Elezioni Mozambico: voto in bilico tra violenze e tanti interessi
Scontri e minacce gettano un'ombra sulle elezioni 2019 in Mozambico. Un passaggio importante per il paese, chiamato a scegliere oggi presidente, parlamento e, per la prima volta, governatori delle province. Lo stato è ancora sconvolto dai cicloni che hanno messo in crisi agricoltura ed economia, dando un'ulteriore spinta alla povertà
«Queste sono le elezioni più violente da quando il Mozambico ha cominciato il suo cammino democratico nel 1992», sentenzia Adriano Nuvunga, direttore del Centro per la democrazia e lo sviluppo (Cdd), raggiunto da Osservatorio Diritti.
«Non si possono avere elezioni libere e corrette in questo clima, soprattutto se ci sono indizi che la macchina dello stato è usata per intimidire i candidati di opposizione», aggiunge.
Martedì 15 ottobre il paese africano va alle urne per eleggere il presidente della repubblica, il parlamento e, per la prima volta, i governatori delle province.
Le principali forze in campo sono le due formazioni politiche nate dai gruppi armati che si sono combattuti dal 1977 al 1992, il Fronte di liberazione del Mozambico (Frelimo), partito di maggioranza guidato dal presidente in carica Filipe Jacinto Nyusi, e la Resistenza nazionale mozambicana (Renamo), guidata da Ossufo Momade. C’è poi il Movimento democratico del Mozambico (Mdm), guidato dal sindaco di Beira, Daviz Simango.
Leggi anche:
• Mozambico: l’Onu denuncia «abusi e violenze su persone anziane»
• Elezioni Nigeria: politiche alle prese con petrolio e corruzione
• Giornata mondiale dell’alimentazione: un 16 ottobre contro lo spreco di cibo

Elezioni Mozambico: campagna con raid e arresti
Dal suo avvio ufficiale, il 31 agosto, la campagna elettorale è stata macchiata da scontri, intimidazioni, arresti arbitrari, raid contro gli uffici dei partiti e contro le abitazioni di candidati e dei loro familiari. Episodi culminati, il 7 ottobre scorso, con l’uccisione a Xai Xai di Anastancio Matavele, osservatore elettorale e direttore del Forum delle ong della provincia di Gaza.
Secondo la ricostruzione di Human Rights Watch (Hrw), avvallata dalle autorità, tra i killer ci sarebbero quattro uomini appartenenti alle forze speciali mozambicane. «Abbiamo documentato il ricorso alla violenza da parte di tutte le parti in causa», spiega a Osservatorio Diritti Zenaida Machado, ricercatrice di Human Rights Watch. «La maggior parte, tuttavia, è ascrivibile al partito di maggioranza, anche perché è quello più grande. A preoccuparci è che le forze di sicurezza non sembrano in grado di intervenire e in alcuni casi la sensazione è che la polizia stia contribuendo a mettere il bavaglio alle opposizioni. Il cantante Refila Boy, leader del partito Nuova democrazia, che era andato a protestare perché gli attivisti del Frelimo gli avevano impedito di tenere il suo comizio, è stato arrestato e rilasciato solo il giorno dopo».
Molti organismi internazionali, tra cui l’Unione africana e l’Unione europea, hanno inviato missioni di monitoraggio delle elezioni. «I nostri osservatori, però, a oggi (14 ottobre, ndr) non hanno ancora ricevuto l’accredito per accedere ai seggi in zone chiave», puntualizza Nuvunga. «Un segnale per nulla rassicurante».
Iscriviti alla newsletter di Osservatorio Diritti
Il ruolo dei giacimenti di gas nel voto del 2019
La posta in gioco in queste elezioni è molto alta. Entro cinque anni, infatti, il Mozambico potrebbe diventare il secondo esportatore al mondo di gas naturale. Tanto che Total, Exxon Mobil, Eni e altri giganti dell’energia si preparano a investire almeno 50 miliardi di dollari (oltre 45 miliardi di euro) per sfruttare i ricchi giacimenti offshore localizzati soprattutto al nord.
«Tutti i partiti vogliono poter controllare questa ricchezza dalla stanza dei bottoni. La maggioranza è nervosa: per la prima volta si eleggono direttamente i governatori e il partito d’opposizione Renamo è convinto di poter vincere in province importanti come Zambesia, Nampula e Manica. Inoltre la performance di Nyusi è stata deludente», dice ancora Nuvunga.
Povertà diffusa, agricoltura in ginocchio ed economia colpita dai cicloni
Tra marzo e aprile di quest’anno il centro-nord del paese è stato colpito da due cicloni, che hanno provocato la distruzione di strade, case e oltre 700 mila ettari di coltivazioni. Le stime della Fao dicono che quasi 2 milioni di persone rischiano di non avere cibo a sufficienza nei prossimi mesi.
L’emergenza è arrivata in un momento già molto complicato per l’economia del paese, provata dalla crisi della moneta dovuta al forte indebitamento.
Leggi anche:
• Cresce il debito africano: altro che “cancellazione”, la situazione precipita
• Eni Nigeria: il fantasma del “complotto” entra nel processo per corruzione
• Eni Nigeria: tutte le “anomalie” del Cane a sei zampe nella testimonianza dell’ex manager

Mozambico stretto da debito e scandalo finanziario
Nel 2016 era emerso che alcune società statali del Mozambico avevano ottenuto prestiti “facili” per oltre un miliardo di dollari (oltre 900 milioni di euro) da banche straniere, con la garanzia del governo, ma senza l’approvazione del parlamento.
La scoperta di questa situazione ha portato i grandi donatori, tra cui il Fondo monetario internazionale, a tagliare il sostegno finanziario al paese, che nel 2017 è diventato insolvente dichiarando di non riuscire a ripagare il debito. La moneta e il Pil sono quindi precipitati.
Il governo ha presentato un piano per la ristrutturazione del debito, mentre la società civile, attraverso il Gruppo mozambicano del debito e altre ong, si è attivata per convincere le banche coinvolte nello scandalo del debito segreto a cancellarlo.
Ad agosto una ventina di persone, tra le quali il figlio dell’ex presidente Armando Guebuza, sono state coinvolte nello scandalo.
Leggi anche:
• Ebola: Congo, la lotta al virus fa i conti con le elezioni
• Congo: elezioni 2018 in una situazione di «non guerra non pace»

Attacchi armati nel nord del Mozambico
A complicare la partita ci sono gli attacchi armati e gli incendi ai villaggi nella provincia di Cabo Delgado, nel nord del paese, che dal 2017 hanno già provocato decine di morti e oltre un migliaio di sfollati. Vittime degli attacchi, attribuiti a gruppo di matrice islamista, sono stati anche alcuni dipendenti delle aziende energetiche che lavorano allo sviluppo dei giacimenti di gas. Nei distretti teatro degli attacchi sarà dunque difficile votare.
«Lo spazio di confronto democratico si sta chiudendo», conclude Nuvunga. «Se non saranno garantite la reale trasparenza e la correttezza delle elezioni c’è il rischio che la parola torni ancor di più alle armi».