Cresce il debito africano: altro che “cancellazione”, la situazione precipita
Peggiora a vista d'occhio la situazione del debito pubblico degli stati africani, che rischiano di trovarsi presto in difficoltà nella restituzione dei prestiti e degli interessi sul debito. Tra le cause c'è il calo del prezzo delle materie prime e l'entrata in scena di nuovi creditori, anche commerciali. E i nuovi rapporti a livello globale, a partire dalla Cina
A dispetto della massiccia e storica campagna per la “cancellazione del debito”, gli stati africani sono sempre più indebitati. Diciotto, il doppio rispetto al 2013, rischiano di avere grosse difficoltà nel finanziare il proprio debito. Mentre otto si trovano già oggi in questa condizione: Ciad, Mozambico, Repubblica del Congo, São Tomé e Principe, Sud Sudan, Sudan, Gambia e Zimbabwe. Lo rivela il rapporto dell’Overseas Development Institute (Odi) di Londra, che ha messo sotto esame lo stato finanziario di 37 paesi africani. E questa situazione rischia di avere profonde ripercussioni sulla vita di milioni di persone. Scrivono i ricercatori:
«Un debito insostenibile pone rischi significativi all’impegno globale di porre fine alla povertà estrema», oltre a spingere i governi a investire meno in «educazione, salute e infrastrutture».
Il calo del debito pubblico degli stati africani
Ridurre le spese per il debito e liberare risorse per le politiche sociali e per investimenti nelle infrastrutture erano due degli obiettivi dei programmi di ristrutturazione del debito messi in atto nel corso degli anni ’90 e 2000. Prima è stato varato il programma per gli Hipc (Paesi poveri altamente indebitati) iniziato nel 1996, poi, a partire dal 2005, quello chiamato Mdri (Iniziativa multilaterale d’aiuto al debito), che ha ridotto considerevolmente l’indebitamento delle nazioni africane nei confronti delle istituzioni sovranazionali e degli stati riuniti nel Club di Parigi.
Se in una prima fase, anche grazie a queste misure, il debito complessivo dei paesi africani è calato, la situazione sembra essere mutata di nuovo: a partire dagli anni Dieci di questo millennio, sono tornati a crescere sia il debito sia gli interessi.
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Cause dell’impennata del debito pubblico in Africa
Secondo Abebe Aemro Selassie, direttore del dipartimento africano del Fondo monetario internazionale (Fmi), sono diverse le cause che stanno alla base del sostenuto incremento del debito nei paesi dell’Africa subsahariana, cresciuto addirittura del 20% nei soli ultimi 5 anni. Per alcune nazioni hanno influito i prezzi in calo delle materie prime, mentre per altre hanno pesato le mancate entrate fiscali che sarebbero dovute essere generate dalle infrastrutture finanziate col debito.
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Il caso del Mozambico, da questo punto di vista, è emblematico: dopo essere stato un esempio per l’economia africana per diversi anni, il paese è entrato ora in una profonda crisi debitoria, esacerbata dai prezzi in calo delle materie prime. Ad acuirla, inoltre, è stata la scoperta, nel 2016, di un ingente e non dichiarato prestito di quasi 2 miliardi di dollari che sta pesando sulle casse pubbliche. «I creditori potrebbero attendere la sua restituzione anche per dieci anni», ha dichiarato a marzo il ministro delle finanze Adriano Maleiane.
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Nuovi creditori e il ruolo della Cina nel debito dell’Africa
Il documento dell’Odi segnala come altro punto critico la percentuale del debitodelle nazioni dell’Africa subsahariana posseduta da paesi che non fanno parte del Club di Parigi, passata dal 15% del 2007 al 30% del 2016. Ed è in crescita anche la percentuale di debito posseduta da creditori commerciali.
«Una delle conseguenze è che il costo del debito ha ripreso a crescere più velocemente del debito stesso», ha scritto il Center for Global Development.
A questo si aggiunge l’ingresso di nuovi creditori, sia pubblici sia privati, che può «ritardare e complicare future ristrutturazioni del debito», continua la ricerca dell’Odi.
Anche il ruolo sempre più importante rivestito della Cina nel continente africano è da tenere monitorato. Lo scorso settembre oltre quaranta leader africani sono volati in Cina per il forum triennale sulla cooperazione sino-africana, che già si manifesta concretamente nelle tante opere finanziate da Pechino e nell’annunciato investimento di circa 60 miliardi di dollari nel prossimo triennio, rendendo ancora più stretta la relazione tra i due continenti.
«Una minaccia per la sostenibilità del debito per la larga scala dei progetti finanziati e per la mancanza di trasparenza sui termini e le condizioni», hanno scritto i ricercatori, pur riconoscendo che mancano delle chiare prove sull’impatto negativo dei prestiti cinesi. Il finanziamento su larga scala di grandi opere, su cui spesso sono stati finora investiti i capitali del gigante asiatico, potrebbe aggravare il problema dell’indebitamento, pare di capire, «qualora i progetti non dovessero generare introiti sufficienti».
Azione di debitori e creditori necessaria per andare verso la cancellazione del debito
Per contrastare l’indebitamento eccessivo di alcuni paesi africani, le sfide sono in capo sia ai debitori, sia ai creditori. I primi, in particolare, sono tenuti a rendere più efficiente e trasparente la gestione del debito. Solo grazie a una lotta decisa alla corruzione, in crescita secondo le ultime rilevazioni, i paesi subsahariani possono contare sugli effetti positivi del ciclo debito-investimento-crescita.
L’altra parte della responsabilità, come detto, è imputata ai creditori, in particolare quelli privati. Come dimostra il caso del Mozambico, dove un importante prestito da circa 2 miliardi di dollari, pari a circa il 12% del Pil, è stato concesso, mettendo in difficoltà le casse pubbliche. Secondo l’economista statunitense Joseph Hanlon, intervistato da World Finance, è prevedibile che il paese africano farà molta fatica a restituire questo debito.
Migliorare la trasparenza e la condivisione delle informazioni tra debitore e creditore è uno dei primi passi che la ricerca suggerisce per risolvere, o perlomeno tentare di contenere, la crisi debitoria di alcuni paesi africani.