Etiopia: Terra Rossa, viaggio-denuncia alle origini dell’uomo

Un nuovo film di Diego Capomagi racconta i soprusi subiti dalle etnie dell'Etiopia del sud. Ma anche le tradizioni, la cultura, la storia e la geografia. Un viaggio che ruota intorno alla località Key Afer, "Terra Rossa", chiamata così per il colore della sua terra ricca d'argilla. La pellicola è stata autoprodotta con il sostegno di Horizon film & Cuadro

Terra Rossa è un viaggio-denuncia di 53 minuti alla scoperta del popolo etiope. Le abitudini, la cultura, le tradizioni. Ma anche i soprusi subiti dalle etnie che popolano il sud del Paese dal regime di Addis Abeba. Lo stesso regime che proprio in questo periodo è sotto la luce dei riflettori dei media internazionali per aver raggiunto un accordo di pace storico con la vicina Eritrea.

Il centro pulsante del film è una località chiamata Key Afer. Terra Rossa, appunto. Chiamata così per il colore del suolo, ricco di argilla, con cui è stato creato il primo uomo secondo la Bibbia. Una sorta di viaggio alle origini dell’uomo.

Il regista di Terra Rossa – un documentario autoprodotto nel 2018 con il sostegno di Horizon film & Cuadro – è Diego Capomagi.

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Immagine tratta dal film “Terra Rossa”

La pellicola richiede un’attenzione costante. Accompagnata da una voce fuoricampo, utilizza inquadrature che passano dai primi piani ai particolari, dai paesaggi all’interno delle abitazioni, dove la telecamera riprende i momenti di vita quotidiana. Come quando ci si sofferma su una donna che allatta il suo bambino, o mentre è intenta a cucinare e lavare i piatti nei secchi.

Etiopia, storia di un popolo destinato a svanire

Le popolazione del sud dell’Etiopia di cui parla Terra Rossa hanno due tabù: non rubano e non si uccidono. Sono popoli che vantano una storia plurimillenaria e che adesso rischiano di rimanere solo un ricordo sbiadito dal tempo. La loro estinzione, infatti, sembra essere alle porte.

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L’Etiopia si basa su una struttura centralista, che si nasconde dietro quella del “federalismo”, creato solo per dividere e dominare le diverse etnie. Il regime controlla tutti, sfruttando anche una rete di corruzione diffusa, nepotismo e spie, come spiega il film.

È recente anche la concessione di migliaia di ettari di terreno coltivabili e anche parte dei parchi nazionali a grandi compagnie internazionali. Tra queste ci sono quelle cinesi per la coltivazione intensiva industriale, come denuncia il film, che riporta le testimonianze di alcune persone del posto.

La situazione è precipitata perché le popolazioni reagiscono e protestano sia per quanto riguarda gli espropri dei terreni, sia per l’invadenza dei nuovi dominatori, che si contraddistinguono per la loro attività frenetica che non ha nulla in comune con la cultura dei popoli tribali.

La zona in questione è la Valle dell’Omo dove si trovano molte imprese cinesi che prima erano concentrate nella capitale Addis Abeba e nelle zone del nord e dell’est del Paese proprio perché lavoravano nel settore delle infrastrutture, costruendo strade e linee telefoniche, e nelle grandi fabbriche.

Terra Rossa: trailer del film di Diego Capomagi

Territorio saccheggiato e un debito come eredità

Più di recente, invece, i cinesi hanno cominciato ad espandersi al sud e a lavorare nelle fabbriche di zucchero. Proprio nel villaggio chiamato Dehanna stanno costruendo fabbriche di lavorazione dello zucchero e strade.

La conseguenza è che queste imprese stanno distruggendo e disboscando le foreste. Secondo una guida locale, inoltre, quelli che vivono nei pressi del parco nazionale Mago hanno iniziato anche ad uccidere gli animali del posto per mangiarli. E questo sta facendo scomparire la fauna.

I costruttori sarebbero legati politicamente con l’Etiopia. In pratica, spiega il film, il popolo ha capito che la Cina ha anche altri tipi d’interessi, che vengono favoriti dai rapporti con il governo. Secondo una testimonianza di uno dei protagonisti di Terra Rossa, la situazione sta diventando pericolosa: l’Etiopia ha il potere di costruire qualsiasi diga o strada e non avrebbe bisogno di altri interventi esterni.

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Immagine tratta dal film “Terra Rossa”

Non si tratta di un problema economico, ma di un problema di fondo: il governo attuale, secondo l’uomo, vorrebbe lasciare in eredità alle generazioni successive i debiti. Ciò comporterà che le nuove generazioni dovranno lavorare per pagare i debiti accumulati. In altre parole, il regime etiope e i cinesi si sarebbero accordati entrambi non a favore del popolo etiope, ma per garantire solo i propri interessi.

La denuncia dell’atleta etiope Feyisa Lilesa

Le riprese del film sono state effettuate nell’estate del 2016. Nello stesso anno un atleta etiope, Feyisa Lilesa, vinceva l’argento nella maratona alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, in Brasile. Ebbene, in quell’occasione Lilesa ha dedicato la sua vittoria al suo popolo, spiegando che il governo stava uccidendo e reprimendo la sua gente.

Terra Rossa ha inserito la dichiarazione dell’atleta in una video-intervista girata appunto il quel periodo. Lilesa denunciava la situazione soprattutto della terra degli Oromo, ma anche degli Amhara e del popolo Gambella.

Le forze dell’ordine – racconta – hanno fatto fuoco sui manifestanti, che avevano protestato in modo pacifico per la libertà e la democrazia. Sono state uccise più di mille persone, mentre altri sono stati forzati all’esilio e sono poi morti nel deserto della Libia. Altri ancora sono morti nel Mediterraneo. E tra le vittime c’erano anche donne incinte, bambini, giovani, anziani.

Le proteste dei manifestanti non erano state determinate dalla fame, racconta Lilesa, ma dal desiderio di libertà, democrazia e giustizia.

Libertà di stampa: clima da regime ad Addis Abeba

Il documentario si occupa anche di libertà di stampa. O meglio, della sua mancanza: in Etiopia, racconta il film, non esiste. Le emittenti locali sono la Ebc1, Ebc2, Ebc3 e parlano solo nell’interesse del governo. Trascurano, per esempio, le notizie legate alla povertà.

Le radio e le televisioni etiopi, mostra il film di Capomagi, sono organi ufficiali del regime o vengono da questo controllate. La Ebc è l’unico canale audiovisivo. Tutto il resto è vietato, come, ad esempio, Esat, una Tv online che trasmette dall’Olanda.

Etiopia: tradizioni, cultura e riti della popolazione Hamer

Il film-denuncia non parla solo dei soprusi, ma anche dei riti e degli usi della popolazione. Tra cui gli Hamer, una delle tribù della Valle dell’Omo che si caratterizza per le particolari decorazioni del corpo e dei capelli.

Le donne usano acconciare i capelli con delle treccine e poi li coprono con argilla e burro che dà un particolare colore rosso. Mentre gli uomini portano una o più piume incastrate sulla testa con l’argilla.

Per passare all’età adulta, i ragazzi sono sottoposti a un rito d’iniziazione, il salto del toro. Una prova dà loro diritto a sposarsi, ad avere bestiame e figli. La prova viene svolta in uno spazio libero da capanne e recinti, vicino al villaggio, mentre le donne accompagnano il rito con dei sonagli attaccati alle gambe, ballano, camminano e saltano in un cerchio suonando anche delle trombette per richiamare gli uomini, che dovranno frustarle usando dei rami secchi. Tutto si svolge nel primo pomeriggio.

Mentre accade questo, l’iniziato si prepara: si rade la testa riposandosi e aspettando il suo momento. Prima di saltare, il giovane Hamer viene istruito dal padre che gli spiega cosa significhi diventare uomo.

A questo punto gli adulti, i cosiddetti Maza, hanno il compito di tenere fermi in fila i buoi per il salto. Così il ragazzo, completamente nudo, viene posto davanti a una schiera di tori e a un vitello. Nell’ordine, è chiamato dunque a saltare il vitello, simbolo della sua infanzia, e poi ad appoggiare il piede sul primo toro e saltare da una schiena all’altra degli animali, almeno per quattro volte avanti e indietro.

Chi è Diego Capomagi, regista di Terra Rossa

Terra Rossa è frutto di un’idea di Diego Capomagi, un fotografo e regista italiano innamorato di quest’angolo d’Africa. A vent’anni si era iscritto all’accademia di Belle Arti di Macerata insieme al suo amico coetaneo e compaesano Daniele Graciotti. Ed è qui che ha vinto qualche premio grazie ai suoi cortometraggi, tutti contraddistinti da uno stile surreale e molto personale.

Dopo altre esperienze nell’ambito documentaristico, ha realizzato diversi progetti con l’etichetta Horizon film e photo. Tra questi, il corto-documentario Della Castagna Sofferente, premiato nel 2013 al Rocca Fluvione Film Festival come miglior documentario. Nel dicembre 2016, infine, ha aperto uno studio fotografico e cinematografico con sua moglie, Roberta Maliza, per dedicarsi quindi a Terra Rossa.

Etiopia: cartina del Paese (capitale Addis Abeba)

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2 Commenti
  1. valentina dice

    Nell’articolo c’è un refuso: nella valle dell’Omo vivono gli Oromo, non “Orano”.

    Vi consiglierei inoltre di abbandonare l’uso del termine “tribù”, piuttosto obsoleto e evocativo di realtà arretrate e in qualche modo inferiori e di andare oltre la semplice descrizione folcloristica dei riti di passaggio per approfondire invece lo schema di divisione sociale in classi di età tipica di alcune società africane (l’esempio più famoso sono i Masai del Kenya).

    1. Osservatorio Diritti dice

      Grazie per il suo commento. Abbiamo corretto il refuso, che effettivamente c’era. Cordiali saluti, la Redazione

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