Marielle Franco, parla la sorella: «Mi ha preparata a prendere il suo posto»
A un anno dalla morte sono stati arrestati due sospetti esecutori dell'omicidio dell'attivista brasiliana Marielle Franco. Ma per Amnesty Brasil questo non basta. Mentre la sorella ricorda la sua storia con Osservatorio Diritti e commenta la politica del presidente Bolsonaro
Il 12 marzo, esattamente due giorni prima del 1° anniversario della morte di Marielle Franco, uccisa a Rio de Janeiro, in Brasile, due ex agenti della polizia militare sono stati arrestati con il sospetto di essere coinvolti nell’omicidio dell’attivista per i diritti umani. Secondo l’accusa, Ronnie Lessa, agente in pensione, sarebbe la persona che ha sparato, mentre Elcio Vieira de Queiroz avrebbe guidato l’auto da cui sono stati esplosi i colpi. «Ogni passo avanti è molto importante, ma come famiglia ci domandiamo chi e perché ha ordinato di ammazzare mia sorella». Questa la dichiarazione a caldo di Anielle Franco a Radio Cbn.
In un’intervista a Osservatorio Diritti, Anielle ha spiegato come ancora non può credere a quello che hanno fatto a Marielle.
«Non avrei mai immaginato che sarebbe successo. Siamo cresciute in mezzo alla povertà, dove le donne, normalmente, non godono del minimo rispetto. Un giorno, avevamo più o meno dieci anni, abbiamo notato un uomo che stava picchiando sua moglie. Non ci abbiamo pensato due volte e gli siamo saltate addosso per fermarlo. Ora che mi soffermo a riflettere, è stata lei che mi ha preparata ad essere dove sono, a prendere il suo posto».
Marielle Franco: Amnesty International Brasil vuole risposte
Sono passati 365 giorni da quando hanno ucciso Marielle Franco, ma, al momento, anche se sono arrestati i presunti esecutori, sui mandanti non si sa nulla. Per Jurema Werneck, direttrice generale di Amnesty International Brasil, «l’arresto di queste due persone è solo il primo step. Ci fa piacere vedere come la polizia si stia impegnando per dare un volto ai killer di Marielle, ma questo non è il punto di arrivo, bensì di partenza».
«Quello che vogliamo sapere è chi ha ordinato l’omicidio e il motivo. Anche perché ci sono ancora molte domande a cui non è stata data una risposta. Secondo alcuni giornali locali, per esempio, sia la pistola sia i proiettili con cui è stata ammazzata Marielle provengono dalla polizia. Chi li ha rubati, se sono stati rubati? Chi li ha fatti avere ai sicari? E che misure sono state prese per risolvere il caso?».
Queste sono solo alcune delle questioni rimaste in sospeso. Nel corso di dell’ultimo anno sono emerse molte negligenze rispetto all’inchiesta. Anche per questo «Amnesty continua a ritenere necessaria un’indagine indipendente», ribadisce Werneck.
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Storia di Marielle Franco: donna, femminista, nera, lesbica, di sinistra
Donna, nera, nata in una favela di Rio de Janeiro. Femminista, lesbica, di sinistra. Era la cria da Maré (la figlia di Maré, la sua favela). L’attivista per i diritti umani e delle persone Lgbt è stata uccisa in pieno centro la sera del 14 marzo 2018. Aveva 38 anni. In prima linea nel denunciare gli abusi della polizia e le esecuzioni extragiudiziali nei quartieri più poveri della città, nel 2016 era stata eletta consigliera comunale a Rio per il Psol (Partito Socialismo e Libertà).
È stata freddata con quattro colpi di pistola alla testa mentre era in auto. Era appena uscita da un dibattito alla Casa das Pretas (Casa delle donne nere), per affrontare il problema della violenza sulle donne afroamericane nelle favelas. Nell’agguato ha perso la vita anche il suo autista, Anderson Pedro Gomes, mentre la sua collaboratrice, seduta di fianco a lei, è rimasta ferita.
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Marielle Franco: l’omaggio del Carnevale di Rio de Janeiro
«Le donne nere, in Brasile, non hanno molta possibilità di esprimersi. È
quasi impossibile che raggiungano posizioni di potere, è raro che riescano a ottenere un impiego. Lei era riuscita a rompere tutti questi tabù. Chi ha ucciso Marielle ha voluto lanciare un messaggio molto chiaro: “Avete finito di parlare”», dice ancora Anielle Franco a Osservatorio Diritti.
Che prosegue: «Adesso mi chiamano per combattere in nome dei diritti delle persone di colore, specialmente quelli delle donne, ma è così difficile, perché era da lei che prendevo ispirazione. Mentre ora sono io che lo devo fare, sono io al suo posto. Sono io che devo essere una leader, o qualunque altra cosa mi considerino le persone. Sì, è complicato».
Il 5 marzo scorso Anielle Franco era sul carro dedicato alla sorella che ha vinto il Carnevale di Rio. La più famosa scuola di samba della città, la Mangueira, ha trasformato la sua parata in un omaggio corale alla politica assassinata, con uno spettacolo di canto, danza e dissenso. Nel sambodromo c’erano migliaia di bandiere verdi e rosa con stampata la sua immagine e tantissimi cartelli che rivendicavano Justiça pra Marielle (Giustizia per Marielle).
Anielle Franco: elezione Bolsonaro è stata «un voto contro la democrazia»
Per la sorella Anielle, l’elezione di Bolsonaro è per certi versi inspiegabile. O, per lo meno, quello che non riesce a capire è come mai tante persone di colore e omosessuali abbiano votato per un politico che è dichiaratamente contro i diritti di queste minoranze.
«Non so perché la maggior parte dei brasiliani abbia votato per Bolsonaro, persino molte persone di colore e omosessuali hanno scelto lui. Forse per un mix di sentimenti contrastanti. In molti erano scontenti del vecchio governo. Lo capisco, capisco anche l’insofferenza nei confronti della corruzione».
«Ma, allo stesso tempo, votare per Bolsonaro equivale a mettere un punto alla democrazia: il diritto di parola, quello di protesta, per esempio, con lui sono a rischio. Un politico che dice di essere contro le persone di colore, i gay, i poveri, gli attivisti per i diritti umani, non va bene. Perché i neri lo hanno votato? Sinceramente non ne ho la più pallida idea».
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Gli ultimi sviluppi dell’inchiesta sull’omicidio di Marielle
Prima degli sviluppi di martedì, gli ultimi aggiornamenti dell’inchiesta risalivano a gennaio, quando il giornale brasiliano O Globo aveva dato notizia dell’arresto di 13 persone appartenenti a una milizia paramilitare, Escritorio do crime (Ufficio del crimine), che controlla il quartiere Rio das Pedras, nella zona est di Rio de Janeiro. Cinque di loro, riferiva il quotidiano, risulterebbero coinvolti anche nell’omicidio di Marielle.
Marielle Franco, presente!
Qualcuno ha detto che quando è morta Marielle è nato un nuovo Brasile. L’elezione di un presidente di estrema destra, Bolsonaro, che già in campagna elettorale aveva fomentato discorsi basati sull’odio e sul razzismo, non deve distogliere l’attenzione dalla piccola rivoluzione lanciata da Franco.
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«Durante le consultazioni del 2018, quelle che hanno sancito la vittoria di Bolsonaro, sono state elette anche quattro donne di colore, che lavoravano fianco a fianco con Marielle, tutte del Psol», ricorda Anielle.
Loro sono Dani Monteiro, Monica Francisco e Renata Souza, entrate nell’assemblea legislativa dello Stato di Rio de Janeiro, a cui si aggiunge Talìria Petrone, eletta all’assemblea federale. Secondo i dati ufficiali, il numero delle donne elette nel parlamento brasiliano è cresciuto del 5% rispetto al 2014 (si è passati da 51 a 77).