Venezuela: diritti ed economia in caduta libera nel Paese di Maduro
Licenziamenti, diritti violati, situazione politica allo sbando: le ultime notizie dal Venezuela dipingono una nazione instabile, senza possibilità imminenti di una soluzione condivisa in grado di rilanciare una ripresa che possa far tornare alla normalità
Solo nel primo trimestre di quest’anno in Venezuela il 96% delle imprese ha dovuto drasticamente ridurre il personale e l’attività commerciale. Il 14% ha chiuso e lo stipendio medio di un lavoratore si aggira sui 4 euro al mese, ha dichiarato qualche giorno fa Juan Pablo Olaquiaga, presidente della Confindustria venezuelana. Aggiungendo anche che nell’ultimo ventennio, «dal momento in cui è salito al potere Hugo Chavez, quattro quinti delle imprese venezuelane hanno definitivamente chiuso i battenti. Il problema è gravissimo, l’84% di chi aveva un lavoro l’ha perso». Il Fondo monetario internazionale parla di «totale collasso dell’economia e di iperinflazione del 10.000.000% prevista per il 2019».
Il bolivar, valuta ufficiale, conta ormai meno di una banconota di Monopoli, tant’è che nelle regioni confinanti con Brasile e Colombia non lo accettano più. Le frontiere sono prese d’assedio da famiglie che non hanno più neanche i soldi per le necessità primarie. Anche gli Stati Uniti, che da aprile hanno messo l’embargo su tutte le esportazioni di petrolio dal Venezuela, stanno valutando la possibilità di accogliere migranti venezuelani sotto lo stato di “protezione temporanea”.
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Per tamponare una situazione ormai ingestibile, il Banco Centrale del Venezuela ha annunciato l’entrata in circolazione di nuovi tagli di banconote da 10, 20 e 50 mila bolivares, equivalenti al cambio in dollari a 1,6, 3,2 e 7,9. Provvedimento giudicato del tutto inutile da gran parte degli economisti mondiali.
Il paese con il tasso di inflazione più alto al mondo affonda nella violenza e nella povertà assoluta, in una situazione paradossale, dove il presidente in carica, Nicolàs Maduro, non molla le redini del potere e un presidente autoproclamatosi in gennaio, riconosciuto da 54 nazioni al mondo (non dall’Italia), sconosciuto fino a un anno fa, Juan Guaidò, tenta di risollevarne le sorti.
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Oggi in Venezuela 53 omicidi ogni 100 mila abitanti
La violenza dilaga al punto che ci si ammazza per un pugno di fagioli. Si contano 53 omicidi ogni 100 mila abitanti al giorno. E a causa della crisi le famiglie non possono neanche più permettersi di comprare casse da morto, tanto che il rito della cremazione si sta diffondendo.
La nazione che ha sfornato e lanciato più Miss Mondo di qualunque altra è tra le 15 con il tasso di femminicidi più alto.
Neanche il petrolio funziona più. I migliori tecnici sono stati assoldati nei giacimenti dell’Arabia Saudita. Chi se lo può permettere cerca rifugio in Stati confinanti. Chi invece resta è stanco di scendere in piazza, costruire barricate e protestare. Negli ultimi dodici mesi, secondo stime Onu, più di 3 milioni di persone hanno abbandonato il paese.
Adiós Venezuela: la situazione dei diritti violati nel libro di Maurizio Stefanini
Adiós Venezuela è il titolo del saggio di Maurizio Stefanini, giornalista che ama definirsi «free lance nell’anima e partigiano nel cuore», da sempre appassionato di America Latina.
Stefanini ripercorre nel suo libro le tappe del Paese partendo da un’accurata analisi del “fenomeno Chavez”. Si legge nella prefazione al libro, a cura di Luciano Tirinnazzi, direttore responsabile della rivista Babilon:
«Quella che state per leggere è una storia vera, il cui finale è ancora lungi dall’essere scritto e dove tuttavia ogni pagina gronda del sangue di migliaia di innocenti, versato lungo un cammino tortuoso, verso un ideale di democrazia mai davvero inverato che ha fatto del Venezuela il luogo forse più paradossale della terra. Ricchissimo grazie al petrolio è stato trasfigurato in poche decadi da generazioni di militari collusi a una classe politica inadeguata. Costoro hanno trasformato il paese in un narcostato dominato dalla violenza, dalla corruzione e dalla povertà più assoluta, valorizzando poco o niente le risorse di cui dispongono e sperperando invece la credibilità internazionale in favore di un’ideologia ormai favolistica».
I diritti umani in Venezuela non esistono più. Si muore improvvisamente durante perquisizioni farsa, dove quelle che dovrebbero essere le forze dell’ordine agiscono come commandos, sequestrano e chiedono riscatti altissimi. Quando non ammazzano in nome di una legittima difesa senza alcuna prova.
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Maduro e Guaidó: Venezuela, Paese dei due presidenti
Saranno in molti a ricordare la folla in lacrime ai funerali di Chavez. Istrione e caristmatico, aveva fatto della statalizzazione la sua bandiera. E della stampa di moneta un hobby. Nazionalizzare, uno dei suoi motti, significava espropriare. Togliere ai ricchi per dare ai poveri.
Il 10 gennaio di quest’anno Maduro si insedia per la seconda volta come presidente. Spiega Stefanini: «Elezioni dubbie e numeri taroccati, come sempre in Venezuela». Non fa però i conti, Maduro, con l’opposizione. È il turno infatti del partito Voluntad Popular di designare il presidente dell’Assemblea Nazionale.
«Juan Guaidó era un emerito sconosciuto, ma praticamente l’unico uomo a “piede libero” in circolazione. Gli altri o erano esiliati, o arrestati. Diciamo che il partito non aveva scelta. Il suo problema, problema che ad oggi è ben visibile, è l’assoluta mancanza di strategia».
Nasce così un paese con due presidenti. Uno sostenuto dal potere militare, l’altro che diventa l’idolo di un popolo allo stremo. L’economia crolla, gli Stati Uniti mettono l’embargo sul Venezuela, pur riconoscendo Guaidó presidente. E, paradosso dei paradossi, anche il petrolio scompare come voce di introito economico.
«Tanti pensano che il Venezuela fosse supportato economicamente dagli Stati Uniti, in realtà era il contrario. Con la Citgo il Venezuela distribuiva e gestiva il commercio del petrolio negli Usa. Ora la società è andata in asta. Vuota. Il vero commercio il Venezuela oggi lo fa vendendo oro a Russia e Cina, i giacimenti di petrolio sono quasi abbandonati, la malaria miete vittime, i tecnici più abili sono stati assunti da paesi ricchi come l’Arabia Saudita».
Secondo le stime del Banco Centrale venezuelano, le esportazioni di petrolio sono passate dai 1.718 milioni di dollari del 2013 a 690 milioni nel 2018. Per quanto riguarda invece le importazioni di beni, lo scatto è stato da 44.067 milioni a 5.835, provocando «una gravissima e sin’ora mai vista scarsità di beni fondamentali». Manca la luce e i trasporti sono paralizzati.
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Donne in Venezuela: femminicidi e ruoli di potere
Società matriarcale, il Venezuela, pur vantando uno dei più alti tassi di femminicidio al mondo, detiene il record di un 44% di donne capofamiglia, vedove o semplicemente ragazze madri. Spiega Stefanini:
«L’aborto è illegale, gli alimenti per bambini introvabili, gli anticoncezionali hanno prezzi proibitivi e attualmente c’è una richiesta di sterilizzazione altissima».
Tuttavia tante donne occupano posizioni di potere. È il caso ad esempio di Maria Corina Machado Parisca, antagonista di Chavez, che la definì «la Giovanna d’Arco dell’opposizione», una delle più importanti leader delle proteste di piazza. Diventata famosa per aver interrotto un discorso torrentizio di Chavez che durava da 10 ore, ha subìto innumerevoli violenze fisiche e minacce. Senza però mai mollare il suo impegno per un ritorno del paese verso la democrazia.
La Lady Macbeth di Caracas è invece Clia Adela Gavidia Flores de Maduro, la prima donna a presiedere l’assemblea nazionale del Venezuela e ad escludere dall’emiciclo la presenza dei giornalisti. Alla morte di Chavez, la lady sposa il suo ex autista Maduro, che anziché definirla Primera Dama, preferisce darle il titolo di Primera Combattente. Nonostante i suoi nitpoti siano stati condannati per traffico internazionale di droga e sia stata sottoposta a sanzioni da Stati Uniti, Canada e Panama, continua a cavalcare la cresta dell’onda.
Figlia di un modenese è invece la Wonder Woman (Mujer maravilla) Caterina Ciarcelluti, che ama dichiarare: «In Venezuela le donne belle sono in sovrannumero. Ma non è solo un paese di donne belle, è un paese di donne forti. Io sono cresciuta come una combattente grazie anche alla spinta del mio nonno abruzzese, che ha fatto entrambe le guerre mondiali».
Secondo un sondaggio della Bbc, il personaggio più potente della nomenklatura venezuelana è Delci Eloina Rodriguez Gomez, ex ministro, durante il chavismo, dell’ufficio per la Presidenza della comunicazione e dell’informazione per gli esteri, incarico che nel sistema venezuelano ha anche la funzione di primo Ministro. Wikipedia – racconta Stefanini – la segnala come responsabile di un uso del linguaggio particolarmente aggressivo, malgrado una legge contro l’odio e per la convivenza pacifica e la tolleranza fatta approvare proprio da lei.