
Marcia della pace: da Perugia ad Assisi contro la cultura della violenza
Domenica 7 ottobre 2018 si svolge la Marcia della pace Perugia-Assisi. Una manifestazione che si inserisce in un momento di profonda crisi della società italiana. Crisi politica, sociale e di relazioni. Tra i temi emergenti, a cui la marcia offre la risposta della nonviolenza, c'è la voglia di riarmo e giustizia fai-da-te
Domenica 7 ottobre 2018 si terrà la Marcia della pace Perugia-Assisi. Un appuntamento importante in un momento in cui in Italia crescono sentimenti di paura e intolleranza, impulsi xenofobi e animosità soprattutto verso immigrati, diversi, emarginati. Il Censis l’ha definito, nel suo ultimo rapporto sulla situazione sociale del Paese, «l’Italia del rancore». Anche se diversi indicatori mostrano un progressivo miglioramento della situazione economica e sociale, la mancata distribuzione della ripresa economica e il blocco della mobilità sociale creano risentimento ed astio.
Di più: cresce la paura di «scivolare verso il basso» nella scala sociale e i più giovani sperimentano il permanere della crisi nel mondo del lavoro come una sorta di bolla dalla quale è difficile, se non impossibile, uscire, almeno restando in Italia. La scena appare pervasa dall’immobilità. E tutto ciò che viene dato ad altri – ai più deboli e soprattutto agli immigrati – è percepito come deprivazione di qualcosa che ci spetterebbe come dovuto.
Dall’organizzazione della marcia un invito a «reagire»
È considerando questa situazione che i promotori della Marcia per la pace evidenziano che «molte persone stanno cedendo alla paura e all’insicurezza, alla sfiducia e alla rassegnazione, assumendo gravi atteggiamenti di chiusura, indifferenza e rabbia». Una situazione che – notano gli organizzatori – non nasce oggi, ma a cui hanno contribuito «decenni di individualismo sfrenato e di rincorsa dell’arricchimento che hanno cancellato in molti il senso della pietà e del bene comune, il valore della solidarietà e della condivisione, l’importanza dell’impegno democratico».
«Con questa marcia vogliamo dunque invitare tutti a reagire, a costruire un argine alla violenza dilagante che ci sta mettendo in serio pericolo, impedendoci di affrontare i grandi problemi, nostri e dell’umanità», ha dichiarato il portavoce del comitato promotore, Flavio Lotti.

In marcia per 24 km contro la cultura della violenza
Come evidenzia il Movimento Nonviolento, «oggi la politica fomenta l’odio, il governo incita il cittadino alla difesa armata fai-da-te. L’alternativa a questo precipizio di civiltà è il disarmo: disarmare il pensiero, disarmare le parole, disarmare le azioni. La nonviolenza è la risposta necessaria, capace di moltiplicare gli anticorpi che possono prosciugare il brodo di coltura nel quale stanno proliferando i batteri dell’ignoranza, dell’egoismo, del fascismo».
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Sono i batteri e i sentimenti che hanno condotto lo scorso febbraio il giovane simpatizzante nazifascista di Macerata, Luca Traini, a sparare una trentina di colpi contro i migranti che incrociava nel tragitto con la sua auto, ferendo undici persone di colore (leggi: Armi alla portata di tutti: le lezioni di Macerata e Stati Uniti). Colpi sparati con la sua pistola, una Glock, regolarmente detenuta con licenza “per uso sportivo”. Licenza ottenuta in 18 giorni, come ha rivelato un’indagine de la Repubblica. E c’è chi ancora sostiene che è difficile ottenere una licenza per armi in Italia.
Da Perugia ad Assisi per contrastare la voglia di armarsi
Secondo una recentissima indagine di opinione pubblicata dalla Noto Sondaggi, «il 52 per cento degli italiani intervistati è a favore della legittima difesa in tutti i casi di aggressione con la possibilità di usare armi per sparare contro il ladro o il rapinatore». Va però notato che solo il 32% degli intervistati si dice favorevole a tenere un’arma in casa, mentre il 56% è decisamente contrario.
Dati che confermano, purtroppo, quanto già reso noto da un’altra indagine, recentemente pubblicata dal Censis, secondo la quale il 39% degli italiani è favorevole all’introduzione di criteri meno rigidi per il possesso di un’arma da fuoco per la difesa personale: un dato in netto aumento rispetto al 26% rilevato nel 2015.
Questa voglia di armarsi potrebbe rappresentare un vero pericolo per la sicurezza di tutti. Come evidenzia il Censis, «il rischio che una proliferazione delle armi porti ad un aumento dei morti è reale». Numerosi fatti di cronaca – sottolinea la ricerca – «dimostrano che avere un’arma in casa rappresenta una formidabile tentazione di usarla e che molti assassini sono in possesso di regolare licenza».
«Con il cambio delle regole e un allentamento delle prescrizioni – avverte il Censis – ci dovremmo abituare ad avere tassi di omicidi volontari con l’utilizzo di armi da fuoco più alti e simili a quelli che si verificano Oltre Oceano. Le vittime da arma da fuoco potrebbero salire fino a 2.700 ogni anno, contro le 150 attuali, per un totale di 2.550 morti in più».
Marcia della pace Perugia Assisi 2018: un percorso costellato di tante ricorrenze nella storia
Quest’anno ricorrono i cento anni dalla fine della Prima guerra mondiale, il 70esimo anniversario della proclamazione della Dichiarazione universale dei diritti umani e il 50esimo dalla scomparsa di Aldo Capitini, il padre della nonviolenza in Italia.

«Diversamente dagli imprenditori dell’odio e dai rassegnati – evidenziano i promotori – noi sappiamo che sono le persone a fare la storia e che il cambiamento che sogniamo: la pace che desideriamo per noi, per i nostri cari e l’umanità intera non dipende solo dalle grandi decisioni ma anche da tutte le piccole, piccolissime, azioni fatte ogni giorno, da ciascuno, dappertutto».
Una marcia, dunque, di cui oggi più che mai si sente il bisogno. Per ripudiare la guerra e la violenza. E per recuperare, camminando insieme, i valori laici e religiosi del nostro vivere civile, la solidarietà e condivisione. I valori della nostra Costituzione.