Assam, India: due milioni di nuovi apolidi nello Stato del tè

L'aggiornamento del Registro nazionale dei cittadini in Assam, India nordorientale, si conclude con quasi 2 milioni di nuovi apolidi. In teoria potranno fare ricorso, ma per farlo sono previsti costi che molti non si possono permettere. Ufficialmente si tratta di lotta all'immigrazione irregolare. Ma sullo sfondo ci sono pesanti sospetti di discriminazione contro i musulmani

Sono circa due milioni i cittadini indiani resi apolidi perché esclusi dall’ultimo aggiornamento del Registro nazione dei cittadini (Nrc), una lista che contiene i nomi di tutti i residenti dello Stato dell’Assam, India nordorientale, considerati cittadini «autentici».

Lo scorso 31 agosto le autorità locali hanno reso pubblica la lista aggiornata, in un clima di tensione che ha spinto le forze di polizia ad aumentare le misure di sicurezza in tutta la regione, famosa in tutto il mondo per la produzione di tè.

L’India aggiorna il registro di cittadinanza in Assam

L’aggiornamento del Registro nazionale dei cittadini, introdotto nel 1951, è iniziato nel 2015, con lo scopo implicito di identificare quelli che Delhi definisce «migranti irregolari», ossia cittadini bengalesi che hanno oltrepassato il confine illegalmente. Dalla lista sono stati esclusi 1,9 milioni di cittadini su 33 milioni di residenti dello Stato che hanno dovuto presentare domanda, provvedendo a fornire la documentazione necessaria a dimostrare che la propria famiglia o i loro antenati fossero entrati in India prima del 24 marzo 1971, ossia un giorno prima che il Bangladesh divenisse indipendente.

Il governo dello Stato dell’Assam, in una dichiarazione, ha ammesso di aver intrapreso il mastodontico esercizio di censire oltre 30 milioni di persone con lo scopo di individuare i bangladesi immigrati illegalmente in India. Ma si sospetta che la vera ragione sia la discriminazione verso la religione musulmana.

I detrattori del governo, infatti, accusano le autorità di aver architettato il progetto con lo scopo preciso di espellere i cittadini di fede islamica, che costituiscono un terzo della popolazione dell’Assam, il piccolo Stato del nordest dell’India che confina con il Bhutan e condivide con il Bangladesh due tratti di confine al sud.

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Assam, India – Foto: ঈশান জ্যোতি বৰা (via Wikimedia)

Il risentimento verso i bengalesi nello Stato del tè

Il risentimento verso gli immigrati bengalesi non è una novità in Assam e si è nutrito negli anni della rabbia dei residenti, che li accusano di avergli portato via lavoro e terre. ­­­­­­­Negli anni immediatamente successivi alla guerra d’indipendenza del Bangladesh, milioni di immigrati – sia musulmani, sia hindu – sono scappati in India (qui uno studio dettagliato sull’argomento pubblicato nel 2015 in lingua inglese).

In passato, il flusso d’immigrazione di origine bengalese nella regione ha scatenando aspre tensioni e violente campagne contro i migranti.

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I cittadini esclusi dal registro posso appellarsi alla decisione agli organi giudiziari regionali, i “tribunali degli stranieri”, entro 120 giorni dalla pubblicazione della lista, fornendo la documentazione necessaria che dimostri il loro ingresso in India prima della data stabilita.

Il governo sta allestendo oltre 200 nuovi tribunali degli stranieri, che si andranno ad aggiungere agli oltre 100 già esistenti nella regione. I richiedenti dovranno affrontare un processo lungo e costoso, impossibile da sostenere per molte famiglie assamesi.

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Foto: PIxabay

La mappa: dove si trova Assam, India

Assam: cosa sarà della popolazione esclusa dalla lista

Gli attivisti per i diritti umani temono che i residenti esclusi dall’aggiornamento possano essere detenuti o deportati e, in ogni caso, privati dei propri diritti civili. Nei giorni scorsi la commissione elettorale ha fatto sapere che gli esclusi dalla lista manterranno il diritto di voto finché il tribunale degli stranieri non si sarà pronunciato sui singoli casi. Ma i timori degli attivisti si stanno concretizzando in questi giorni di concitata attesa, di famiglie spaccate in due da una lista che deciderà del loro futuro.

Oltre mille persone sono attualmente rinchiuse nei sei centri di detenzione per migranti irregolari nello stato di Assam, mentre il governo sta accelerando la costruzione di altri dieci centri in tutto lo stato.

Ampie aree di foresta sono state disboscate per fare spazio al progetto dei centri di detenzione, alla cui costruzione stanno lavorando muratori a giornata e operai non specializzati, alcuni dei quali temono di essere rinchiusi negli stessi centri che hanno contribuito a costruire.

India: il governo Modi contro la religione musulmana

Il governo nazionalista, capeggiato dall’ultra-hinduista Narendra Modi, ha appoggiato il nuovo progetto di cittadinanza in Assam fin dalle prime ore e ha paventato la possibilità di estendere il progetto anche ad altre parti del Paese.

L’aggiornamento del Registro in Assam aderisce alla retorica anti-musulmana e pro-hindu del governo Modi, che lo scorso maggio ha stravinto le politiche con un mandato ancora più importante. Amit Shah, numero due del governo, ha definito i migranti bengalesi «termiti» e, qualche mese fa, aveva promesso di lanciare una campagna a livello nazionale per scovare gli «infiltrati».

A gennaio scorso, la camera bassa del parlamento indiano ha passato una proposta di legge che permette di fare domanda di cittadinanza indiana agli immigrati arrivati in India da Bangladesh, Pakistan e Afghanistan negli ultimi sei anni, ad esclusione di quelli di fede musulmana. Anche qui, la differenziazione dei diritti su base confessionale, sembra stare diventando la nuova normalità in India.

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Assam, India – Foto: Pxhere

«Le fratture create resteranno per molto tempo e potrebbero peggiorare se il progetto di legge sull’emendamento alla cittadinanza, che conferisce il diritto alla cittadinanza ai migranti di determinate comunità religiose (inclusi hindu e sikh, ma non i musulmani) in stallo da mesi, andasse avanti», ha scritto su Al-Jazeera Sanjoy Hazarika, esperto di questioni del Nordest indiano e presidente del Commonwealth Human Rights Initiative (Chri).

«E questo aumenterebbe i timori dei piccoli stati sulla legalizzazione di grandi popolazioni di coloni, sull’alterazione demografica e sull’acuirsi delle divisioni tra chi è considerato “locale” e chi “straniero”».

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