra). La lotta allo spreco è uno dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu (adottati nel 2015), che punta a dimezzare le perdite alimentari globali a tutti i livelli entro il 2030.
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Giornata mondiale dell’alimentazione: il 16 ottobre della Fao
Il 16 ottobre – data dell’anniversario della fondazione della Fao, istituita a Québec city in Canada nel 1945 – ricorre la Giornata mondiale dell’alimentazione.
In questa occasione, l’organizzazione ha lanciato il rapporto 2019 sullo”Stato del cibo e dell’agricoltura” (The State of Food and Agriculture 2019. Moving forward on food loss and waste reduction). Un documento corposo, 182 pagine in tutto, che mette in evidenza quanto ancora oggi siamo scarsamente informati sulle perdite di cibo lungo l’intera catena della fornitura alimentare, sul perché e come queste avvengano.
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Dall’agricoltura ai consumi: dove si annida lo spreco
Le perdite di cibo in parte sono specchio di un malcostume, di cattive abitudini e di scarsa attenzione a ciò che si consuma. In parte sono legate a una scorretta o carente gestione del processo di produzione alimentare, alla mancanza di mezzi, o anche ad agenti esterni (le condizioni climatiche, ad esempio) che non possono essere controllati dall’uomo.
In ogni caso, come il rapporto della Fao ricorda, lo spreco avviene a tutti i livelli e in tutte le fasi del processo alla base di un prodotto alimentare: nella fase produttiva (agricoltura, allevamento, raccolta) e di prima trasformazione gli sprechi sono spesso legati all’incapacità di ottimizzare il lavoro nei terreni agricoli, alla carenza di infrastrutture, ai problemi nel trasporto.
Nella fase di distribuzione lo spreco riguarda soprattutto la lavorazione industriale ed è legato a fattori come, ad esempio, la necessità che un prodotto soddisfi certi criteri estetici.
Ma è nella fase del consumo, sia quello domestico sia nella ristorazione, che si producono gli sprechi più ingenti, spesso legati a un comportamento non corretto, all’ignoranza dei sistemi di conservazione, alla poca attenzione alle etichette e alle scadenze, ad acquisti che superano il reale bisogno quotidiano.
Alimentazione: metà dello spreco tra le pareti di casa
La conferma arriva anche dall’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market, dell’Università di Bologna, che si occupa di spreco alimentare, che nel rapporto del 2018 ha messo in luce come in Italia la vera voragine del cibo si crei con il consumo domestico. È infatti in casa che si verifica oltre il 50% dello spreco: ogni anno nelle nostre cucine buttiamo nella spazzatura circa 36 chili di alimenti pro capite.
Stando sia al rapporto della Fao, sia a un recente studio del World Resources Institute, centro di ricerca con sede a Washington, le perdite variano parecchio a seconda non solo dei prodotti, ma anche delle regioni del mondo.
Gli sprechi nella fase del consumo, per esempio, avvengono quasi esclusivamente nei paesi più ricchi, mentre le perdite durante la fase produttiva e quella della distribuzione sono più elevate nelle aree più povere del pianeta. A livello generale, per quanto riguarda gli alimenti, gli sprechi di frutta e verdura sono più elevati rispetto a quelli di cereali e legumi.
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L’indice della sostenibilità alimentare
Secondo la classifica stilata dal Food sustainability index del 2018 – che nasce dalla collaborazione tra Barilla center for food and nutrition ed Economist Inteligence Unit – il paese più virtuoso tra i 35 a reddito più elevato è risultato la Francia, perché è quello che ha adottato le pratiche e misure più efficaci in merito alla lotta allo spreco, tra le quali la norma che obbliga i supermercati a donare le eccedenze o i prodotti prossimi alla scadenza ad enti di beneficenza. Seguono i Paesi Bassi e il Canada.
Tra i paesi a reddito medio, il più sostenibile è la Colombia, seguita da Cina e Zambia.
Tra quelli a reddito più basso, al primo posto si è piazzato il Rwanda (nonostante i dati ancora allarmanti su malnutrizione e denutrizione), seguito da Uganda ed Etiopia.
Legge Gadda: i passi avanti dell’Italia
In Italia – in posizione bassa, al 23° posto del Food sostainability index tra i 35 paesi ad alto reddito, dopo gli Stati Uniti – importanti passi avanti sul fronte della lotta agli sprechi sono stati compiuti in questi ultimi anni grazie alla legge n. 166 del 2016, conosciuta come Legge Gadda. La norma riguarda “Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi”.
La legge ha definito il concetto di spreco alimentare come l’insieme dei prodotti scartati nella catena agroalimentare ma che ancora sono destinati al consumo. Per eccedenze alimentari si intende l’insieme dei prodotti alimentari che per varie cause restano invenduti da parte degli esercizi commerciali.
Giornata mondiale dell’alimentazione: ecco come si presenta l’Italia
Gli italiani sembrano mostrarsi sempre più sensibili al problema. Sempre secondo Waste Watcher (indagine del 2018), nove italiani su dieci ne percepiscono il danno economico e ammettono di sentirsi in colpa per il cibo sprecato. Per quattro italiani su cinque buttare cibo ancora commestibile è un’assurdità. E quattro su dieci dichiarano di avere ridotto i loro sprechi nell’ultimo anno con dei semplici accorgimenti, come controllare cosa serve davvero in casa prima di fare la spesa o congelando gli alimenti.
Fra i cibi che si buttano via più spesso, al primo posto ci sono i prodotti ortofrutticoli, frutta e verdura. Seguono pesce, pane fresco, cipolle e aglio, latte e yogurt, formaggi, sughi. Ma anche dolci, legumi e bevande alcoliche.
Il rapporto del World Resources Institute stila una Global action agenda (un’agenda di azioni da compiere a livello globale) e spiega che dimezzare lo spreco alimentare contribuisce al raggiungimento di tre obiettivi: quelli legati allo sviluppo sostenibile delle Nazioni unite, quelli relativi agli accordi di Parigi sui cambiamenti climatici e, terzo, far sì che la popolazione mondiale possa nutrirsi in modo adeguato entro il 2050, quando la popolazione del pianeta sarà arrivata a quasi 10 miliardi di persone e le conseguenze del cambiamento climatico presenteranno sfide sempre più impegnative. Lottare contro gli sprechi, sottolinea il rapporto, conta a più livelli: etica, ambiente, economia, lavoro, sicurezza alimentare.

#stopthewaste, la campagna del World food programme
Il World food programme (Wfp) delle Nazioni unite, che lavora in ottanta Paesi, ha di recente annunciato il lancio della campagna Stop the waste (Basta spreco), nata con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema delle enormi quantità di cibo che ogni giorno viene buttato, coinvolgendo ristoratori e chef di tutto il mondo. Si può partecipare alla campagna #stopthewaste con quattro passi:
1 – cercare un alimento che sia vicino alla data di scadenza e che possa ancora essere consumato;
2 – scattare un selfie mentre lo si prepara o lo si mangia;
3 – condividire la foto sui social media utilizzando l’hashtag #StopTheWaste e sfidare tre amici a fare lo stesso taggandoli nel post;
4 – condividere sui tuoi profili social le ricette realizzate con il cibo avanzato o organizzare una cena a casa invitando gli amici a fare lo stesso.
Qui si possono trovare altri consigli contro lo spreco alimentare.