Bangladesh: diritti umani violati nella lotta alla droga
La lotta alla yaba, una potente droga a basso costo, solleva sospetti e critiche verso il governo di Dacca. Nelle ultime settimane Onu, Unione europea e ong come Human Rights Watch hanno denunciato arresti arbitrari ed esecuzioni extragiudiziali in Bangladesh. Ecco cosa sta succedendo
da Chiang Mai (Thailandia)
In Bangladesh dilaga la yaba, un derivato delle metanfetamine, generalmente tagliata con ciò che avanza della produzione di eroina. Causa euforia, aggressività, allucinazioni e una dipendenza psichica tre volte quella dell’ecstasy. Questa potente droga a basso costo, di cui sono schiavi tra i sette e gli otto milioni di tossicodipendenti, è largamente usata dalle fasce più povere della popolazione ed è anche, in gran parte, la causa dell’alta percentuale di criminalità del Paese.
Proprio per contrastare questo fenomeno, due mesi fa il governo di Dacca presieduto dalla premier Sheikh Hasina, leader dell’Awami League Party, ha dichiarato guerra ai trafficanti e ai consumatori di sostanze stupefacenti.
Per Dacca «sono colpevoli sia spacciatori sia fruitori»
Il Department of Narcotics Control (Dnc), in una conferenza stampa all’inizio di maggio, ha annunciato la partenza di una campagna antidroga «per proteggere le generazioni future dalla minaccia dello yaba». Intanto, radio e canali televisivi hanno iniziato a trasmettere pubblicità che invitavano ad «amare la vita».
«Abbiamo avuto successo nella campagna militare contro i miliziani dell’estremismo islamico, ora dobbiamo continuare, occupandoci dell’abuso di droghe. Tutti coloro che producono, vendono, trasportano e usano sostanze illegali sono da considerarsi ugualmente colpevoli. Di conseguenza, dovranno essere prese misure appropriate», ha detto Sheikh Hasina.
Questa dichiarazione è stata fatta durante le celebrazioni ufficiali che si sono svolte il 3 maggio scorso in occasione del 14esimo anniversario della fondazione del Rapid Action Battalion (Rab), i reparti d’élite del Bangladesh che sono operativi nelle operazioni antidroga.
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Bangladesh: tra gli abitanti si contano 12 mila arresti
Da quel giorno è iniziata una vera e propria strage. Il bilancio, per ora, parla di più di 100 persone uccise, oltre 12 mila, invece, sono state arrestate e alcune di queste sono già state processate da tribunali speciali.
Le morti sono avvenute durante raid condotti dagli agenti della Rab, formata nel 2004 appositamente per contrastare i narcotrafficanti. Asaduzzaman Khan, ministro dell’Interno, ha dichiarato recentemente che «la guerra alla droga continuerà fino a quando non avremo il completo controllo».
L’elevato numero dei morti ha spinto i critici a paragonare il giro di vite contro il traffico di sostanze stupefacenti in atto a quello compiuto nelle Filippine dal presidente Rodrigo Duterte. E ha sollevato sospetti sull’esistenza di omicidi extragiudiziali.
Onu preoccupata per diritti umani in Bangladesh
Proprio per questo, nei giorni scorsi anche le Nazioni Unite hanno preso posizione per condannare i metodi con cui il governo Bangladesh sta cercando di contenere la diffusione della droga. Nel documento firmato dall’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (Unhchr), si condannano apertamente le esecuzioni di sospetti trafficanti e spacciatori e si chiede alle autorità di Dacca di fermare immediatamente qualsiasi pratica illegale.
Rapid Action Battalion – Foto: Nahid Sultan (via Wikimedia Commons – CC BY-SA 4.0)
Zeid Ra’ad Al Hussein, numero uno dell’Unhchr, ha segnalato la propria preoccupazioneper l’uccisione di un elevato numero di individui.
«Non c’è dubbio che il traffico e la vendita di narcotici illegali porti sofferenze enormi all’intera comunità, ma esecuzioni extragiudiziali, arresti arbitrari e l’emarginazione di persone che utilizzano queste sostanze non sono la risposta».
Bisogna adottare, ha aggiunto, «una politica nazionale che sia in sintonia con gli obblighi del Paese secondo le leggi internazionali per i diritti umani e le convenzioni internazionali sugli stupefacenti».
Hrw: «Sospendere la campagna antidroga»
«Il governo del Bangladesh dovrebbe ordinare un’indagine indipendente sulle accuse di omicidi extragiudiziali durante la sua nuova guerra alla droga», ha denunciato il 6 giugno scorso Human Rights Watch.
«L’uso della droga è un problema serio in Bangladesh, ma qualsiasi campagna dovrebbe essere condotta all’interno dello stato di diritto, evitando l’uso di forza non necessaria. Fino a quando questa ondata di uccisioni non sarà investigata in modo indipendente, la campagna dovrebbe essere sospesa», ha dichiarato Brad Adams, direttore dell’organizzazione non governativa per l’Asia.
Anche l’Unione Europea, in una nota del 4 giugno, chiede che sia fatta luce e sia garantita «un’investigazione in modo adeguato per tutte le morti sospette dei presunti criminali».