La nuova politica, tutta vuoto e paranoia
Luca Traini, in piccolo, rappresenta ciò che accade nelle viscere di una comunità nazionale quando alla sua guida vengono collocate persone la cui unica risorsa sta nella capacità di alimentare il disprezzo per tutto ciò che rimanda a un qualche valore positivo
La malattia mentale è sempre stata cittadina della politica, basterebbe scorrere l’elenco dei leader protagonisti del Ventesimo secolo: i soli Hitler e Stalin sono stati responsabili di oltre cento milioni di morti. Il loro pensiero alimentava fantasiose architetture paranoiche, che prevedevano lo spostamento di tutte le responsabilità possibili e immaginabili su fantomatici nemici esterni. Una tecnica banale ma sempre efficace, la mistica del nemico minaccioso e nascosto, che dall’ombra attenta alle sicurezze, contribuisce a serrare le file, ad accrescere il consenso in modo ipertrofico, a prescindere dalle qualità di colui che grida al lupo.
Dicevamo di Hitler e di Stalin, ma non dobbiamo ritenere blasfemo l’accostamento di tali figure ai protagonisti di oggi, animati da formidabili sentimenti di rivalsa verso chi li aveva esclusi. I due capi politici dei partiti al governo appartengono a questa categoria, a pieno titolo, condividendo i tratti appena attribuiti ai due satrapi citati, innanzi tutto la modestia della loro vita prima dell’approdo in politica. Entrambi studenti falliti, bramosi di notorietà.
L’altro tratto caratteristico, il pensiero paranoico, è reperibile in ogni loro affermazione, basta aprire un giornale a caso in qualsiasi giorno dell’anno. Mentre scrivo campeggia sulle prime pagine un’affermazione del leghista: «Ci vogliono soffiare le aziende». Non si capisce bene chi. Donatella Versace, proprio in questi giorni, rivelava che la sua azienda è stata venduta ad un gruppo straniero perché nessun soggetto italiano si è fatto avanti. Ma dai vice-premier non abbiamo sentito una parola. A loro basta “alludere”. A smentire c’è tempo.
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Troppo insignificanti per confrontarsi col pensiero altrui, perché, per l’appunto, ci vuole un pensiero. Quindi, come i nazisti, trasformano i nemici in figure ridicole, così Junker diventa un ubriaco che barcolla. Il merito della questione è allegramente scavalcato. Il primo passo per l’annientamento dell’altro parte sempre dalla sua messa in ridicolo, leggere il capolavoro di Art Spiegelman, Maus, per farsi un’idea. Il metodo è lo stesso, cambiano le proporzioni delle conseguenze, che potremo misurare solo alla fine. Se sale lo spread è colpa dei commissari europei oppure dei partiti dell’opposizione, senza dimenticare i classici poteri forti o qualcuno che ci vuole guadagnare sulle nostre spalle.
Poi succede che un povero cristo come Luca Traini, a furia di esporsi a tali stimoli paranoici, cominci a sparare, rovinando la vita ad altri poveri cristi e a sé medesimo. Ora ammette di essersi reso conto, in carcere, che il colore della pelle non c’entra nulla.
«Non provo nessun odio razziale, chiedo scusa per i feriti, volevo fare giustizia contro pusher per il bombardamento di notizie sullo spaccio diffuso anche a causa dell’immigrazione: pure la mia ex fidanzata assumeva sostanze. In carcere ho maturato una nuova cognizione dei fatti».
Intanto i voti che doveva portare sono al sicuro, può anche farsi 12 anni di galera, nessuno alzerà le barricate per chiederne il rilascio. Esasperato, usato, gettato via.
Luca Traini, in piccolo, rappresenta ciò che accade nelle viscere di una comunità nazionale quando alla sua guida vengono collocate persone squilibrate, prive di cultura e di talento, la cui unica risorsa è nella capacità di alimentare il disprezzo per tutto ciò che rimanda a un qualche valore positivo, a cominciare dall’Europa, il bersaglio grosso dei paranoici. Costoro a scuola erano disattenti e dunque non sanno che prima di questo carrozzone, pure perfettibile e super burocratizzato, un giorno sì e l’altro pure, i paesi del Vecchio Continente erano un campo di battaglia, che produceva lutti, mutilazioni e, soprattutto, desolazione, della quale sembrano avere una irresistibile nostalgia.