Be’ Jam Be: la lotta dei Penan contro la deforestazione
Be' Jam Be et cela n'aura pas de fin: ecco il documentario di Caroline Parietti e Cyprien Ponson che denuncia le speculazioni ambientali e le violazioni dei diritti delle popolazioni indigene Penan del Borneo
Si ispira alle canzoni con cui i popoli Penan raccontano la propria storia Be’ Jam Be et cela n’aura pas de fin, il documentario di Caroline Parietti e Cyprien Ponson. Canzoni tramandate attraverso generazioni, a Sarawak, nel cuore della giungla del Borneo.
Ma la giungla rischia di diventare sempre più piccola, da quando le grandi società internazionali hanno iniziato a disboscare. Come proseguirà la vita dei Penan se il loro habitat dovesse scomparire?
Parietti e Ponson dirigono un documentario che denuncia le speculazioni ambientali e le violazioni dei diritti dei popoli indigeni del Borneo. Il film è incluso nella rassegna della quarta edizione del Festival dei Diritti Umani, di cui Osservatorio Diritti è media partner.
Be’ Jam Be et cela n’aura pas de fin: il trailer del film
Chi sono i Penan, protagonisti di Be’ Jam Be
L’opera di Parietti e Ponson è un viaggio suggestivo di circa un’ora e mezza, che accompagna lo spettatore attraverso il cammino e i racconti dei cacciatori Penan, ranger forestali che pattugliano la giungla armati di fionde, lunghi bastoni di una sapienza antica nei confronti del territorio che abitano. Lungo le piste battute dagli indigeni nelle foreste del Borneo il documentario ci presenta chi si dedica a difendere questo prezioso ecosistema.
I Penan sono circa diecimila. Un tempo nomadi, la maggioranza di loro è oggi stanziata nelle foreste del Sarawak, da cui dipende in toto la loro sussistenza: diversamente da altri popoli indigeni della regione, infatti, i Penan vivono solo di caccia, pesca e raccolta. Sono i più esperti conoscitori della grandissima varietà animale e vegetale della foresta tropicale, una delle più grandi al mondo.
I Penan e la difesa della giungla
Il Sarawak, che dal 1963 fa parte della federazione malese, non riconosce i diritti territoriali dei Penan. Dal 1970 persegue, invece, una politica di favoreggiamento e incentivo dello sfruttamento della giungla da parte delle multinazionali. Le prime a interessarsi alle foreste del Borneo sono state le compagnie di legname che, nel corso degli anni Ottanta, hanno operato massicci e incontrollati disboscamenti. Alla fine del decennio sono iniziate le prime proteste degli indigeni, duramente represse dal governo, che ha insistito a estendere licenze e permessi di deforestazione alle compagnie.
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Bisognerà aspettare il 2011 perchè una sentenza storica riconosca per la prima volta il diritto dei Penan sulla loro terra, concedendo loro di citare in giudizio il governo e le compagnie in caso di sconfinamenti non autorizzati.
«Non c’è più un posto dove vivere e, anche se possiamo raccontarlo, le compagnie non ci metteranno molto ad assaltarci».
Così recita il verso di una delle canzoni più tristi intonate nel documentario: le compagnie sono, per questo popolo, il nemico. A oggi, insieme al legname, il maggior interesse delle industrie nel Sarawak è la coltivazione di palma da olio, devastante per il territorio.
A questo si aggiungono i progetti, promossi dallo stesso governo del Sarawak, per la costruzione di dighe idroelettriche che modificheranno drasticamente l’aspetto del territorio, travolgendo – letteralmente – i villaggi di molte comunità Penan. Nelle aree in cui la foresta è stata soppiantata dalla palma da olio e i corsi d’acqua devastati dalle dighe e dai rifiuti, per i Penan è ormai impossibile sopravvivere.
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Tradizioni e ambiente nel film di Parietti e Ponson
Il documentario di Parietti e Ponson mostra la relazione tra gli indigeni e la giungla, raccontata come se fosse un organismo vivente, dotata di occhi e di linguaggio. Eppure questa impenetrabile foresta mai come oggi ha bisogno di essere difesa dalla furia distruttiva delle multinazionali.
Be’ Jam Be et cela n’aura pas de fin racconta il legame indissolubile tra i Penan e il loro territorio: la canzone e il grido disperato delle popolazioni del Borneo nel tentativo ultimo di difendere le loro foreste dalla distruzione. Con Sarawak, infatti, rischia di finire non solo un ecosistema intero, ma una popolazione e i suoi costumi.
Impossibile restare indifferenti, sul finale del film, alle immagini di un uomo Penan che, seduto su una collina, osserva una ruspa spingere i tronchi abbattuti come fossero corpi senza vita. Il “funerale” di una foresta non è una scena che si vede in tutti i film.
Bravi davvero bravi …ivan siete angeli in più per salvare la terra