Bombardamenti Libia: centinaia di civili uccisi dal 2012 a oggi
Un nuovo report di AirWars sugli interventi militari aerei, pubblicato con la fondazione New America, fa luce sulle vittime dei bombardamenti sulla Libia. Ma sulle azioni condotte da americani, francesi e varie altre forze manca trasparenza. E per trovare le informazioni bisogna usare anche i social network
In Libia, tra i 244 e i 398 civili sono stati uccisi dai 2.180 bombardamenti avvenuti tra il 2012 e il giugno 2018. La responsabilità di queste vittime? Sconosciuta. Nessuno degli otto attori coinvolti nelle azioni militari aeree se l’è mai presa. Nei cieli libici sembra non esserci legge: ognuno può sparare su chi vuole, restando impunito.
È i risultato di uno studio che AirWars, osservatorio di base in Gran Bretagna che traccia le operazioni militari aeree in Libia, Siria e Iraq, ha presentato insieme alla fondazione statunitense New America.
Intervento in Libia: segreto su bombe francesi e arabi
A parte gli Stati Uniti, l’Esercito nazionale libico, e in certe occasioni l’Egitto, chi bombarda la Libia non dichiara mai nemmeno di aver portato a termine delle operazioni militari. Francia, Emirati arabi uniti e il governo di Fayez al-Serraj sostenuto dall’Onu non lo hanno mai fatto, secondo gli autori del rapporto. Questa mancanza di trasparenza rende molto più complesso tenere conto dei danni provocati dalle bombe.
Giacimento petrolífero di El Sharara – Foto di Javier Blas (via Wikimedia)
Il direttore di AirWars, Chris Wood, nella presentazione del rapporto a Washington ha dichiarato che quella in Libia è una guerra dimenticata, in cui le informazioni filtrano soprattutto dai cittadini, testimoni diretti dei bombardamenti. Il rapporto, infatti, è stato stilato analizzando in particolare social network e fonti locali sul terreno.
Come spiega Osama Mansour, ricercatore libico a cui è stato impedito dal “Travel Ban” (il divieto di entrare negli Usa per i cittadini di alcuni Paesi ritenuti nemici, ndr) di Donald Trump di raggiungere Washington per la presentazione, circa un terzo della popolazione libica possiede un account Facebook, mentre Twitter è il social preferito di politici e organismi istituzionali.
Bombardamento Libia: Haftar, uomo forte in Cirenaica
Il report sottolinea il modo in cui il generale Khalifa Haftar, a capo dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), sia diventato l’attore militarmente più importante, in Libia, dopo la caduta di Gheddafi. Sostenuto sul piano economico e militare da Russia, Egitto e dell’Arabia Saudita, Khalifa Haftar è il principale rivale del governo sostenuto dalle Nazioni unite a Tripoli.
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Haftar è l’uomo forte della Cirenaica, la regione orientale della Libia, dove, da Benghazi, ha cominciato la sua ascesa. La sua prima operazione – Operazione Dignity – aveva come scopo cacciare le milizie filo-islamiste da Benghazi. Era il 2014: lì ha cominciato a usare le bombe, fornite dai suoi alleati.
Petrolio: zona contesa dalla caduta di Gheddafi
Gli ultimi bombardamenti tracciati da AirWars riguardano la battaglia per la Mezzaluna del petrolio, regione libica a 500 chilometri da Tripoli dove si trovano i principali giacimenti petroliferi, come Ras Lanuf e Sidra.
Questa zona è contesa dalla caduta di Gheddafi, ma dal 2016 la controllano milizie dell’operazione Dignity, condotta da Haftar. Il 14 giugno, però, alcuni commando rivali, fedeli a Ibrahim Jadhran, hanno preso i porti petroliferi principali.
Jadhran ha partecipato alla rivoluzione del 2011 e si è imposto come leader di una milizia molto attiva nella zona: le Petroleum facility guards. Il Panel di esperti delle Nazioni unite li ha accusati di essere dietro al traffico di petrolio di contrabbando. Jadhran è uno dei nemici più forti di Haftar in Cirenaica, dove ha messo in piedi una sua autorità politica alternativa ad Haftar. Jadhar ha anche relazioni con il governo di Tripoli, visto che negli anni passati è stata ufficialmente assegnata alle sue milizie la gestione dei compound delle aziende petrolifere in Libia.
Lo scontro tra Haftar e Jadhran si è chiuso il 21 giugno, con la riconquista delle città portuali da parte di Haftar. Ora, però, c’è una nuova autorità petrolifera libica, alternativa a quella di Tripoli, che vuole vendere il petrolio in maniera indipendente. Su questa risorsa si concentreranno i conflitti: l’oro nero è l’unico bene che – al momento – può portare risorse economiche all’interno del Paese.
La mappa indica le aree della Libia ricche di petrolio (via Wikimedia Commons)
Bombardamenti Libia: l’intervento degli americani
Il Washington Post riporta il commento del comando americano in Africa, Africom, secondo il quale «non ci sono vittime civili accertate» provocate dai bombardamenti statunitensi. Al contrario, il report di AirWars e New America gliene attribuisce tra le 11 e le 75.
Gli Stati Uniti partecipano ai bombardamenti in Libia sin dall’inizio delle operazioni, quando nel marzo 2011 la Coalizione Nato ha cominciato a sganciare bombe nell’ottica di aiutare i ribelli anti-Gheddafi a sconfiggere il Colonnello e i suoi sostenitori. Secondo AirWars, da quel momento in avanti i bombardieri americani hanno fatto altre 526 operazioni, circa la metà di quelle attribuite ad Haftar.
AirWars è riuscita a ottenere dall’amministrazione americana anche conferma di bombardamenti fino a oggi rimasti segreti. Quattro missioni coordinate con il Governo di Tripoli che per l’esercito di Washington avevano come obiettivo combattenti affiliati all’Isis attivi nella zona di Sirte (sulla costa), il distretto di Wadi al-Shati (vicino al confine centro-meridionale Libia-Algeria) e Fuqaha (Libia centrale).
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