Colombia: il processo di pace non ferma la guerra ai leader comunitari
Violenze e omicidi continuano a colpire leader comunitari e sindacalisti in Colombia. Dove è ormai evidente che l'accordo di pace con i guerriglieri non è servito a evitare morti tra chi appoggia la svolta. Lo denunciano Onu e associazioni
Sono passati due anni da quando l’ex presidente della Colombia, Juan Manuel Santos, ha deciso di firmare l’Accordo finale per la costruzione di una pace stabile e duratura con le Farc, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia. Da allora, diverse organizzazioni non governative, che lavorano per monitorare e tutelare i diritti umani in diverse regioni della Colombia, hanno lanciato un allarme sulla preoccupante situazione di violenze e attentati diretti principalmente contro leader sociali e comunitari.
Colombia tra processo di pace e violenza diffusa
L’ultimo grave avvertimento arriva dalla Organizzazione nazionale indigena della Colombia (Onic), che ha pubblicato un comunicato, ripreso anche dalla ong Peace Brigades International Colombia (Pbi Colombia), nel quale denuncia come in meno di un mese siano stati assassinati 15 leader comunitari.
A rendere ancor più preoccupante la situazione è stata poi la comparsa e divulgazione, dal 18 dicembre scorso, di un volantino in alcuni comuni nel nord del Cauca, regione nel sud ovest della Colombia, nel quale si offrono ricompense economiche per l’uccisione di leader delle comunità indigene o membri dei consigli comunitari. Le ricompense indicate vanno dai cinque milioni di pesos (circa 1.500 euro) per i governatori delle comunità, ai tre milioni per i comandanti e i coordinatori della Guardia Indigena, fino a due milioni per le guardie di sicurezza e un milione (quasi 300 euro) per i collaboratori. Nel messaggio, rivendicato dal gruppo che si autodefinisce Aguilas Negras, vengono inoltre indicati ed elencati i nomi di diverse autorità indigene accusate di essere responsabili del conflitto che persiste nella regione.
Sempre secondo l’Onic, la circolazione dell’opuscolo sarebbe iniziata qualche ora dopo la fine dell’audizione pubblica dei popoli indigeni, indetta in seguito all’omicidio dell’autorità Edwuin Dagua, durante la quale è stato riaffermato il controllo delle comunità sul territorio del dipartimento del Cauca come unico modo per garantire la sicurezza. Nonostante la zona sia militarizzata per ragioni di sicurezza pubblica, l’omicidio è avvenuto a soli due chilometri da un check point militare. Per questa ragione, molte delle comunità locali non si sentono sufficientemente protette dalle forze di sicurezza pubbliche e hanno rimarcato l’esigenza di provvedere in modo autonomo alla propria sicurezza.
Leggi anche: Comunità di pace: vita sotto sfratto a San José de Apartadò, Colombia
Onu: la pace tra Stato e Farc non ferma gli attacchi
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha ribadito la preoccupazione riguardo i continui attacchi contro i leader sociali e i difensori dei diritti umani in Colombia nonostante gli impegni per l’attuazione degli accordi di pace presi dal presidente Ivan Duque nei suoi primi cento giorni di mandato.
Nell’ultimo report trimestrale stilato dal Consiglio dell’Onu sulla missione di verifica in Colombia, pubblicato il 26 dicembre 2018, si riferisce infatti come nel solo settembre 2018 siano stati almeno sette gli omicidi di leader verificati, mentre 22 sono in fase di accertamento. Dalla firma degli accordi di pace ci sono poi 456 casi di omicidi sospetti segnalati, 163 dei quali già verificati dalle autorità colombiane.
Questa situazione, secondo Guterres, renderebbe ancor più necessaria una rapida attuazione del Pao, il Piano di Azione Opportuna sancito lo scorso 19 novembre. L’obiettivo è appunto quello di proteggere i diritti alla libertà, integrità e sicurezza dei difensori dei diritti umani, dei leader sociali e dei giornalisti in Colombia.
Iscriviti alla newsletter di Osservatorio Diritti
Infine, il rapporto sottolinea come, sempre nell’ultimo trimestre del 2018, si siano verificati 14 omicidi di membri del partito politico delle Farc che hanno aderito al processo di reintroduzione nel tessuto sociale colombiano.
Leggi anche: Colombia: attivisti vittime dell’accordo di pace con le Farc
Accordo di pace alle prese con paramilitari, Stato ed ex guerriglieri
Nell’attuale contesto di transizione sociale verso la pace, gli omicidi di leader sociali hanno come obiettivo quello di costringere allo spostamento intere comunità, così che i differenti gruppi armati e paramilitari possano appropriarsi dei terreni abbandonati forzatamente.
La ong Heinrich-Böll-Stiftung Colombia ha evidenziato in un report del 2018 la sistematicità delle continue minacce e violenze dirette verso 89 municipi e 24 dipartimenti della Colombia da parte di gruppi armati, il cui obiettivo ultimo sarebbe quello del controllo dei territori lasciati liberi dalle Farc e dalle relative popolazioni.
La continua sensazione di insicurezza da parte dei cittadini colombiani è così il risultato di una più ampia strategia volta a generare confusione circa gli attori sociali e politici in campo e sfiducia nei confronti dello Stato, delle istituzioni e, più in generale, dello stesso processo di pace.
Lo Stato, da parte sua, continua a sottovalutare la situazione di tensione sociale, nonostante i ripetuti allarmi, e a negarne la sistematicità, contribuendo così perlomeno ad aumentare il senso di insicurezza e vuoto istituzionale, costringendo le comunità a provvedere autonomamente alla propria sicurezza.