Eni Nigeria, la licenza Opl 245 «priva il Paese di 6 miliardi di dollari»

Shell ed Eni, secondo un report del centro di ricerche Rdc, hanno siglato un contratto per la licenza estrattiva di petrolio Opl 245 ingiusto sul piano del regime fiscale. Un danno enorme per la Nigeria, che corrisponderebbe a un biennio di spesa pubblica per istruzione e sanità. Le due compagnie criticano la metodologia usata dal report

La presunta maxi-tangente di Shell ed Eni pagata al governo nigeriano per ottenere la licenza per esplorare il giacimento offshore Opl 245 non avrebbe solo arricchito gli alti papaveri del governo nigeriano, come finora ipotizzato nel processo contro le due multinazionali in corso a Milano.

Secondo una ricerca condotta dal Resources for Development Consulting (Rdc), la struttura fiscale data al contratto firmato per lo sfruttamento dell’Opl 245 avrebbe permesso alle due corporation del petrolio di non pagare 6 miliardi di dollari di tasse dovute allo Stato nigeriano. Per i nigeriani, la perdita equivale a due anni di spesa pubblica del governo federale in materia di sanità e istruzione.

«Aiutiamoli a casa loro» secondo Eni e Shell

«Il governo italiano sta scoraggiando i migranti nigeriani che cercano di raggiungere l’Italia sostenendo che li aiuterà in patria, ma la più grande multinazionale italiana, in parte di proprietà dello Stato, è accusata di privare il popolo nigeriano di miliardi di dollari», commenta Antonio Tricarico, responsabile del programma Finanza pubblica di Re:Common.

Questo studio è stato commissionato a Rdc proprio da Re:Common e da altre ong – Global Witness, Heda e The Corner House – le stesse che hanno depositato l’esposto che ha dato origine al procedimento giudiziario per la presunta tangente da 1,1 miliardi di dollari.

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Credits: Milieudefensie / Akintunde Akinleye (via Flickr)

Rdc ha ottenuto commenti dalle due società sull’analisi fatta. Shell ritiene che il report abbia «una metodologia difettosa che non rispetta standard qualitativi adeguati». Eni sostiene che «le affermazioni sul piano tecnico e contrattuale adottate come base del rapporto sono parziali e inaccurate, se non fuorvianti».

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Il report: la licenza Opl 245 è un danno per la Nigeria

«Le clausole fiscali che al momento regolano il Blocco 245 non seguono, secondo la nostra opinione, l’essenza di un normale sistema di produzione condivisa», scrive Rdc nella sua analisi.

Significa che Eni e Shell non avrebbero seguito le normali logiche contrattuali previste a partire dagli anni ‘90 per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi, i cosiddetti contratti di produzione condivisa (Psc). Il loro accordo, dunque, taglierebbe la principale entrata per il governo nigeriano prevista dagli accordi precedenti: l’accisa “Profit Oil”.

Rdc arriva alla proiezione della perdita di 6 miliardi in questo modo. Dando per buona la stima che ha dato Eni di una produzione di almeno 560 milioni di barili in 13 anni a prezzo costante di 70 centesimi a barile, Opl 245, con le regole del contratto firmato dalle due corporation nel 2011, frutterebbe alla Nigeria 9,8 miliardi di dollari. Con le regole del 2003, invece, il governo nigeriano avrebbe incassato 14,3 miliardi di dollari: 4,5 in più. Nel 2006, quando le regole contrattuali proposte dall’allora società proprietaria della licenza erano ancora più vantaggiose per la Nigeria, le tasse sarebbero state pari a 15,6 miliardi di dollari: una differenza, rispetto ai 9,8 miliardi, di 5,8 miliardi.

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Eni Nigeria: Opl 245, tre contratti per una concessione

La concessione della licenza di Opl 245 ad Eni e Shell è stata molto travagliata. Nel 1998 era di proprietà della Malabu Oil&Gas, società riconducibile a Dan Etete, all’epoca appena dimessosi dal ruolo di ministro del Petrolio sotto il governo del dittatore Abacha. Nel 2001 il nuovo governo revocò la licenza a Malabu per darla a Snud, una società controllata al 100% da Shell. All’epoca il contratto fu un vero Psc firmato dall’azienda anglo-olandese e dalla società di Stato nigeriana Nnpc.

Tra il 2003 e il 2006 Opl venne parzialmente esplorato e Shell trovò al suo interno due giacimenti detti Zabazaba ed Etan. Però la diatriba giudiziaria per il possesso della licenza non è ancora finita.

Nel 2006 Malabu vinse il ricorso per ottenere indietro la licenza e a quell’epoca pensò a un possibile contratto a cui aggiunse, oltre alla tassa Profit Oil, anche delle royalties. Poi la licenza di Opl 245 venne assegnata a Eni e Shell nel 2011: è allora che fu firmato l’ultimo contratto, il più povero per le casse della Nigeria.

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Foto: Milieudefensie / Marten van Dijl

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Il Psc «era superato anche secondo Shell»

Il superamento della vecchia formula dei Psc, secondo Global Witness, è confermato dagli stessi vertici di Shell. Malcom Brinded, capo della divisione Esplorazione e produzione di Shell, in una comunicazione ai suoi superiori che risale al 2010, in piena trattativa per Opl 245, afferma che il nuovo accordo che l’azienda raggiungerà «sostanzialmente supera il concetto di Psc». Eppure, pubblicamente, Shell (come del resto Eni) ha sempre presentato il contratto come un Psc.

Timori per gli incassi nazionali li esprime anche W.A. Obaje, direttore del dipartimento risorse petrolifere, in una lettera inviata il 1° aprile 2011 all’allora ministro della Giustizia Mohammed Adoke.

«In conclusione – scrive – l’Accordo di risoluzione è altamente pregiudiziale per gli interessi del governo federale». Più avanti: «Il Governo dovrebbe quindi rivalutare la proposta con uno sguardo a garantire per il Fgn (Governo federale della Nigeria, ndr) un maggiore vantaggio da ogni risoluzione della vicenda».

I risultati del report fanno chiedere alla Ong l’annullamento del contratto di assegnazione della licenza per Opl 245. Eni, Shell e il ministro Adoke hanno tuttavia ribadito che ogni passaggio per la firma del contratto è avvenuto senza alcuna irregolarità.

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