Festival dei diritti umani: da Milano a Roma tra “Guerre e pace”
Il Festival dei diritti umani, alla sua quarta edizione a Milano, nel 2019 farà tappa per la prima volta anche a Bologna, Firenze e Roma: ecco il programma che si snoda tra incontri rivolti agli studenti, dibattiti, mostre e tanti film. Osservatorio Diritti è media partner dell'evento
Da Milano a Roma, passando per Bologna e Firenze. È questa la principale novità del Festival dei diritti umani 2019. Che partirà dal capoluogo lombardo il 2, 3 e 4 maggio all’insegna di “Guerre e Pace”, come recita il titolo scelto per questa quarta edizione. Per proseguire poi verso l’Emilia Romagna (7 maggio), la Toscana (8 maggio) e, infine, la capitale, l’11 maggio.
Tante, come sempre, le sezioni in cui si snoderà l’evento, a cui è possibile partecipare gratuitamente. Come quella dedicata alle scuole (gli studenti si sono preparati negli ultimi mesi partecipando a incontri coordinati da Osservatorio Diritti), quella su dialoghi e dibattiti o quella sviluppata in collaborazione con l’università. E ancora: una mostra e incontri con fotogiornalisti, eventi speciali, business e diritti umani. E, naturalmente, tanti film.
Il Festival dei diritti umani è organizzato da Reset-Diritti Umani, associazione non profit nata a Milano nel 2015. Osservatorio Diritti, oltre ad aver coordinato gli incontri nelle scuole di Milano, è tra i media partner dell’evento.
Guerre e Pace: dentro il Festival dei diritti umani 2019
I temi intorno ai quali ruota questa edizione del Festival è quello delle “guerre”, al plurale; e della “pace”, al singolare. «Un quinto del mondo è in guerra. L’odio senza frontiere scatena combattimenti individuali, ma collegati tra loro in reti globali», dice il direttore Danilo De Biasio. «Proprio perché il genere umano è intriso di violenza, la quarta edizione del Festival dei diritti umani ha deciso di occuparsi di guerre e di pace».
Un programma con l’intento dichiarato di provare a «indagarne le cause e non chiudere gli occhi di fronte alle conseguenze: tensioni, squilibri, migrazioni», come recita il comunicato diffuso in occasione della presentazione. Che, non a caso, ha dedicato un’attenzione particolare a una delle più gravi crisi umanitarie in corso nel mondo: quella della guerra in Yemen.
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Nell’evento che ha lanciato il conto alla rovescia verso il Festival, Francesco Vignarca, della Rete italiana per il disarmo, ha puntato il dito anche sulle responsabilità in queste guerre del nostro paese, che continua a vendere armi anche ai paesi mediorientali. «Le armi sono il motore delle guerre, mentre le munizioni sono la benzina. Vendendo bombe che cadono anche tra i civili in Yemen, quindi, l’Italia sta fornendo la benzina necessaria alla guerra», ha detto Vignarca.
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Festival dei diritti umani: il programma di Milano
È impossibile elencare tutti gli appuntamenti proposti dal programma in calendario alla Triennale per l’edizione milanese del Festival, che resta la più nutrita delle quattro previste a maggio. Una rapida carrellata, comunque, aiuta a farsi un’idea. Tutte le mattine saranno dedicate agli incontri con gli studenti delle scuole superiori milanesi. Che saranno sia spettatori, sia protagonisti: ragazze e ragazzi di diversi istituti porteranno in scena delle versioni personalizzate degli incontri sul tema dei diritti umani realizzati in classe nei mesi scorsi. Sono previste inoltre le proiezioni di: Iraq: Dying for Mosul di Bernard Genier; A piedi nudi di Amedeo Ricucci; Nelle miniere dove nascono gli smartphone, di David Chierchini e Matteo Keffer.
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Le sezioni Talk ed Edu prevedono poi l’intervento di studiosi, testimoni, scrittori e giornalisti. Si parlerà, tra l’altro: di Siria con Lucia Goracci, Khaled Khalifa e Giorgio Vasta (giovedì 2 maggio); de “Le solite vittime delle nuove guerre”, dove interverrà anche un ex combattente dell’Ypg, Davide Grosso (venerdì 3 maggio); di “Tecnologia off-limits”, per usare la robotica per la pace, invece che per la costruzione di nuove armi (sabato 4 maggio).
Dalla collaborazione con docenti universitari sono stati programmati incontri sulle guerre per l’acqua, sul mercato delle armi e il suo controllo.
Alla Triennale sarà possibile addentrarsi nel mondo dei diritti umani anche visitando la mostra Traces of Lights, che esporrà per la prima volta in Italia alcuni scatti di Lorenzo Tugnoli (The Washington Post) e Diego Ibarra Sánchez (The New York Times). Foto che raccontano la crisi dei rifugiati che sono scappati dalla Siria in Libano.
Parecchio nutrita, come sempre, la sezione dedicata ai film. Che spazieranno da Gaza allo Yemen, dai Balcani al Daghestan. In alcuni casi si tratterà di prime visioni italiane: Bè jam be et cela n’aura pas de fin (di Caroline Parietti e Cyprien Ponson); Chris the Swiss (di Anja Kofmel); Unfractured (di Chanda Chevannes). In un caso, Child war reporters (di Khadija Al-Salami), si tratterà di una prima europea.
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Un evento speciale prevede poi la partecipazione di artisti sul palco del Teatro dell’Arte per regalre un brano in omaggio all’iniziativa pacifista di John Lennon e Yoko Ono di 50 anni fa. Un bed-in che terminerà la sera del 4 maggio con la storica canzona Give peace a chance.
L’ultima sezione, infine, è dedicata alla relazione tra affari e diritti umani. Sabato 4 maggio, in particolare, si terrà l’incontro su “Le imprese multinazionali”, a cui parteciperanno Fabrizio Petri (comitato interministeriale per i diritti umani), Eleonora Rizzuto (chief sustainability officer) e Davide Dal Maso (Avanzi).
Il Festival sbarca a Bologna e Firenze
Per una mattinata, quella di martedì 7 maggio, il Festival dei diritti umani sarà a Bologna. E il giorno seguente a Firenze. Il primo evento in programma è “La guerra in casa”, con Abdulrahman Almawwas (portavoce dei Caschi Bianchi siriani) e Stefano Iannaccone, autore di “Sotto tiro: l’Italia al tempo della corsa alle armi”. Lo stesso incontro sarà proposto nel capoluogo toscano, dove sarà presente anche Giorgio Beretta, curatore del blog Armi e dintorni su Osservatorio Diritti e analista dell’Osservatorio permanente sulle commercio delle armi leggere di Brescia (Opal).
A Bologna il programma prevede poi l’incontro “Closer: dentro il reportage”, in cui le associazioni Witness Journal e Terzo Tropico commenteranno alcuni reportage su guerra e pace. Mentre a Firenze i fotogiornalisti di Terra Project presenteranno le immagini di due progetti sui militari italiani ammalati nel corso dell’incontro “Kosovo e uranio impoverito”.
In entrambe le città, infine, il Festival chiuderà l’appuntamento con la proiezione di “Iraq: Dying for Mosul”.
Incontri per studenti, film e dibattiti anche a Roma
Nella capitale il Festival dei diritti ci starà una giornata intera. Anche qui si comincia con La guerra in casa (con Gennaro Giudetti di Medici senza frontiere), per passare poi alla proiezione di “Iraq: Dying for Mosul”. E a un incontro con i fotogiornalisti Jean-Marc Calmi e Valentina Piccininni, “War Dreams + The Figthters of Maidan”. L’incontro della sezione Edu si concluderà con l’evento “Capire la guerra giocando”.
La seconda parte della mattinata sarà occupata invece da un incontro su Il groviglio siriano.
Nel pomeriggio il Festival passerà ad occuparsi del tema “Le religioni possono curare le ferite di guerra?”, con Alberto Quattrucci, Abdellah Redouane e Alessandro Trotta.
Sul solco del programma milanese si passerà quindi a un dibattito su Business e Human Rights, seguito da “I killer robot rispettano le tre leggi di Asimov?”.
La sezione capitolina dedicata ai film, infine, proporrà “Chris the Swiss” e “Child war reporters”.