Desaparecidos Messico: dalle fosse comuni all’archivio di foto
Sulle Colinas de Santa Fe, nello Stato di Veracruz, in Messico, e dalle sue 125 fosse comuni, nasce un archivio fotografico per aiutare i familiari delle vittime dei desaparecidos a ritrovare i parenti. Mentre un documentario denuncia la latitanza del governo messicano in questa lotta per la verità
da Città del Messico
Tutto ha inizio sulle Colinas de Santa Fe, Stato di Veracruz, Messico centrale. Dove l’organizzazione indipendente Colectivo Solecito – in poco meno di quattro anni – scopre 125 fosse comuni. Tutte l’una vicino all’altra, oggi riconosciute come una delle piú grandi fosse a cielo aperto della storia latinoamericana. Un enorme buco nero in cui ad orrore si somma orrore.
Ad oggi sono 249 i corpi interi sottratti alla terra. Per il resto rimangono solo frammenti: sono stati ritrovati circa 14 mila resti ossei. E poi ci sono i vestiti, indispensabili per identificare le vittime.
Ebbene, da questo mese di ottobre le famiglie che cercano in questa zona i loro mariti, figli, sorelle desaparecidos, scomparsi, hanno a disposizione l’archivio fotografico di Veracruz e un documentario per dare speranza alle loro ricerche in uno Stato in cui sono violati costantemente i loro diritti umani.
L’archivio fotografico dei desaparecidos messicani
È stata la Comisión Nacional de Búsqueda de Personas (Commissione nazionale di ricerca di persone) a lottare per affermare la necessitá di raccogliere, catalogare e creare degli archivi fotografici di tutti i vestiti e oggetti personali ritrovati nelle fosse. La Comissione, cosí come il Colectivo Solicito, sono costituiti in maggioranza da familiari delle vittime che sono costretti a organizzarsi in maniera indipendente per obbligare le istituzioni a non abbandonare le ricerche.
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A partire da questo ottobre, dunque, madri, padri, amici delle vittime, entrano nell’archivio dei vestiti. Sara Cruz é una di loro. Dal 2013 cerca José Rodolfo López Cruz, suo figlio. Per più di tre ore, con altri familiari, Sara ha potuto consultare un catalogo fotografico con più di 265 fotografie.
«Da una maglietta ho avuto un dubbio, poteva essere di mio figlio. Poi ho visto la marca e mi sono tranquillizzata. Non era la sua. Da questa mattina, quando sono uscita di casa, ho pensato: se deve esserci un il giorno in cui lo ritrovo, che sia questo».
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Ogni volta che si scopre un’altra fossa, Sara arriva. Tra questa miriade di vestiti, scarpe, pantaloni, magliette, c’è la paura e la speranza di ritrovare suo figlio.
«Ogni volta che vedo una maglietta o un pantalone è un momento di grande tensione perché ci sono molte aspettative di trovare qualcosa che ti appartiene. Ma oggi non ho trovato nulla. Vado via con molta tristezza perché dovrò continuare a cercare».
Le famiglie degli scomparsi sono accomunate da una consapevolezza: non vogliono continuare a vivere in sospeso, in un purgatorio in cui i loro cari non sono né vivi, né morti.
Gli uffici della Comisión Ejecutiva de Atención a Víctimas hanno sempre una lista d’attesa infinita. In queste ore di attesa, Celia racconta: «Fino ad agosto ho cercato da sola mio figlio, senza nessun appoggio istituzionale. Sono andata ovunque: negli ospedali, nelle carceri, appena ascolto la notizia di qualcuno trovato morto parto per andare a vedere se è mio figlio. Poi ho incontrato il Colectivo Solicito e ho iniziato a scavare con loro». Il Colectivo scopre fosse, inizia a scavare, crea un archivio di resti umani e cerca fondi per analizzare il Dna di ognuno. Più scavano, piú trovano fosse.
Desaparecidos Messico: gli scomparsi di Veracruz in un documentario
Narrare storie in un territorio in cui scompaiono persone e prove fondamentali per reclamare e ottenere verità e giustizia si trasforma in uno stumento fondamentale di appoggio per le organizzazioni civili. Desafiando la tierra, Sfidando la terra, è il titolo del documentario di Anne Huffschmid e Jan-Holger Hennies, due ricercatori tedeschi che hanno adottato la storia di Colinas de Santa Fe e hanno iniziato a scavare – attraverso le immagini e le parole – insieme alle famiglie delle vittime.
Nel documentario, che a novembre arriverà in Europa, a Berlino, Anne e Jan raccontano e denunciano che dei 249 corpi ritrovati ne sono stati identificati solo due. Di tutti gli altri desaparecidos non si sa nulla, perché lo Stato non stanzia fondi per l’identificazione delle vittime.
Ad oggi in Messico, secondo il Registro Nacional de Datos de Personas Extraviadas o Desaparecidas, ci sono più di 36.000 persone scomparse.
Grazie x questo lavoro così delicato e importante.