Molestie e violenze sul lavoro: ecco la nuova convenzione firmata Ilo
59 Paesi nel mondo su 189 non combattono le molestie sul lavoro. E così l'Organizzazione internazionale del lavoro adotta una convenzione mondiale che entrerà in vigore 12 mesi dopo la ratifica di almeno due Stati membri. Ecco in cosa consiste
Assenza di leggi coerenti che proteggano i lavoratori, in particolare quelli più soggetti a violenza e a molestie, così come una definizione un po’ troppo circoscritta di quello che si può considerare il luogo di lavoro. Sono solo alcune delle lacune che l’Ilo, Organizzazione internazionale del lavoro dell’Onu, ha rilevato nelle legislazioni esistenti dei Paesi di tutto il mondo. Dalle quali viene fuori come, a livello mondiale, non ci siano azioni comuni né disposizioni legali specifiche per contrastare le molestie sessuali sul lavoro.
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È quanto emerge, per esempio, dal rapporto Women, Business and the Law 2018 della Banca Mondiale: su 189 Paesi messi sotto la lente d’ingrandimento, 59 non danno peso a questo fenomeno né propongono soluzioni per arginarlo, limitarlo o azzerarlo una volta per tutte.
Un rapporto che copre un periodo di 10 anni e che aiuta non solo a capire qual è la situazione attuale, ma anche a verificare in che modo le leggi sono state e sono tutt’ora determinanti per portare, nel tempo, alle pari opportunità tra uomini e donne e far sì che queste ultime non si sentano spesso fragili, soggette a intimidazioni, soprusi, attacchi.
Molte leggi e regolamenti, ancora nel 2019 – secondo il rapporto – continuano a impedire alle donne di entrare nel mondo del lavoro o di avviare un’impresa. Un tipo di discriminazione così forte che può condizionare pesantemente l’inclusione dal punto di vista economico e la partecipazione delle donne alla forza lavoro.
Ci sono economie che non hanno attuato riforme in tal senso negli ultimi 10 anni, così come la percentuale di donne che lavorano è cresciuta sì, ma poco e sempre meno rispetto a quella degli uomini che lavorano.
Molestie sul lavoro: la normativa negli Usa e in Uk
Dal rapporto, per esempio, emerge che negli Stati Uniti le molestie sessuali possono condizionare in maniera negativa il percorso di carriera di una donna così come, al contrario, nel Regno Unito, una legislazione antidiscriminatoria funzionante, è associata positivamente all’occupazione femminile a alla crescita dei guadagni.
Allo stesso modo, dare le medesime opportunità di accesso al credito a donne e a uomini, negli Stati Uniti ha avuto un impatto favorevole sul fatto che le prime potessero ottenere fondi ipotecari.
Di contro, in Cina il pensionamento anticipato per le donne riduce considerevolmente il loro benessere rispetto agli uomini perché ricevono circa la metà dell’importo delle pensioni sociali.
Violenze e molestie sul lavoro: una nuova convenzione
Alla luce di tutto questo, il 21 giugno l’Organizzazione internazionale del lavoro ha adottato una convenzione, accompagnata da una raccomandazione, proprio per combattere la violenza e le molestie sul lavoro.
La Convenzione sulla violenza e le molestie 2019 è stata votata con 439 voti favorevoli, mentre la raccomandazione ne ha avuti 397. Le convenzioni sono strumenti internazionali giuridicamente vincolanti, mentre le raccomandazioni forniscono guida e orientamento.
Quanto alla convenzione, questa riconosce che la violenza e le molestie nel mondo nel lavoro costituiscono una violazione o un abuso dei diritti umani e sono una minaccia per le pari opportunità, inaccettabile e incompatibile con il lavoro dignitoso.
Molestie sul lavoro: la definizione dell’Ilo e la richiesta di leggi
Il nuovo trattato internazionale definisce «violenza e molestie» tutti quei comportamenti, pratiche o minacce «che mirano a provocare — o sono suscettibili di provocare — danni fisici, psicologici, sessuali o economici». E richiede pertanto agli Stati di adoperarsi per assicurare «tolleranza zero nel mondo del lavoro».
Ai governi che ratificano il trattato viene richiesto di adottare leggi nazionali che proibiscano la violenza sul posto di lavoro nonché misure preventive, come campagne di informazione che impongano alle aziende di avere politiche sul luogo di lavoro sulla violenza.
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Il trattato obbliga, inoltre, i governi a monitorare la questione e ad agevolare una soluzione contro il problema favorendo meccanismi di denuncia, misure di protezione dei testimoni e servizi che aiutino le vittime a fornire misure che proteggano sia queste ultime che gli informatori da ritorsioni.
Normativa anche per stagisti, apprendisti, disoccupati
La nuova norma internazionale del lavoro cerca di proteggere i lavoratori indipendentemente dal loro status contrattuale e include anche le persone che non sono considerate proprio in un rapporto di lavoro e, per questo, più deboli. Vale a dire: chi sta facendo un percorso di formazione al lavoro come tirocinio e apprendistato, ma anche chi ha visto esaurirsi il rapporto di lavoro così come i volontari e chi sta cercando un lavoro.
La convenzione riconosce che «le persone che esercitano autorità, doveri o responsabilità propri di un datore di lavoro» possono anch’esse essere soggette a violenza e molestie.
La convenzione comprende non solo la violenza e le molestie che si verificano nell’ambiente di lavoro, ma anche in altri luoghi in cui il lavoratore viene retribuito, ossia dove fa la sue pause, negli spogliatoi, quando usa servizi igienici, negli alloggi forniti dal datore di lavoro, nel tragitto casa-lavoro, durante i viaggi di lavoro. E ancora: quando partecipa a corsi di formazione, eventi o attività sociali collegate al lavoro o tutti gli altri luoghi o situazioni creati dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
E quest’ultimo aspetto è particolarmente importante perché non solo amplia il raggio di quello che normalmente è considerato come luogo di lavoro (l’ufficio, per esempio), ma considera anche tutte quelle situazioni in cui magari si è a casa e si sta lavorando, come quando si viene molestati in chat, via WhatsApp o altri contesti da capi o colleghi.
Contrasto alle molestie sul lavoro: il commento dell’Ilo
«Le nuove norme riconoscono il diritto per tutti i lavoratori e le lavoratrici ad un mondo del lavoro libero dalla violenza e dalle molestie», ha detto il direttore generale dell’Ilo, Guy Rider. «Il prossimo passo è mettere in pratica questi diritti, al fine di creare un ambiente lavorativo migliore, più sicuro e dignitoso per donne e uomini. Sono sicuro che, data la cooperazione e la solidarietà che abbiamo visto su questo tema e la richiesta pubblica per l’azione, le ratifiche e le misure saranno intraprese rapidamente».
Manuela Tomei, direttrice del dipartimento sulla Qualità del lavoro, ha dichiarato:
«Senza rispetto, non c’è dignità sul lavoro e, senza dignità, non c’è giustizia sociale. Questa è la prima volta che vengono adottatate una Convenzione e una Raccomandazione sulla violenza e le molestie nel mondo del lavoro. Ora abbiamo una definizione concordata di violenza e molestie. Sappiamo qual è la strada da seguire e le azioni da intraprendere per prevenire e contrastare il fenomeno. Speriamo che questi nuovi strumenti normativi ci portino verso il futuro del lavoro che vogliamo».
Il fenomeno #Metoo ha avuto il suo peso
Sul tema si è espressa anche Rothna Begum, ricercatrice per i diritti delle donne senior presso Human Rights Watch che ha documentato la violenza e le molestie sul lavoro da oltre 20 anni, in particolare per i lavoratori domestici, i lavoratori del settore dell’abbigliamento, i pescatori, i lavoratori agricoli e i lavoratori migranti: «I governi, i lavoratori e i datori di lavoro hanno fatto la storia adottando un trattato che definisce gli standard per porre fine alla piaga della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro».
Begum ha ricordato anche il fenomeno del #Metoo: «Le donne che, grazie a questo movimento, hanno coraggiosamente parlato dei loro abusi sul lavoro hanno avuto il loro peso in questa trattativa e le loro voci si riflettono in queste importanti nuove protezioni».
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Convenzione contro le molestie sul lavoro: i tempi
La Convenzione entrerà in vigore 12 mesi dopo la ratifica di almeno due Stati membri. La Raccomandazione, che non è giuridicamente vincolante, invece fornisce linee guida sull’applicazione della Convenzione.
La 108esima riunione della Conferenza internazionale del lavoro, che ha dato vita alla Convenzione, ha visto partecipare oltre 5.700 rappresentanti di governi, lavoratori e datori di lavoro dei 187 Stati membri dell’OIL. La Conferenza ha anche adottato una Dichiarazione del Centenario dell’OIL che promuove un futuro del lavoro incentrato sulla persona.