
Piano Condor: italiana denuncia Uruguay a Commissione interamericana
La ricercatrice italiana Francesca Lessa, insieme ad altre 12 persone, ha denunciato l'Uruguay alla Commissione interamericana sui Diritti Umani. Il gruppo era stato minacciato di morte nel Paese per le indagini condotte sul famigerato Piano Condor e le dittature in Sud America, ma l'Uruguay non starebbe indagando come dovrebbe
La ricercatrice italiana dell’Università di Oxford Francesca Lessa – insieme ad altre dodici persone fra attivisti, accademici e avvocati – ha denunciato l’Uruguay davanti alla Commissione Interamericana sui Diritti Umani (Cidh) per mancato accertamento delle minacce di morte ricevute nel 2017 da un commando paramilitare di estrema destra. Il gruppo che si è rivolto all’organizzazione per avere protezione si batte da tempo per denunciare le violazioni dei diritti umani commesse durante le dittature del Sudamerica nell’orbita del cosiddetto Piano Condor.
La Commissione Interamericana sui Diritti Umani è un organo autonomo dell’Organizzazione degli Stati Americani (Oas) e ha sede a Washington.
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Piano Condor: Uruguay non protegge difensori a rischio
Le vittime hanno sostenuto che i loro diritti all’integrità, alla libertà, all’uguaglianza davanti alla legge e il diritto alla tutela giudiziaria sono stati violati.«Abbiamo deciso di presentare la denuncia perché l’inchiesta che è stata aperta in Uruguay non ha concluso nulla, è praticamente ferma. Non vediamo alcuna volontà chiara da parte delle istituzioni di far avanzare il chiarimento dei fatti».
A dirlo è Lessa, che sta conducendo un progetto di tre anni per studiare proprio la responsabilità per i crimini transnazionali del Piano Condor in Sud America. «Vogliamo che la Commissione Interamericana prenda in considerazione il caso e faccia una raccomandazione specifica per risolvere il problema», ha affermato Lessa.
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È dal febbraio del 2017, quando il procuratore uruguaiano Jorge Diaz ha ricevuto una mail con le minacce di morte spedita da un server della rete Tor – un sistema che consente di navigare in internet senza essere scoperti – che lui stesso, Lessa e gli altri rivivono il periodo più buio della storia contemporanea del Sudamerica.
Cos’è l’operazione Condor
L’operazione Condor, conosciuto anche come Piano condor, è una rete che negli anni ’70 univa le dittature militari per perseguitare, catturare ed eliminare dissidenti politici. Organizzato e finanziato dalla Cia, ha coinvolto Brasile, Cile, Uruguay, Argentina, Bolivia, Perù e Paraguay. Tortura, rapimenti e uccisioni erano all’ordine del giorno.
E la mail contenente le minacce fa riferimento in modo esplicito a questo periodo. A firmarla, infatti, è il sedicente Comando Barneix, un gruppo di estrema destra che agisce nell’oscurità, formato da soldati e paramilitari legati alla dittatura uruguaiana (1973-1985). Il Comando, inoltre, riprende il nome del generale Pedro Barneix, ex capo dell’intelligence durante la dittatura che si è suicidato sparandosi un colpo alla testa nel settembre 2015 dopo essere stato condannato per l’omicidio dell’attivista di sinistra Aldo Perrin avvenuto nel 1974.
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Chi è stato minacciato e il processo Condor in Italia
Il messaggio ricevuto dal procuratore per posta elettronica era chiaro:
«Il suicidio del generale Barneix non resterà impunito. Non accetteremo più alcun suicidio a causa di processi iniqui. Per ogni suicidio, d’ora in poi, ne uccideremo tre scelti casualmente dalla lista qui sotto».
I bersagli del comando sono: gli avvocati Juan Errandonea, Oscar Lopez Goldaracena, Federico Alvarez Petraglia, Juan Fagundez, Hebe Martinez Burle e Pablo Chargoñia; il giudice francese Louis Joinet; l’attivista brasiliano Jair Kirshke; l’ex procuratore Mirtha Guianze; l’ex vice-cancelliere Belela Herrera; il procuratore Jorge Díaz; la ricercatrice italiana Francesca Lessa; il ministro della Difesa Jorge Menendez.
Oltre alla ricercatrice e al procuratore Jorge Díaz, nella lista compaiono dunque i nomi di nove uruguayani: il ministro della Difesa Jorge Menendez; la direttrice dell’Istituto per i diritti umani Mirtha Guianze; l’ex viceministro degli Esteri Maria Belela Herrera; gli avvocati Juan Errandonea, Juan Fagundez, Oscar Goldaracena, Pablo Chargoñía, Federico Alvarez Petraglia e Hebe Martinez Burlé, responsabile per aver portato di fronte alla giustizia il caso che si è concluso con la condanna del dittatore uruguayo Juan María Bordaberry a 30 anni di carcere.
Ad essere stati minacciati, infine, ci sono anche il giurista francese Louis Joinet e il presidente del Movimento di giustizia e diritti umani brasiliano, Jair Krischke, noto a livello internazionale per la sua lotta in difesa dei diritti umani e per aver aiutato a localizzare militari uruguayani e argentini processati nel loro paese e scappati in Brasile.
Krischke, Chargoñía e Guianze hanno partecipato al processo Condor svolto in Italia che ha condannato all’ergastolo otto dei 33 accusati di omicidio e sequestro di persona. Il caso è in fase d’appello e la sentenza dovrebbe essere pronunciata l’8 luglio.
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Commissione interamericana contro l’Uruguay
Lessa ricorda che due mesi dopo il ricevimento delle email, la Commissione interamericana sui Diritti Umani aveva già condannato le minacce e sollecitato l’Uruguay affinché prendesse misure di protezione ed effettuasse le indagini necessarie per trovare gli agenti materiali e intellettuali del crimine. Tuttavia, sottolinea, «nulla di ciò che è stato richiesto dalla Cidh è accaduto».
Di fronte alle risposte che non arrivavano dalla giustizia, Lessa e i suoi colleghi hanno scritto nel gennaio del 2018 una lettera al presidente dell’Uruguay, Tabaré Vázquez, in cui chiedevano che l’indagine andasse avanti. Ma la risposta del presidente non è mai arrivata.
Così al gruppo non è rimasto altro che denunciare l’Uruguay alla Commissione interamericana. Anche se sarà necessario del tempo per esaminare una denuncia, la Commissione ha già emesso un comunicato stampa in cui chiede all’Uruguay di rispettare l’integrità delle vittime e di proseguire con le indagini.
«Non è comune che loro rilascino in così breve tempo un comunicato stampa su una denuncia ricevuta. Questo sottolinea la preoccupante situazione e loro si aspettano dall’Uruguay un’indagine veloce. Siamo soddisfatti perché crediamo sia molto importante che la Cidh continui a tenere sott’occhio questo problema», dice ancora la ricercatrice italiana.